Gerhard Conrad ovvero l’agente della BND che sta dietro al rilascio di Shalit

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Gerhard Conrad ovvero l’agente della BND che sta dietro al rilascio di Shalit

20 Ottobre 2011

Il rilascio di Gilad Shalit, il soldato israeliano tenuto prigioniero per cinque lunghi anni da Hamas, è stato il risultato – com’è naturale che fosse – di un congiunto lavorio diplomatico e d’intelligence. Centrale la perseveranza politica del governo israeliano di Benjamin Netanyahu nel voler riportare a Israele un soldato vivo, sopportando il duro costo di aver rimesso in libertà un migliaio di terroristi. E poi il ruolo dell’Egitto di Tantawi e della fratellanza musulmana. Il peso dell’America nel dialogare con quest’ultima.

L’alchimia politica che l’interazione di questi attori ha prodotto, si è trasformato l’altro ieri nel corpo pallido e smagrito di un ventenne, Gilad Shalit, ormai dallo sguardo di un vegliardo. Ovviamente ciò che vede oggi l’opinione pubblica internazionale è solo il risultato di un processo, di negoziazioni lunghissime durate anni, fatte d’attese, d’incontri segreti, d’occasioni sprecate e stagioni politiche infrante.

Il Mossad, i servizi d’intelligence egiziani, la Cia, tutti insieme in un grande e tragico walzer di sofferenza e potere. Anche la Germania ha giocato la sua parte. Tutti in scena a ‘ballare’ con il fine ultimo di riportare a casa Shalit, ognuno a perseguire interessi legittimi e disegni politici delle rispettive cancellerie.

Un uomo solo, però, in tutta questa vicenda ha ricevuto un meritato interessamento dei media internazionali. E’ Gerhard Conrad, un agente della Bundesnachrichtigendeinst (BND), il Servizio Informazione Federale, nato cinquantasette anni fa in Germania e laureato in studi islamici.

Ha avuto un ruolo importante nello ‘scambio Shalit’, e lo ha ricoperto in stretta collaborazione con i servizi egiziani (Conrad ha potuto partecipare a tutte le trattative con Hamas  grazie alla ‘copertura’ egiziana visto che per la Germania, come per l’UE intera, Hamas è classificata ‘organizzazione terroristica’).

In Israele lo avevano soprannominato “Mr. Hamas”, per la sua presunta vicinanza con gli islamisti di Gaza. Mentre nelle Striscia lo vedono piuttosto come un poliziotto di Gerusalemme. Il peso dell’honest broker, biasimato un po’ da tutti. Un uomo al servizio d’Israele.

Nel 2009 riuscì a metter d’accordo su una bozza potenziale di rilascio le parti, ma poi non se ne fece più nulla. Chi conosce la storia di tutta la negoziazione Shalit sin dalle sue tragiche orgini, sa che l’accordo annunciato la scorsa settimana, affonda le radici nelle basi negoziali messe in campo da Conrad.

L’accordo riesumato negli ultimi mesi, fu buttato giù tra il 2009 e l’aprile del 2011 dall’allora negoziatore israeliano, Hagai Hadas, dalla controparte d’Hamas, il ‘vecchio’ Mahmoud al-Zahar e dall’agente tedesco appunto. L’aprile scorso, Hagai Hagas ha fatto spazio a David Meidan, divenuto il nuovo capo negoziazione per il caso Shalit.

Per chi conosce la vicenda da vicino, il ruolo di Conrad nello scambio Shalit, non deve essere un’ovvietà. Tanto il presidente della repubblica israeliana, Shimon Peres, che l’attuale primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, hanno, in diverse occasioni, ringraziato Conrad e la Germania per il servizio reso a Israele.

Conrad ha un motto personale: “Perdo fintantoché non vinco”. E stavolta, con lo ‘scambio Shalit’, la vittoria è reale. Parla molte lingue Conrad (arabo incluso) e chi lo conosce gli attribuisce grande integrità, pazienza inesauribile e indiscutibili doti diplomatiche e organizzative.

Conviviale, l’uomo porta due lunghi baffi. Ama discutere intensamente, quasi mangiandosi le parole, come accade spesso alle persone che stanno, per dovere, lungo tempo in solitudine.

Sino alla liberazione di Gilad Shalit, per la stampa israeliana, Conrad era noto come “Mr Hezbollah” – un soprannome affibbiato non senza un pizzico d’acredine e qualche ragione: un tedesco in rapporti con Hezbollah non rientra perfettamente nell’optimum israeliano.

Gerhard Conrad – sotto la supervisione di Bernd Schimdbauer e Ernst Uhrlau (oggi i l capo del BND) – prese parte ad un altro scambio di prigionieri nel 2008. In quell’anno, grazie ai rapporti che Conrad intrattiene col ‘partito di dio’ di Nasrallah, l’agente della BND riuscì a far da tramite tra l’allora coordinatore per gli ostaggi in Libano e Gaza del governo israeliano, Hofer Dekel, e la forza sciita libanese.

Lo scambio portò alla liberazione di cinque terroristi libanesi, tra cui l’efferato druzo, Samir Kuntar (tra le sue nefandezze si ricordi ‘solo’ che spaccò la testa di una bambina israeliana su uno scoglio), per i resti (!) di Ehud Goldwasser e Eldad Regev, due riservisti israeliani rapiti nel 2006 da Hezbollah sul confine israelo-libanese e morti in prigionia.

Lo stesso Kofi Annan, allora segretario generale dell’Onu, prese contatto con la Germania per fare in modo che Conrad venisse ‘dato in prestito’ all’Onu cosicché la restituzione dei corpi dei soldati israeliani avesse buon esito.

Non sappiamo di più su Conrad, forse vive ancora a Damasco, dov’è stato Station Chief sicuramente tra il 1998 e il 2002. Forse altrove. Quel che sappiamo è che in Medioriente c’è un onesto tedesco che fa mediazioni, che serve il proprio paese e rende la regione in cui vive (?) un luogo più sicuro e meno tragico.