“Il Pdl deve darsi un’ispirazione cristiana più evidente, oltre la politica del fare”

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“Il Pdl deve darsi un’ispirazione cristiana più evidente, oltre la politica del fare”

“Il Pdl deve darsi un’ispirazione cristiana più evidente, oltre la politica del fare”

19 Ottobre 2011

Il Pdl deve darsi "una più evidente ispirazione cristiana" perché in politica "un certo pragmatismo è inevitabile ma occorre tenerlo a freno e circoscriverlo. Non tutto può essere piegato ai calcoli politici, occorre una base valoriale ferma, se no rischiamo di scadere nel relativismo". Muove da qui l’analisi di Gaetano Quagliariello sull’impegno comune di cattolici e laici in politica. Analisi che si allarga alle proposte lanciate dal Forum delle associazioni cattoliche. 

Presidente Quagliariello, sembra che le associazioni cattoliche giudichino «inadeguato» il governo Berlusconi…

"No, guardi, si è trattato chiaramente di uno scivolone. Tant’è che il portavoce del Forum, Natale Forlani, ha smentito ogni contrarietà al governo".

Cosa crede che vogliano?

"Vogliono che nasca un contenitore pre-politico che selezioni energie, idee ed anche personale da offrire alla politica. Il tutto nel quadro di quel bipolarismo che secondo il cardinal Ruini va perfezionato ma non superato".

Dunque…

"Dunque, mi sembrano richieste utili e condivisibili".

Lo è anche il fatto che chi voleva dar vita a un partito cattolico sembra finito in minoranza.

"Sì, l’unità politica dei cattolici risale ai tempi in cui il mondo era diviso in due, in Italia c’era il più forte partito comunista d’Occidente con un partito socialista succube e un liberalismo prevalentemente ateo di marca francese. Tutto questo non c’è più".

Nessuna nostalgia?

"Nessuna, ed è un bene per tutti. Da quando la Chiesa ha perso il suo braccio secolare e dal pulpito si è rivolta a tutti, credenti e non si sono uniti attorno ai principi e ai valori cattolici".

Il Pdl è in grado di soddisfare le richieste del Vaticano?

"Sicuramente, ma deve darsi una più evidente ispirazione cristiana".

In che senso?

"In politica un certo pragmatismo è inevitabile ma occorre tenerlo a freno e circoscriverlo. Non tutto può essere piegato ai calcoli politici, occorre una base valoriale ferma, se no rischiamo di scadere nel relativismo".

A quali valori pensa?

"Alla centralità della vita, all’economia sociale di mercato, al garantismo… Non è un caso che su questi valori si sia consumata la rottura con Fini".

Fini non ha torto quando dice che i partiti di centrodestra che aderiscono al Ppe sono molto più ‘laici’ del Pdl.

"No, guardi, non è così: su principi e valori c’è un comune sentire. Semmai, l’eccezionalità italiana è rispetto a una certa ideologia europea. Insomma, per noi l’identità è legata alla tradizione, altri credono nel mito della liberazione assoluta della persona".

Come prevede che evolveranno i vostri rapporti con l’Udc?

"Nel breve periodo non c’è spazio per un’intesa: loro ci chiedono di rompere con Berlusconi, noi siamo per un’evoluzione fisiologica del rapporto. Se al congresso del Ppe che a dicembre si terrà a Marsiglia arriveremo con temi comuni sarà un passo avanti. Al netto delle ambizioni personali, che pure vanno comprese, sul piano culturale è più quello che ci unisce di quel che ci divide. Dunque…".

(tratto da Quotidiano Nazionale)