Ma c’è così bisogno che sulla vignetta di Libero intervenga la magistratura?

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Ma c’è così bisogno che sulla vignetta di Libero intervenga la magistratura?

20 Luglio 2011

Per la vignetta e il titolo di apertura di ieri su Libero, il direttore Maurizio Belpietro è stato iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di vilipendio nei confronti del Capo dello Stato: sotto al titolo “Assedio ai papponi di Stato”, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano viene raffigurato, insieme a Roberto Calderoli, Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani, mentre è in procinto di mangiare una pizza margherita a forma d’Italia. A prendere l’iniziativa è stato il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati: con una nota ha comunicato che “contestualmente è stata trasmessa al ministro della Giustizia richiesta di autorizzazione a procedere”. L’indagine è stata affidata quindi al pubblico ministero Maurizio Romanelli, il quale ha provveduto a far notificare a Belpietro l’avviso di garanzia. Il reato che viene imputato al direttore di Libero è, nello specifico, “ offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, secondo quanto previsto dall’art. 278 del codice penale).

Maurizio Belpietro ha subito chiarito di non voler “offendere nessuno, ma porre un problema”, quello dei costi della politica, su cui Libero sta in questi giorni portando avanti una campagna definita “anti-casta”. Belpietro ha difeso il suo operato: “credevo comunque che in questo Paese ci fosse il diritto di satira”.

Ora, si può ragionare sull’opportunità della vignetta in questione, sulla scelta di raffigurare in quel modo il Capo dello Stato, con un gusto che può essere anche discutibile. Ma queste considerazioni potrebbero essere fatte a riguardo di molte altre vignette apparse negli anni, in cui alle alte cariche dello Stato non si riservavano di certo trattamenti di “favore”. Ricordiamo per tutti la copertina dell’Espresso del marzo 1978, in cui l’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, veniva raffigurato come un pagliaccio, sotto al titolo “Il circo Leone”.

Si potrebbe invece ragionare su un’altro tipo di opportunità: quello di imputare un direttore di un quotidiano per una vignetta che, già dai tratti grafici, si configura come esercizio di satira politica. E per un titolo, “Assedio ai papponi di Stato”, che associato alla vignetta evidenzia come il termine “papponi” sia da intendere nel senso di “spreconi di risorse pubbliche”, non in quello più spregiativo legato all’area semantica della prostituzione. Si può sindacare – ripetiamo – sul gusto che accompagna la scelta di realizzare una tale vignetta, ma allo stesso modo è lecito interrogarsi sull’opportunità di chiamare in causa la giustizia. È un caso, questo, che potrebbe risolversi pacificamente con uno scambio di chiarimenti tra il direttore di Libero e lo stesso Presidente della Repubblica. Un gentlement’s agreement porrebbe fine alla questione in maniera dialettica e democratica. L’eventuale punizione a livello penale del direttore di Libero, inoltre, creerebbe le condizioni per innescare una “corsa” al giudizio della magistratura, ogniqualvolta un organo di stampa, di destra o di sinistra non importa, decidesse di fare satira sulla più alta carica dello Stato. Su un tema del genere, infatti, il confine tra tutela dell’onorabilità e censura è molto labile.