Referendum, l’affluenza in Molise dimostra che il voto non è stato politico
13 Giugno 2011
Anche in Molise l’affluenza alle urne per i referendum è stata alta. Il 58,61 per cento degli aventi diritto al voto ha espresso il proprio parere sui quattro quesiti: due sull’acqua, nucleare e legittimo impedimento. Più alto il numero di votanti in provincia di Campobasso (60,62%) rispetto a quella di Isernia (53,44%). Per quanto riguarda il dato del capoluogo di regione a Campobasso è andato a votare il 62,72% degli aventi diritto, mentre a Isernia il 55,09%.
Non è solo l’onda mediatica degli ultimi giorni ad aver spinto i molisani a recarsi ai seggi. I temi di questi referendum si legano, infatti, al territorio. Il Molise è una terra ricca di acqua e le questioni legate alla gestione del servizio idrico e alla determinazione della tariffa dello stesso sevizio restano argomenti di discussione sia nel centrodestra che nel centrosinistra.
Per quanto riguarda il nucleare, invece, c’è stato un lungo dibattito nei mesi scorsi sull’opportunità di realizzare o meno centrali in Italia ma l’idea di averne una in Molise, e in particolare sulla costa adriatica, ha incontrato l’opposizione di tutte le istituzioni. Più di un Comune ha espresso ufficialmente parere negativo, così come la Provincia di Campobasso e la Regione. Il rischio sismico e di inondazioni, come il terremoto del 2001 e l’alluvione a Termoli del 2003, non hanno lasciato dubbi alle due coalizioni sulla bocciatura dello scenario nucleare e sull’argomento hanno espresso posizioni concordi. Tutto questo succedeva in tempi non sospetti, cioè prima della tragedia del Giappone. A Termoli la percentuale di voto ha raggiunto il 63,37: il dato più alto tra i centri maggiori del Molise.
Un’altra questione per cui i molisani sono contrari al nucleare è il fabbisogno energetico della Regione: l’intero territorio produce tre volte quanto consuma ed è ai primi posti in Italia in quanto ad autosufficienza. In pochi sono convinti, del resto, che i problemi energetici del Paese possano essere risolti col nucleare. In prima linea i comitati ambientalisti che, scesi in piazza lo scorso fine settimana per spingere i cittadini ad andare alle urne, hanno sostenuto la tesi del "rischio superiore al beneficio".
Un voto che, però, non può essere considerato politico. Chi si è recato alle urne in provincia di Campobasso lo ha fatto a meno di un mese di distanza dalla vittoria del centrodestra alle amministrative. Del resto, diversi esponenti del Pdl avevano lasciato piena libertà di voto agli iscritti, mentre l’assessore regionale all’Ambiente, Filoteo Di Sandro (Pdl), aveva invitato chiaramente i cittadini a bocciare il ritorno all’energia atomica: “Le consultazioni referendarie – ha dichiarato – sono da considerarsi di fondamentale importanza e hanno storicamente rappresentato, meglio di altre consultazioni elettorali, i desideri e le spinte innovative della società civile. Tutti i quesiti riguardano da vicino l’interesse dei cittadini, ma più di ogni altro, avverto l’importanza di quello concernente l’abbandono definitivo del piano energetico nucleare. Più volte ho avuto modo di manifestare il netto dissenso nei confronti di questo genere di fonte energetica, i cui rischi non bilanciano, a mio parere, i vantaggi. Invito i cittadini a recarsi alle urne per far sentire la propria voce indicando un sì per la salvaguardia dell’equilibrio ambientale, un sì per il proprio futuro, non dimenticando che proprio il nostro Molise era stato indicato come area idonea alla realizzazione di un impianto”.
Insomma, la netta vittoria del sì è inequivocabile ma inutile illudersi che questo voto possa risolvere i problemi del Molise e dell’Italia in tema di energia, acqua e di rapporti tra politica e potere giudiziario.