La strada per ridurre le tasse
06 Maggio 2011
Nei giorni scorsi è stato tutto un susseguirsi di annunci e rettifiche, ma alla fine – fatalmente – la manovra correttiva si farà, e non è escluso che tutto si compia già a giugno. Ministri e sottosegretari ora possono anche smentire, ben sapendo che la memoria di tutti è assai corta, ma in cuor loro sanno che grosso modo un mezzo punto del Pil dovrà essere diversamente disegnato per evitare problemi maggiori.
La questione vera, però, è un’altra. Questo modo ormai di procedere contando sullo stellone non funziona, dato che i conti sono strutturalmente fuori controllo e dato che il debito, in particolare, è un macigno troppo oneroso. Gli scricchiolii provenienti dalle economie più fragili del Vecchio Continente, inoltre, chiedono che l’Italia mandi segnali inequivocabili. Senza dimenticare che è indispensabile sostenere il mondo produttivo e smetterla di penalizzare chi tiene in piedi la baracca. Silvio Berlusconi ha dichiarato che in questa fase le imposte non si possono ridurre. Ha torto, perché se Giulio Tremonti buttasse a mare i propri progetti di reinvenzione dell’Iri e lanciasse invece un ambizioso piano di privatizzazioni, a quel punto il fabbisogno connesso agli interessi sul debito crollerebbe immediatamente.
Qualora il governo privatizzasse Eni, Enel, Poste Italiane, Cassa depositi e prestiti, Ferrovie dello Stato, Finmeccanica e tutto il resto, un significativo abbassamento del prelievo fiscale diverrebbe un obiettivo realistico. Per giunta, mettere in vendita queste imprese aiuterebbe l’apertura al mercato di settori fondamentali, dai trasporti all’energia, con vantaggi per le imprese e le famiglie. La manovra che si farà, perché prima o poi la si farà, è solo la normale amministrazione di un Paese in declino, che spera di ritardare il crollo. Per invertire la tendenza c’è invece bisogno di un’autentica scossa, che restituisca fiato alle aziende e attiri anche i capitali stranieri. C’è la necessità di penalizzare i boiardi di Stato e dare una mano agli imprenditori. E bisogna fare tutto questo in fretta, perché tra qualche mese potrebbe essere troppo tardi.
(tratto da L’Unione Sarda)