Via libera alla riforma dei Consorzi. Ma l’opposizione perde un’occasione
14 Luglio 2011
Riformare, razionalizzare, rilanciare. Un altro tassello, in questo difficile mosaico, ha trovato il suo posto. Perché la maggioranza di Centrodestra in Consiglio regionale ha dato il via libera all’attesa riforma dei Consorzi industriali. Che tradotta in cifre porterà alla riduzione dei sette attuali Consorzi in un unico soggetto, l’Azienda regionale aree produttive (Arap). Per far questo sarà però necessario un periodo di transizione, che comporterà il prolungamento del commissariamento delle sette strutture. Poi, tra diciotto mesi, lo scioglimento definitivo.
Una riforma che, al di là dei contenuti, vuole essere un segno, l’ennesimo, di un nuovo modo di intendere la politica. Di un’inversione di tendenza rispetto ai tanti e troppi carrozzoni che nel passato hanno appesantito i bilanci pubblici senza creare sviluppo. Alimentando, anzi, un sottobosco di clientelismo che oggi è unanimemente riconosciuto come il male dei male dell’Abruzzo.
Eppure questo importante passaggio non è stato il frutto di un accordo bipartisan, come ci sarebbe aspettato, perché l’opposizione ha abbandonato l’aula al momento del voto.
A motivare la scelta, l’irritazione verso un subemendamento che, a detta degli esponenti di Centrosinistra, sarebbe stato presentato all’ultimo momento e solo per prorogare le funzioni dei commissari. In realtà, questi ultimi, con contratti per altro già ampiamente scaduti e non prorogabili,secondo la legge rimarranno in carica solo per altri diciotto mesi. “E’ solo un pretesto – è stato infatti il commento del consigliere regionale Federica Chiavaroli – perché altrimenti non si sarebbero potuti appigliare a nulla per poter fare ostruzionismo. I colleghi dell’opposizione sanno benissimo che prima dello scioglimento definitivo dei Consorzi sono necessari una serie di atti, tra cui la ricognizione dei soci. Di qui l’opportunità di prolungare il commissariamento di diciotto mesi”. “Non si tratta di nuovi commissari – ha rincarato il presidente della Regione, Gianni Chiodi – ma di una proroga di quelli esistenti che sono necessari per rendere possibili i tanti adempimenti da fare. Ma entro venti giorni verrà messa a punto, con apposito disciplinare, la nuova organizzazione”. Ma a nulla sono valse le esortazioni alla ragione avanzate soprattutto dal presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, che ha insistito sull’opportunità che su una simile legge si registrasse “la maggiore convergenza possibile”. Uno dopo l’altro tutti gli esponenti dei partiti dell’opposizione, tranne l’Udc, sono sfilati via dall’aula.
A quel punto alla maggioranza, con un po’ di legittima amarezza, non è restato altro che procedere all’approvazione della legge. “Le riforma non sono mai indolori – ha ammesso il presidente della Regione, Gianni Chiodi – perché, per le scelte che ci imponiamo di compiere, c’è sempre il rischio di scontentare qualcuno e di scardinare situazioni consolidate. Ma è necessario agire in questi termini. La nostra maggioranza – ha aggiunto – sta realizzando una serie di riforme che non si erano mai registrate in Abruzzo. In due anni e mezzo abbiamo ridisegnato la Governance della Regione, della società, degli enti strumentali e messo in liquidazione quelli inutili. Stiamo disegnando una nuova versione dell’Abruzzo: l’Abruzzo 2.0. i cui benefici arriveranno nei prossimi anni”.
E tornando ancora sulla contestata scelta del prolungamento dei commissari, Chiodi insiste: “non abbiamo agito come accadeva in passato, quando si nominavano Cda ad uso e consumo della politica. I commissari da noi nominati sono quasi tutto dipendenti regionali. Un passaggio inevitabile – precisa ancora – perché bisognava capire quale era la situazione degli enti, e questo vale in generale, e come agire. Solo così è stato possibile innescare i processi di riforma”.
Insomma, l’aria è cambiata. E indietro non si torna. E vada avanti l’opposizione, non sarà certo un pretestuoso ostruzionismo a interrompere questa volontà. Del resto la contraddizione in cui è incorsa, in questa ultima occasione, è stata evidente. “Segno – conclude Chiodi – che forse loro le riforme non le vogliono realmente. Certo, dopo che sarà passato questo Governo regionale, sarà più difficile “sistemare” il personale politico, perché di quelle situazioni che in passato hanno solo alimentato le dirigenze politiche, non ci sarà più traccia”.