La Slovacchia dice no alla Efsf e la Merkel chiede unità per l’Europa
12 Ottobre 2011
La Slovacchia mette in stand-by il salvataggio della Grecia e dell’euro dicendo no al fondo di stabilizzazione il quale per entrare in vigore ha bisogno del supporto unanime dei 17 Stati membri dell’euro zona. L’altro ieri aveva detto sì perfino la “piccola” Malta.
Ieri sera è arrivata, benchè fosse nell’aria, la doccia fredda: il Parlamento slovacco ha bocciato il rafforzamento dell’European financial stability facility’ (Efsf) , ovvero il Fondo di stabilizzazione europeo, nel contempo sfiduciando il governo guidato dal premier Iveta Radicova: dei 124 deputati presenti hanno votato contro 9 deputati, 55 hanno votato a favore, con 60 deputati astenuti.
La misura non è passata per 21 voti. Ad essersi opposti duramente alla ratifica, sono stati i deputati del Partito Libertà e Solidarietà (SAS), che in un primo momento si erano detti contrari al solo prestito nei confronti della Grecia, ma favorevoli alla creazione del fondo di stabilizzazione il quale avrebbe previsto un apporto statale da parte della Slovacchia di 4,7 miliardi di euro.
Dopo la decisione recentemente assunta di dotare lo Efsf di ulteriori risorse, la quota della Slovacchia è salita a 7,7 miliardi di euro, cosa ritenuta semplicemente inammissibile dal leader del partito SAS, Richard Sulik. Quest’ultimo è salito allora in trincea, facendo ‘notare’ come tale cifra fosse pari al 10% del Pil slovacco, e come il suo stanziamento avrebbe rischiato di far indebitare anche la Slovacchia.
Non cedendo a qualche pizzico di demagogia, Sulik ha sostenuto che la Slovacchia "è troppo povera per pagare gli errori degli altri paesi più ricchi". Per questo il leader di SAS ha chiesto che la Slovacchia fosse dispensata dall’obbligo di pagare il suo contributo all’Efsf, e che le fosse riconosciuto tanto il diritto di veto sui futuri stanziamenti al fondo quanto un disimpegno per il suo paese dal Meccanismo europeo di stabilità permanente (Esm).
Ma cosa c’è dietro a questo voto slovacco? Quali le ragioni del ‘no’? In parte esse sono di natura puramente politica e legate a giochi di potere all’interno della maggioranza slovacca, ma in parte sono anche determinate da una legittima preoccupazione riguardo alla situazione economica slovacca, in un contesto europeo pre-recessione.
Cosa succederà ora? La Germania di Angela Merkel, ha fatto sapere che l’ampliamento del fondo è importante per il salvataggio dell’euro e nella mattinata si è detta fiduciosa che in occasione del prossimo Consiglio Europeo del 23 Ottobre, "tutti i paesi avranno firmato il via libera" all’ulteriore capitalizzazione del fondo di stabilizzazione.
La premier slovacca Iveta Radicova ha promesso entro la prossima settimana una seconda mozione appoggiata stavolta anche dall’opposizione, con la quale vi sarebbero già degli accordi, in cambio forse delle dimissioni proprio del governo o di elezioni anticipate. Il centrosinistra sembra disposto ad accettare il compromesso, nonostante tutto, pur di potersi giocare le proprie carte in una nuova campagna elettorale.
L’unanimità dei paesi sarà essenziale per convalidare l’accordo raggiunto dai capi di Stato il 21 luglio scorso. Quello slovacco è l’ultimo dei 17 parlamenti nazionali chiamati a esprimersi sull’accordo raggiunto per allargare il raggio d’azione della Efsf. E abbandonare l’euro al suo destino oggi, come ha osservato anche l’Economist, potrebbe decretare il definitivo affondamento di un continente che si trova già adesso nei guai (finanziari) fino al collo.
Ecco perché ora ci si aspetta che anche il governo slovacco riesca a guardare più in la delle prossime elezioni, riaprendo la porta sbattuta in faccia al nuovo piano per salvare l’euro e la Grecia.