C’è mancato poco che non sfondasse gli argini della democrazia turca, ha riottenuto la maggioranza assoluta dei seggi e la forbice massima prevista dai sondaggi, ma per i complessi meccanismi della legge elettorale il premier Erdogan non ha stravinto: arretra da 341 a 325 seggi nelle decisive elezioni che si sono svolte in Turchia nel weekend. Durante il discorso alla nazione ha però confermato di voler procedere nelle riforme istituzionali, chiedendo aiuto all’opposizione: "la Turchia ci ha detto di fare la Costituzione attraverso il consenso e i negoziati e la faremo con gli altri partiti, creando una carta liberale e degna del nostro Paese".
L’Akp di Erdogan vince per la terza volta le elezioni politiche e conserva la presidenza della Repubblica, dopo aver decimato l’esercito con gli arresti e travolto le opposizioni con una serie di scandali a sfondo sessuale. Kemal Kilicdaroglu, il principale leader di opposizione, per adesso si limita a far sapere che i socialdemocratici del Chp seguiranno "da vicino" l’evolversi delle cose. "Combatteremo sempre". Con l’affermazione di ieri, Erdogan mira a sedere simbolicamente alla destra del padre della Turchia moderna, Ataturk, abbandonando l’Europa al suo destino e rivolgendosi al mondo arabo e musulmano per diventare un modello "democratico" dell’islam.
Le virgolette sono d’obbligo, considerando le decine di giornalisti ancora in carcere, la deriva plebiscitaria e poliziesca che ha preso lo stato turco, l’agenda islamica del premier (ieri è andato a votare con le sue donne rigorosamente coperte dal velo), e la retorica per cui l’islam turco sarebbe moderato e i generali una manica di fascisti e golpisti. Che l’opposizione e il mondo militare debbano fare i conti con molti fallimenti, una corruzione rampante e un certo spregio dei diritti umani, non c’è dubbio. Ma il cinismo di Erdogan non ha pari: l’obiettivo non è creare dei nuovi vincoli che permettano di proteggere la repubblica dagli abusi del potere, ma di rimuoverli, trasformando il Paese in un’autocrazia. Diciamo che non sarà così facile, almeno non ancora.