Dieci ragioni per rimandare l’indipendenza dei palestinesi all’Onu
30 Agosto 2011
C’è ancora tempo fino alla fine del mese, quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sotto la presidenza a rotazione del Libano, voterà sul riconoscimento della indipendenza dello Stato palestinese. Esiste una nazione palestinese, un sentimento popolare che fondandosi sul principio dell’autoderminazione – alla base del moderno nazionalismo – legittima il voto dell’Onu. Ma fin da adesso vogliamo anticipare dieci punti, che sono anche dieci dubbi, sull’opportunità e la liceità di questa consultazione. Torneremo su ognuno di essi, per approfondirlo, nelle prossime settimane, cercando naturalmente di fare tesoro dei vostri commenti.
1) La nascita dello Stato palestinese è una mossa unilaterale dell’ANP. Tradisce lo spirito della Road Map che avrebbe dovuto condurre ad una soluzione concordata sulla base dell’idea "due popoli/due stati". Non che il processo di pace negli ultimi decenni abbia portato a qualcosa di significativo, ma quel modello di negoziato resta l’unico straccio diplomatico a cui aggrapparsi.
2) I palestinesi vogliono la sovranità senza la responsabilità, come ha scritto Emanuele Ottolenghi su "Commentary". La diplomazia dell’ANP crede che ottenendo l’indipendenza, almeno quella formale dell’Onu (anche soltanto lo status di "stato non membro" del Palazzo di Vetro), acquisterebbe un vantaggio competitivo nei confronti degli israeliani. Ma così facendo si sottovaluta la reazione di Israle, come pure gli effetti che una mossa del genere potrebbe avere su Gaza e gli alleati di Hamas in Siria ed Iran.
3) Non è la prima volta che i palestinesi dichiarano l’indipendenza, e forse non sarà l’ultima. Lo fecero nel 1848, quando il gran muftì di Gerusalemme dichiarò l’esistenza di un governo palesinese con base a Gaza, con un governo, dei ministri, eccetera, che però sarebbe finito sotto la sorveglianza dell’Egitto. Ci provò di nuovo Arafat nel 1988, ma non fu molto efficace annunciare la nascita del nuovo Stato mentre l’Olp era in esilio in Algeria. Infine nel 1999, con gli accordi di Wye Plantation falliti anch’essi tra Barak ed Arafat.
4) L’indipendenza non rispetta la convenzione di Montevideo, in quanto i palestinesi sono divisi tra la West Bank e Gaza, l’ANP non controlla l’intero territorio del futuro Stato, non c’è un unico governo riconosciuto, né una politica estera condivisa. Abbas cerca di dialogare con l’Occidente mentre Hamas viene definito un gruppo terroristico dagli Usa e dall’Europa.
5) Fatah è in discesa. Il partito espressione dell’ANP, che dovrebbe essere l’anima dell’indipendenza palestinese, appare obsoleto. Gli ideali del panarabismo e del nazionalismo arabo sono stati archiviati dalle rivoluzioni nel mondo arabo di questi mesi, essendo degenerati in autocrazie e regimi corrotti e illiberali.
6) Hamas è in ascesa, essendo una costola del revival religioso islamico di questo ventennio. E’ la forza che probabilmente gode di maggiori simpatie nella popolazione anche se non è detto che sarebbe maggioritaria in un futuro Stato palestinese. Fatah ha riconosciuto l’esistenza di Israle, Hamas no, anzi gli fa la guerra.
7) In questo momento la nascita dello Stato palestinese sarebbe un elemento di destabilizzazione nell’area, già scossa dalle rivoluzioni nel confinante Egitto, in Tunisia, in Siria. Il rischio è di scatenare un’altra crisi locale in un contesto regionale sempre più caotico. Il voto alle Nazioni Unite, inoltre, rischia di spaccare la comunità internazionale, con la Cina che ha già annunciato che voterà a favore e gli Usa pronti a usare l’arma del veto.
8) Se in Egitto si affermasse la Fratellanza Musulmana la Palestina non sarebbe mai uno stato laico ma religioso. Mubarak aveva contenuto le spinte anti-israeliane nel suo Paese, ma i generali che gli sono succeduti, incalzati dalle masse islamiche, per restare al potere potrebbero cambiare idea. Il risultato sarebbe un ulteriore indebolimento di Fatah ed un rafforzamento di Hamas.
9) Non è vero che Hamas vuole rinunciare al terrorismo. I gruppi terroristi che hanno rivendicato le ultime azioni militari, dalla strage di Eilat all’omicidio Arrigoni, sono sigle di una galassia che per quanto non riconducibile direttamente al partito islamico non può essere del tutto sconosciuta ad Haniye e i suoi ("Settembre Nero" era una emanazione dell’Olp).
10) L’indipendenza avrebbe una influenza negativa sulla diaspora palestinese. Secondo uno studioso di diritto internazionale inglese, la rappresentanza alle Nazioni Unite dei palestinesi passerebbe dalla Organizzazione per la Liberazione della Palestina, intesa su scala globale ("la sola e legittimata rappresentante" dei palestinesi nel mondo), al governo diviso tra West Bank e Gaza. Quali sarebbero le conseguenze sul piano della frammentazione identitaria? Cosa ne sarebbe dei rifugiati, del tanto evocato diritto al ritorno? (Fine della prima puntata. Continua…)