Le nozze di William e Kate spostano i riflettori dal Vaticano a Londra
26 Aprile 2011
Santa Sede vs Casa dei Windsor: sarà un testa a testa storico quello che il prossimo weekend vedrà contendersi stampa, televisioni e turisti di tutto il mondo. Da quando, rispettivamente, gli sposini d’Inghilterra William e Kate hanno annunciato la data delle nozze (fissate per 29 aprile) e il Vaticano quella della beatificazione del defunto Giovanni Paolo II (fissata per il primo maggio) gli occhi dei media e dei fedeli (religiosi e del gossip) si sono catalizzati su Roma e Londra. Ma pare che ad ottenere la palma di evento del secolo sarà il matrimonio reale. Sì, perché, trent’anni dopo l’indimenticato royal wedding di Lady D., l’opinione pubblica sembra voler rivivere la favola regia e preferirla alla consacrazione di Wojtyla. La copertura delle notizie a livello globale ne rappresenta la cartina al tornasole.
Così, ai pianificatori dell’evento religioso sorgono le prime perplessità su quanti devoti si riverseranno di fatto a Piazza San Pietro la prossima domenica. A gennaio, quando il Vaticano ha fissato la data per la beatificazione, il Cardinale José Saraiva Martins, ex prefetto della Congregazione per le cause dei santi del Vaticano, stimava la presenza di più di due milioni di fedeli. Sulla base di tale previsione, la Santa Sede e i tour operator italiani hanno prenotato alberghi in tutta Roma e dintorni.
Ma la data del matrimonio reale era già stata annunciata alcuni mesi prima e, da marzo, i funzionari del Vaticano avevano iniziato, a porte chiuse, a ridimensionare le aspettative sgonfiando i numeri – con la comunicazione che la città si stava preparando all’arrivo di appena 150.000 persone e di solo una manciata di dignitari.
Più passano le ore, più il sacro evento si avvicina e meno il Vaticano mostra fiducia in una possibile crescita delle cifre. E ciò nonostante abbia tentato uno slancio tecnologico che farebbe impallidire Zuckerberg. La Santa Sede, infatti, sta facendo del suo meglio per promuovere viralmente la ricorrenza, facendo leva su un sito web, sulle pagine Facebook e Twitter e su un servizio di comunicazione digitale. A contorno della celebrazione, poi, non mancano i benefit del caso: i Musei Vaticani che rimarranno aperti fino a tarda notte nei giorni prima e dopo la cerimonia e la distribuzione, da parte di volontari, di snack per chi ha intenzione di partecipare ai tre eventi in programma: la veglia, la cerimonia di beatificazione e la messa.
Malgrado gli sforzi di marketing e le implorazioni (vedi quelle del reverendo Walter Insero, portavoce della Diocesi di Roma, che in una recente conferenza stampa ha supplicato i giornalisti di ‘diffondere il verbo’ tramite Facebook), le reti televisive non hanno intenzione di concentrare telecamere e obiettivi fotografici solo su Giovanni Paolo II. “Non ci sarà molto spazio per coprire la beatificazione, perché tutta l’attenzione sarà in Inghilterra” ha detto Sabina Castelfranco, un giornalista italiana della CBS TV.
Da parte del mondo cattolico non mancano le polemiche sull’eccessiva importanza che si sta dando al matrimonio tra Kate Middleton e il principe William: “Nel mondo di oggi, il gossip fa più notizia e raccoglie più di un pubblico”, ha tuonato Mons. Slawomir Oder, Postulatore della causa di beatificazione di Wojtyla.
Il risentimento nasce tanto più perché non è la prima volta che il Vaticano deve contendersi le attenzioni e i riflettori mediatici con i reali inglesi. Nel 2005 il mondo è rimasto inchiodato agli schermi e quattro milioni di pellegrini hanno invaso Roma per assistere ai funerali di Giovanni Paolo II. Il grido di "Santo subito" ha fatto esplodere di gioia una San Pietro stracolma di gente ponendo sulla strada della beatificazione, passo subito precedente a quello della santificazione, il papa polacco. Ma, nonostante la portata dell’evento, 24 ore dopo i riflettori dei media si erano già tutti spostati su Buckingham Palace e le chiacchieratissime nozze tra il principe Carlo e Camilla Parker Bowles. Anche in quel caso i reali avevano giocato d’anticipo, annunciando la data del loro matrimonio nel mese di novembre, 60 giorni prima il verdetto temporale pronunciato del Concilio Vaticano.
Se, come affermato dal cardinale Stanislaw Dziwisz – arcivescovo di Cracovia che fu segretario particolare di Giovanni Paolo II –, la data scelta per la beatificazione di Wojtyla è stata pensata appositamente per dare la possibilità ai polacchi di raggiungere la Capitale, adesso i funzionari vaticani devono fare i conti (che non tornano più) con la loro poco lungimirante decisione e devono accettare il fatto che il matrimonio tra una “commoner” (cioè senza una goccia di sangue blu) e il principe azzurro per eccellenza abbiano sedotto la maggior parte dell’opinione pubblica mondiale.