Tra beatificazione e 1 Maggio, Roma è stata di tutti tranne che dei romani

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Tra beatificazione e 1 Maggio, Roma è stata di tutti tranne che dei romani

01 Maggio 2011

Ci sono giorni a Roma in cui l’unica soluzione è chiudersi in casa e sperare che finisca presto. Domenica 1 maggio 2011, è una di quelle giornate. Sarà per la beatificazione di Giovanni Paolo II, sarà per il concertone, ma nella Capitale si respirava un clima da imminente fine del mondo. Proviamo a renderlo chiaro con un racconto immaginario (ma non troppo).

Mi sveglio e affacciandomi dalla finestra scorgo gli elicotteri che sorvolano la città. Guardo in basso, verso la strada, e vedo solo due sparute biciclette. Realizzo subito che c’è qualcosa che non va, poi mi viene in mente che i blocchi del traffico imposti intorno a casa hanno scoraggiato tutto il vicinato dall’utilizzo dell’auto. Sospiro, e mi preparo ad una 24 ore di passione.

Provo a scendere al bar a fare colazione, ma mi accorgo che dopo la polemica scoppiata in settimana sull’eventuale apertura degli esercizi commerciali i negozi hanno deciso per la serrata, proprio per evitare l’estenuante trattativa con turisti e fedeli di ogni nazionalità.

Vabbè, penso, provo a fare una passeggiata. Dopo i primi 50 metri di calma sento la prima volante della polizia sgommare dietro l’angolo e aspetto che passi, seguita a breve distanza da una autoambulanza. Dopo poco nuova sirena, con Vigili del Fuoco e Carabinieri al seguito. Strano, penso ancora, non aver incontrato neanche un auto blu con scorta presidenziale…Detto fatto, si materializza il macchinone in stile americano con esercito pre e post vettura. Rientro a casa scoraggiato.

Penso alla fuga in aereo ma mi ricordo che anche il traffico degli aeroporti è stato modificato per questo D-day capitolino. Persa anche questa possibilità decido di andare allo stadio, in cartello c’è Lazio-Juventus, una bella partita. Scopro però con sempre meno sorpresa che si giocherà solo il lunedì sera invece che la domenica pomeriggio, sono convinto capirete perché.

Accendo la tv: sul primo canale c’è il tg che parla della beatificazione, sul secondo un documentario sulla storia del primo maggio, sul terzo la diretta del concerto, sulla quarta e quinta emittente ci sono rispettivamente una fiction su Giovanni Paolo II e un talk show con Barbara D’Urso riguardante i cantanti sul palco a San Giovanni. Non vado oltre, sarebbe inutile, e spengo pure la tv. Pesco senza guardare il primo libro che mi capita a tiro e con orrore scopro che si tratta di un testo sulle bellezze di Roma. Lo getto dalla finestra.

Sento un lamento, mi affaccio alla finestra e ricevo il colpo finale. Il libro che ho tirato ha centrato un passante. Ma non si tratta di un passante generico, bensì di un manifestante che insieme a tanti altri ha deciso di fare un sit-in sotto casa mia per protestare contro i disagi a cui sono costretti i cittadini romani.

Alzo gli occhi al cielo e facendo appello a tutto il menefreghismo tipico di noi romani (così dicono) rifletto sul fatto che il detto Roma Caput Mundi a volte è vero. Ma io, oggi, vorrei proprio essere altrove.