Corsi per aspiranti eroi contro ogni violenza sociale
22 Agosto 2011
Philip Zimbardo, professore di psicologia quarant’anni fa all’Università di Stanford, fece un esperimento sui comportamenti umani destinato a passare alla storia. Per due settimane metà degli studenti avrebbe assunto il ruolo di carceriere e l’altra metà quello di detenuti. Lo scopo dell’esperimento era dimostrare che le violenze e le vessazioni possono essere il frutto del contesto in cui vivono carcerati e carcerieri, e non solo tratti della personalità. Tanto si rivelò esatto che, dopo sei giorni di esperimento, si decise di smettere e sciogliere il gruppo. Infatti gli studenti si erano talmente immedesimati nel ruolo che le vessazioni e le angherie non si fecero attendere. Per molto tempo i dati emersi da quell’esperimento hanno aiutato a capire accanimenti inspiegabili contro le vittime.
Ora, il professore si è fatto promotore di una nuova iniziativa in California e, precisamente, del progetto "Heroic Imagination". Organizza anche corsi nelle scuole per dimostrare che ognuno può diventare un eroe del bene. Proprio partendo dal suo famoso esperimento Zimbardo vuole dimostrare come sia possibile anche in un contesto cattivo e malsano, rovesciare gli accadimenti. Nel suo precedente esperimento la situazione era degenerata per un eccessivo coinvolgimento dei partecipanti che si erano talmente immedesimati nel ruolo di carnefici che, nonostante ci fossero delle regole che vietavano la violenza fisica, non risparmiarono castighi umilianti colpendo i loro compagni nei diritti fondamentali. In quel caso fu una studentessa a fare la differenza, poiché si ribellò e chiese che fosse interrotto l’esperimento.
Lo psicologo vuole dimostrare come ognuno di noi, se vuole, può sottrarsi agli stimoli negativi e ribaltare le situazioni. I corsi da lui tenuti mirano a promuovere questo genere di eroismo. Tutti possono essere degli eroi, dice il professore, e fa notare come gli eroi sono delle persone comuni che fanno cose eccezionali. Cita a tale proposito il caso di un soldato Joe Darby che trovò il coraggio di denunciare le violenze dei soldati sui detenuti nel carcere Abu Grhaib, in Iraq.
L’eroe è la persona comune che si sente responsabile di sé e degli altri. E’ la persona che non si gira dall’altra parte se vede qualcosa che non va ma che denuncia, aiuta, sottoscrive comportamenti civili e umani. Avere il coraggio di denunciare vuol dire fare la differenza. Spesso gli scandali si sollevano perché qualcuno ha denunciato situazioni intollerabili per sé o per altri. Insegnare ai ragazzi che per essere eccezionali nel comportamento basta essere presenti a se stessi, avere amor proprio e rispettare gli altri nello stesso modo in cui si rispetta se stesso, significherebbe già fare tanto.
Sarebbe importante far riflettere i ragazzi sui comportamenti che rispecchiano educazione, attenzione e responsabilità nei confronti delle persone e delle cose. Può sembrare banale, ma la loro scomparsa spesso crea l’anticamera all’aggressività e alla sciatteria che in un crescendo senza senso possono dar vita a situazioni di violenza e cattiveria gratuite.
Si possono fare lezioni prendendo spunto da fatti di cronaca, simulando situazioni per favorire nei ragazzi pensieri e comportamenti costruttivi al posto dell’indifferenza o ancor peggio della violenza. Insegnare ai ragazzi l’attenzione per gli altri sembra paradossale, dovrebbe venire da sé, ma non è più qualcosa che accade spontaneamente ma sulla quale bisogna portarli a riflettere. Questa cultura di indifferenza che dilaga non vuol dire soltanto che si bada solo a se stessi, ma piuttosto che non si bada più neanche a se stessi! Quindi ben vengano i corsi del professore che anche nel suo libro, L’effetto Lucifero. Cattivi si diventa? (ed. Cortina), spiega come sono spesso le organizzazioni sociali ad avere la responsabilità dei comportamenti violenti.