Laudati, Csm archivia e la Cassazione attacca
15 Dicembre 2011
Un Plenum burrascoso e diviso ma, dopo cinque ore di confronto, il Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha deciso di archiviare a maggioranza il fascicolo che era stato aperto sul procuratore di Bari, Antonio Laudati. Alla fine ha prevalso la mozione di Guido Calvi (Pd) con 16 voti a favore (quelli dei togati di Unicost, di Magistratura Indipendente e dei laici del Pdl), contro i cinque raccolti dalla relazione di minoranza del giudice Paolo Carfi (hanno votato i consiglieri di Area, in sostanza il cartello elettorale delle correnti di sinistra della magistratura, con l’eccezione di Nello Nappi che si è astenuto e del laico del Pd Glauco Giostra). Due gli astenuti, oltre a Nappi anche il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, che alla fine ha attaccato il Csm per aver avviato e concluso un procedimento, a suo dire, illegittimo. Tornado alla decisione presa a Palazzo dei Marescialli, secondo l’assemblea, quindi, non ci sarebbero riscontri alle accuse mosse dall’ex pm della Dda di Bari, Giuseppe Scelsi, al suo ex capo di aver interferito nell’inchiesta sulle escort che l’imprenditore Giampaolo Tarantini portò nelle residenze di Silvio Berlusconi e di aver affidato a un gruppo di finanzieri (la cosiddetta «aliquota») un’indagine parallela per controllare il lavoro dei magistrati baresi. Per il Csm non ci sono le condizioni per ritenere che Laudati non possa svolgere le sue funzioni di procuratore «con piena indipendenza e imparzialità».
Ma la giornata ha fatto registrare anche lo scontro tra Consiglio superiore della magistratura e i vertici della Suprema corte: secondo il pg della Cassazione, Esposito, il Csm avrebbe dovuto dichiarare sin dall’inizio la propria incompetenza, trattandosi di materia disciplinare e quindi di competenza della stessa Suprema corte. Duro il suo commento finale al termine del voto: «C’è da chiedersi se siamo in uno Stato democratico o nel medioevo del diritto». «Stiamo facendo un processo su fatti specifici che ignora il principio del contraddittorio e del diritto di difesa», ha rincarato la dose il primo presidente Ernesto Lupo. Scontro a parte, resta una delibera approvata che recita così: «Non risultano i presupposti per farsi luogo» all’avvio di una procedura di trasferimento. La delibera, però, sottolinea che degli «stessi fatti» si sta occupando il pg della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati e che questa circostanza costituisce «un sostanziale limite a ogni altro approfondimento» da parte del Csm. Se tutta l’assemblea si è trovata d’accordo sul fatto che fosse necessario archiviare, c’è stata invece una netta spaccatura sulle motivazioni. Secondo la minoranza, Laudati avrebbe interferito nelle indagini «escort», non solo. Viene ipotizzato «un improprio rapporto» con i legali di Tarantini e l’utilizzo improprio dell’aliquota della finanza. Di parere opposto la maggioranza. Il Plenum si è spaccato anche nel giudicare la riunione informale che Laudati, nel 2009, da poco nominato procuratore di Bari ma prima ancora di insediarsi nel nuovo ufficio, avrebbe convocato con ufficiali della guardia di finanza e nella quale, secondo Scelsi, chiese un «congelamento» dell’inchiesta sulle escort.
(tratto da Il Corriere del Mezzogiorno)