La luna di miele tra sindacati e governo è già finita. Tutta colpa dell’equità
11 Dicembre 2011
La luna di miele è già finita. Il faccia a faccia tanto atteso, è naufragato in un niente di fatto. Governo e sindacati si sono visti, incontrati, ascoltati, parlati, ma le posizioni restano distanti. Da un lato Monti dice che ‘i mercati ci guardano’, c’è da mantenere gli impegni presi; dall’altro Camusso, Bonanni e Angeletti, escono da Palazzo Chigi confermando lo sciopero generale di tre ore, per oggi. Con una frase rimasta agli atti: “Senza concertazione, ci sarà un percorso di guerra”.
Il premier ha messo sul tavolo i numeri della manovra, ma soprattutto il no a modifiche sostanziali, vista la contingenza del momento e le credenziali da confermare in Europa dopo il Consiglio e il nuovo patto a 26. Modifiche che, invece, i sindacati continuano a chiedere, specie sul capitolo pensioni. Insomma, Monti tiene il punto. A ben guardare, la preoccupazione maggiore per l’esecutivo è legata al problema dei tassi d’interesse relativi al debito e quello delle aste di titoli pubblici. In altri termini, l’obiettivo è ridurre gli interessi che oggi paghiamo per i soldi che chiediamo e per i titoli (Bot e Btp) che vengono messi all’asta evitando che gli interessi lievitino a dismisura.
Per questo Palazzo Chigi batte il tasto sull’emergenza economica: “I mercati ci guardano. L’Italia deve collocare i suoi titoli di stato, tentando di abbassare la spesa per gli interessi”. Su questo terreno i margini di spazio a correzioni del provvedimento che oggi sarà votato in Commissione bilancio a Montecitorio per poi approdare in Aula da martedì, saranno piuttosto ristretti. Ed è lo stesso percorso, stretto, sul quale si muovono i partiti con gli emendamenti.
Ai sindacati il premier ha sollecitato una priorità rispetto alle loro richieste, in altre parole di indicare cosa e come tra età pensionabile, tassa sulla prima casa (Imu) e indicizzazione delle pensioni. Intanto lo sciopero è confermato, con tanto di manifestazioni di protesta davanti alle prefetture e al Parlamento “per tutto il periodo della discussione sulla manovra”, assicurano Camusso, Angeletti e Bonanni. Quest’ultimo, nell’incontro a Palazzo Chigi, ha evidenziato la necessità di ridurre drasticamente la spesa che riguarda le articolazioni dello Stato e delle istituzioni locali. Se per la Camusso il premier ha dato solo un generico impegno, per Bonanni “senza concertazione sarà un percorso di guerra” e la critica maggiore dei sindacati sulla manovra riguarda proprio l’insufficiente tasso di equità.
Già, l’equità. Parola che nelle ultime settimane rimbalza dappertutto, tutti ne parlano, tutti la rivendicano, salvo poi metterla in pratica nell’unico modo possibile: nella legge che il Parlamento sta per esaminare. E’ anche per questo che il pressing delle forze politiche resta altissimo. Gli emendamenti lo ribadiranno, per quanto alla fine la manovra del governo appare destinata a poche modifiche e non certo sostanziali.
Detto questo, c’è un dato da registrare: la luna di miele tra il Professore di Varese e i sindacati è già finita. Resta da capire quanto durerà quella con i partiti che in Parlamento hanno votato la fiducia.