Bagnasco: “La Chiesa non può tacere, sui valori fondamentali non c’è mediazione”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Bagnasco: “La Chiesa non può tacere, sui valori fondamentali non c’è mediazione”

04 Settembre 2011

Una lectio magistralis agli studenti della Summer School, un monito e un richiamo alla politica e ai politici. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei ha aperto così la sesta edizione della Scuola di formazione politica promossa dalle Fondazioni Magna Carta e Italia Protagonista.

“Qualcuno, oggi, vorrebbe che la Chiesa tacesse perché ogni sua parola viene giudicata come un’ingerenza nelle questioni pubbliche e politiche.Vorrebbe che rimanesse in sacrestia”. E si arriva al punto di voler “negare la dimensione pubblica della fede rinchiudendola, riducendola alla sfera del privato”. Ed è singolare che a tutti “si riconosca come sacra la libertà di coscienza, mentre dai cattolici si pretende che prescindano dalla fede che forma la loro coscienza”. Se questa è la tendenza o la tentazione così in voga di questi tempi, la risposta del presidente della Cei è netta e definitiva: no, la Chiesa non può tacere, ne potrà mai essere ridotta al silenzio, perché ha il “dovere” di parlare affinché la società “non diventi dei forti e dei furbi, cioé disumana”.

Proprio sul discrimine tra umano e disumano si gioca la sfida di oggi, che è centrale e strategica perché in gioco c’è la vita di ciascuno di noi. E su valori quali la difesa della vita e della famiglia, non esiste possibilità di “mediazione”: in questo “la fede cristiana è l’avamposto della libertà umana”. Punti cardine della lectio magistralis su “Chiesa e Politica”  tenuta dal Bagnasco dopo i saluti di Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello rispettivamente presidente e vicepresidente dei senatori Pdl e di Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea. Il presidente della Cei ribadisce con forza che la Chiesa “non è legata ad alcun sistema politico”, non è “un’agenzia politica”, ma è indubbio che “la fede, di natura sua, ha una ricaduta sull’intera vita degli uomini, anche sul versante pubblico e sociale”.

Di qui il richiamo alla politica e ai cattolici impegnati in politica del quale Bagnasco – riprendendo le parole del Papa Benedetto XVI – rilancia il ruolo e la funzione in un mondo sempre più pervaso dalla deriva relativista e dal nichilismo. La Chiesa “da sempre considera la politica come una forma alta e indispensabile di carità”, essendo il suo scopo “la giustizia”, “valore morale che significa riconoscere a ciascuno il suo”.

Dimensione politica ed economica, ma anche dimensione “spirituale e morale”, cioè “l’anima della Nazione fatta di gente e di terra, di storia e di cultura”. E qui sta il monito del presidente della Cei: se la politica non rispetta questa anima, “tradisce il popolo in ciò che ha di più profondo e caro”. Ed è per questa ragione che “intaccare i valori spirituali e morali di una società è attentare alla sua integrità e alla sua unità”. Bagnasco ha poi stigmatizzato con forza una visione “materialista dell’uomo” oggi sempre più diffusa nella società, dove il consumismo viene presentato con la maschera ridente, riducendo l’essenza dell’esistenza a una ricerca spasmodica della soddisfazione di bisogni individuali, come  “una spasmodica spremitura di soddisfazioni e godimenti fino all’estremo”.

In questo sta la sfida lanciata dalla Chiesa: sfida educativa da un lato culturale e valoriale dall’altro. La Chiesa parla da duemila anni e continuerà a farlo – incalza Bagnasco – , per far sì che l’umano non scompaia dal mondo. Un dovere, anzitutto.

Nel suo intervento Quagliariello ricorda come “in un contesto di crisi epocale e di fine delle ideologie, i principi del cristianesimo hanno assunto una responsabilità ancora più grande: quella di rivolgersi a tutti gli uomini, credenti e non credenti. Per questo promuovere un momento di confronto sul rapporto tra Chiesa e politica è innanzi tutto una scelta laica”. Per il vicepresidente dei senatori Pdl ci sono “concezioni e principi non negoziabili che appartengono alla nostra identità e alla nostra tradizione, a prescindere dalla dimensione fideistica di ciascuno. E proprio l’ancoraggio a questo orizzonte ideale, valido per chi crede e per chi non crede, potrà consentire al nostro percorso politico di progredire e conquistare la durata”.

Agli studenti della Summer School dice: “Sapevamo che il percorso di costruzione del Pdl, l’ibridazione fra culture e provenienze diverse, non sarebbe stato sempre facile; sapevamo che non avremmo potuto vivere ogni giorni gli allori dell’inizio. Ma sappiamo anche che questo percorso si fonda su radici molto solide. L’importante, è non dimenticare mai che questa conquista si deve fondare sul riferimento a comuni radici ideali e culturali, che non devono diventare ideologie opprimenti ma guidarci negli atti quotidiani ai quali una politica che si ispira al bene comune è chiamata”.