Le regionali si avvicinano e il Pdl va avanti con Iorio, a sinistra solo caos
28 Giugno 2011
Quando sono passate solo poche settimane dal voto per la provincia di Campobasso è già entrata nel vivo la campagna elettorale per le Regionali. L’appuntamento per il rinnovo della Giunta che governa il Molise è l’evento “clou” dell’anno politico. Sul versante centrodestra i giochi sono chiusi per quanto riguarda il candidato presidente. Sarà, ovviamente, Michele Iorio, attuale “governatorissimo”, in carica dal 2001 e leader di una coalizione – costruita attorno al Popolo delle libertà – che da anni non fallisce un appuntamento elettorale locale. Nelle prossime settimane si aprirà invece la delicata partita delle candidature alla carica di consigliere: è prevedibile un assalto da parte di consiglieri comunali e provinciali per arrivare a sedersi su uno degli ambiti scranni di Palazzo Moffa. Sarà così un vortice di balzi in avanti e dichiarazioni arrembanti da parte degli esponenti politici che si giocheranno la possibilità di entrare in posti sicuri di lista. Sul versante centrosinistra, invece, regna la più totale confusione. Ma andiamo con ordine.
Il Molise non rispecchia, in proporzione, la situazione politica nazionale. In una fase in cui il Partito democratico, sull’onda della vittoria del centrosinistra alle amministrative e dei referendum, gode di un consenso di altri tempi, tra le province di Campobasso e Isernia si continuano a perdere voti. Un’emorragia ormai certificata da ogni appuntamento elettorale a cui gli uomini del segretario locale, Danilo Leva, si sono presentati. Ma c’è di più. Il fatto che il Pd non sia, in Molise, il fulcro dell’alleanza di centrosinistra, rende la situazione di coalizione molto più instabile, più fluida e di difficile lettura. La cosa disorienta anche gli eventuali alleati, Sinistra e libertà e Italia dei Valori in primis. Riuscire così a trovare un candidato credibile, affidabile e che goda del sostegno di tutta la coalizione è oggettivamente complicato.
Ci proveranno con le Primarie. Entro il 7 luglio dovranno essere avanzate le candidature, mentre l’11 settembre si procederà con la consultazione. Per ora si fanno i nomi di forze fresche (o quasi) come Danilo Leva, Erminia Gatti, Micaela Fanelli o Massimo Romano, di personaggi più “stagionati” come l’ex presidente della provincia di Campobasso, Augusto Massa, il senatore ex Idv, Giuseppe Astore, il consigliere regionale del Pd, Michele Petraroia o di “outsider”, come il presidente della Camera di Commercio di Campobasso, Paolo di Laura Frattura. Il fatto che il nome di Di Laura Frattura – come rappresentante della società civile – sia, al momento, quello più gettonato, dà la misura dell’appeal che i partiti di centrosinistra hanno sull’elettorato molisano. Non c’è sintonia, mancano idee di ampio respiro e le scelte politiche sembrano dettate solo da interessi personali. Non se n’è accorta solo la gente: lo ha notato – forse anche da più tempo, anche se l’ha confessato da poco – persino Antonio Di Pietro.
Il leader di Idv, infatti, non ha gradito il risultato deludente del proprio partito alle ultime Provinciali di Campobasso. Ed ha attribuito gran parte delle responsabilità della sconfitta al Pd, incapace di mettere in piedi un’alternativa di governo seria. Così ci sta pensando da sé, Di Pietro, a costruire un’idea di governo da opporre all’attuale strapotere di Michele Iorio. Si è presentato in conferenza stampa, nella sezione del partito della sua Montenero di Bisaccia, e ha sparato a zero: “Non abbiamo fiducia in molta parte della classe dirigente del centrosinistra, che non appoggeremo perché non ci piacciono coloro che fanno politica per scopi personali e passando da un partito all’altro a seconda della bisogna”. Tradotto: non sono graditi i nomi circolati finora per la candidatura alla carica di presidente della Regione, quindi siamo pronti ad andare anche da soli. Tanto è vero che l’intenzione sembra essere quella di non partecipare nemmeno alle Primarie di coalizione. Un messaggio chiaro al resto del centrosinistra, un warning a una coalizione che rischia di arrivare a pezzi alle Regionali prima ancora di uscire, come sarebbe probabile, sconfitta dal voto.