Care Giovanne d’Arco, reinventatevi. “Se non ora quando”?
12 Dicembre 2011
Il troppo storpia. E stavolta le inarrestabili paladine dell’iniziativa “Se non ora quando”, nata qualche mese fa con l’intento attuare la rivoluzione rosa del XXI secolo, dovrebbero auto convincersi che sia così e deporre le “armi”.
Nella giornata di ieri alcune donne si sono riunite a Roma e in una decina di altre città d’Italia per scrivere l’ennesima ‘puntata’ del loro movimento, il primo dopo la caduta di Berlusconi. Ed è stato, come c’era da immaginare, un totale fallimento. Sul palco di piazza del Popolo si sono avvicendate Lunetta Savino, Emma, Erica Mou, l’Orchestra Europa Musica, Paola Turci, Marina Rei. Ma che tristezza ad abbassare lo sguardo: la piazza era popolata tre volte meno i mercatini di Natale di piazza Navona.
Le moralizzatrici d’Italia, pronte a mettere al rogo veline siliconate e olgettine, sembrano non aver capito che la musica è cambiata e che il loro disco si è inceppato al 13 febbraio scorso, quando riempivano le piazze di tutta Italia al grido di “Berlusconi dimettiti e lascia spazio alle donne”.
Il quadro politico è cambiato. Soprattutto, il “Caimano” si è ritirato e con lui è venuta meno la natura stessa dell’iniziativa di Comencini&co. che, diciamocela tutta, aveva davvero poco a che fare con i diritti e le rivendicazioni delle donne (intesi in senso assoluto), e moltissimo, a ben vedere, con la guerra al Cav. Una battaglia ad personam, verrebbe da dire. E il benservito arriva dalle piazze clamorosamente vuote.
Care Giovanne d’Arco, rassegnatevi, la crisi non riguarda solo l’euro ma anche quel femminismo che a distanza di dieci mesi inizia a puzzare di vecchio. È ora di reinventarsi, se non ora quando?