Le trivellazioni sulla costa lasciano molti dubbi alla Giunta regionale
16 Giugno 2011
La questione è sul tavolo ormai da diversi mesi e, in vista della stagione estiva, le polemiche si fanno man mano più aspre. L’argomento è in effetti caldo: le trivellazioni al largo della costa adriatica. O meglio, i primi passi che il ministero dell’Ambiente sta facendo per valutare – sulla base delle rassicurazioni che sono giunte dalla società che si dovrebbe occupare delle estrazioni, la irlandese Petroceltic – l’eventualità che si proceda con i lavori. Nulla di concreto, insomma. Solo parole, che sono però bastate a far sollevare un polverone.
Il governo e il ministro Stefania Prestigiacomo hanno concesso alla società di condurre studi preliminari su un’area di circa 300 km quadrati: si tratta di fasi necessarie e che non comportano necessariamente un sì alle estrazioni. Si dovranno portare avanti delle elaborazioni geologiche di linee sismiche per valutare il rischio potenziale. Al termine degli studi si potrà valutare se effettivamente il progetto potrà andare in porto.
Una cosa è certa: la tutela ambientale della zona è il principio fondamentale lungo cui si sviluppa l’azione del ministero dell’Ambiente. E va ricordato che il “no” agli interventi pericolosi è stato già detto dal governo: con il decreto 128 del 2010 si stabiliscono, infatti, tutti i criteri per evitare di mettere a rischio l’ecosistema: è previsto il divieto delle “attività di ricerca”, di “prospezione”, nonché di “coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare” all’interno del perimetro delle aree marine e costiere “a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, in virtù di leggi nazionali, regionali o in attuazione di atti e convenzioni internazionali”. E il limite entro il quale non si può toccare nulla è posto a 12 miglia marine dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette, oltre che per i soli idrocarburi liquidi nella fascia marina compresa entro cinque miglia dalle linee di base delle acque territoriali lungo l’intero perimetro costiero nazionale. Una serie di accorgimenti che dovrebbe garantire il rispetto di tutte le norme ambientali.
Ma l’aria è di rivolta. Regioni, Province e Comuni interessati sono sul piede di guerra. La Giunta del Molise ha bocciato la richiesta di Petroceltic Italia per la ricerca di petrolio e idrocarburi al largo della costa molisana con una motivazione molto chiara: “Non contiene informazioni e approfondimenti progettuali tali da poter escludere eventuali, e irreparabili, danni a un ecosistema a elevato impatto turistico”. L’assessore regionale all’Ambiente, Salvatore Muccilli, ha poi informato il ministero dell’Ambiente e ha chiesto la revoca del provvedimento di compatibilità ambientale emesso dallo stesso ministero sul progetto.
Altre mosse dall’Abruzzo, con il consigliere regionale Paolo Palomba (Idv) che ha presentato una risoluzione urgente al governatore Gianni Chiodi con cui chiede di impugnare le autorizzazioni del ministero davanti al Tribunale regionale amministrativo per farle bloccare. E un altro ricorso al Tar contro le ispezioni sismiche è stato sottoscritto dalla regione Puglia, dai comuni di Vieste, Peschici, Manfredonia, Rodi Garganico, Vico Garganico, da comune molisano di Termoli e da quello abruzzese di Vasto, unitamente alle associazioni ambientaliste Legambiente, Italia Nostra e Wwf. Si resta, quindi, in attesa di capire come il ministero vorrà muoversi. Nel frattempo – visto che si è solo nella fase “istruttoria” – sarebbe meglio evitare allarmismi.