L’arresto di Caterino, numero due dei Casalesi, infligge un duro colpo alla mafia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

L’arresto di Caterino, numero due dei Casalesi, infligge un duro colpo alla mafia

03 Maggio 2011

Da ieri mattina il nome di Mario Caterino, esponente di primo piano del clan dei casalesi nell’elenco dal 2005 dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia, è stato depennato dalla lista pubblicata dal Ministero dell’Interno. Gli agenti della squadra mobile di Caserta, diretti dal vicequestore Angelo Morabito e della sezione distaccata di Casal di Principe, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco, hanno infatti messo fine con un blitz ad una latitanza lunga sei anni. Il boss, considerato solo un gradino più in basso di Michele Zagaria,  numero uno della camorra casertana e tutt’ora ricercato dalle forze dell’ordine, viveva da tempo indisturbato nella sua città d’origine, come Francesco Schiavone e Giuseppe Setola prima di lui. Si nascondeva in Via Toscanini 13, a poche centinaia di metri dalla sezione distaccata della squadra mobile in un’ abitazione risultata di proprietà di un fiancheggiatore, Crescenzo della Corte, imbianchino incensurato di 43 anni, finito anche lui agli arresti.

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, da sempre impegnato in prima linea insieme al Governo nella lotta alle organizzazione criminali, ha salutato la cattura del numero due del clan dei casalesi come un “successo straordinario che stringe il cerchio intorno alla latitanza di Zagaria”, il super ricercato che il 21 maggio festeggerà 53 anni. Nel congratularsi con il Capo della Polizia Antonio Manganelli, Maroni ha elogiato le forze dell’ordine coinvolte e la riuscita dell’operazione come frutto del lavoro pressante della task force di investigatori e militari che lavora incessantemente, secondo il modello Caserta, per fermare l’anti-Stato e ripristinare la legalità in un territorio vessato dalla presenza dei Casalesi”.

Anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha commentato l’arresto del latitante con “grandissima soddisfazione per la brillante operazione che ha portato alla cattura del boss Mario Caterino, considerato il numero 2 del clan dei Casalesi”. Il ministro ha poi aggiunto che  la cattura di Caterino “rappresenta l’ennesimo e straordinario successo della squadra Stato nella lotta alla criminalità organizzata”. Non sono mancate da parte del Guardasigilli le congratulazioni alla magistratura partenopea e agli uomini della squadra mobile di Caserta, puntualmente al servizio dello Stato per garantire e rafforzare i principi di legalità e infondere fiducia nei cittadini”.

Caterino, nato a Casal di Principe nel 1957, e soprannominato o’botta per la sua passione per gli esplosivi, dopo l’uccisione del boss Antonio Bardellino nel 1988 aveva cominciato a scalare i vertici del clan camorristico, fino a diventare braccio destro di Francesco Schiavone detto "Sandokan", ex primula rossa dei Casalesi, condannato all’ergastolo e attualmente in carcere sotto il regime 41bis. Coinvolto nelle indagini della DDA sin dal 1993, è stato poi condannato in via definitiva al massimo della pena per associazione mafiosa, omicidio aggravato ed estorsione nell’ambito di “Spartacus”, il processo che, conclusosi nel gennaio 2010 con una sentenza della Corte di Cassazione, ha azzerato i vertici dei Casalesi.

L’arresto di ieri mattina, da considerarsi come un significativo passo avanti nel contrasto al crimine organizzato, è soltanto l’ultimo di una lunga serie di colpi inferti al clan dei Casalesi.  La lotta alla Camorra, e in particolare al clan dell’area casertana da parte delle forze dell’ordine, ha portato negli ultimi anni ad arresti importanti: tra settembre e dicembre 2008 vengono arrestati, tra gli altri, Giuseppina Nappa, moglie di Francesco Schiavone e Gianluca Bidognetti, figlio di Francesco, mentre nel 2009 le forze dell’ordine mettono fine alla latitanza di Giuseppe Setola, di Raffaele Diana, boss dei casalesi ricercato dal 2004 e inserito nell’elenco dei trenta superlatitanti, e di Franco Letizia, considerato il successore di Giuseppe Setola alla guida del clan Bidognetti. Nel 2010 sono state arrestati personalità vicine al clan Schiavone. Il 2011 ha invece visto allargare l’inchiesta sui Casalesi anche ad altre regioni d’Italia, in particolare Veneto, Lombardia, Sardegna e Puglia, dove lo scorso aprile esponenti del clan vengono arrestati con l’accusa di estorsione, usura e associazione mafiosa. I lunghi anni di indagini hanno infatti portato alla luce l’immagine di un’organizzazione ben strutturata come quella casertana, i cui interessi vanno ben al di là del mero ritorno economico: il clan opera e riesce ad infiltrarsi anche in settori come la Pubblica Amministrazione, i grandi appalti e la politica, estendendo il proprio affari camorristici non solo alla Campania, ma all’intera penisola.

L’arresto del numero due dei Casalesi segna una tappa importante, ma di certo non definitiva nella lotta alla mafia in Campania. Le indagini condotte dai pm Antonio Ardituro, Giovanni Conzo, Raffaello Falcone, Catello Maresca e Cesare Sirignano saranno ora concentrate sulla caccia al numero uno della camorra, Michele Zagaria, ma oltre all’ individuazione dei responsabili dei reati saranno concentrate anche sul sequestro di beni, che ha portato negli ultimi anni alla confisca di svariati milioni di euro al clan camorristico. Come ha precisato  Federico Cafiero de Raho, alla guida della Direzione distrettuale antimafia di Napoli con delega al coordinamento per l’area casertana, quella della confisca “è con il tempo la strategia vincente, perché attraverso la sottrazione delle ricchezze riusciamo a perseguire gli obiettivi di eliminare i proventi che l’organizzazione utilizza per reclutare di volta in volta le giovani leve”.