Per la Chiesa è tempo che la finanza torni al servizio della persona

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Per la Chiesa è tempo che la finanza torni al servizio della persona

07 Novembre 2011

Il Vaticano è preoccupato per la difficile situazione economico-finanziaria del mondo e chiede “persone ed operatori a tutti i livelli – sociale, politico, economico, professionale – mossi dal coraggio di servire e promuovere il bene comune mediante una vita buona”. Attraverso una nota pubblicata poco prima del vertice di Cannes dei G20, il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, preposto alle tematiche economiche e politiche della Chiesa Cattolica, ha voluto offrire il suo contributo a “possibili vie da percorrere – in linea con il più recente magistero sociale dei pontefici – per giungere a politiche ed istituzioni finanziarie e monetarie efficaci e rappresentative a livello mondiale e orientate ad uno sviluppo autenticamente umano di tutte le persone e i popoli”. Lo stesso papa Benedetto XVI alla vigilia del vertice, aveva indirizzato un accorato appello al termine della sua udienza generale in piazza san Pietro affinché “i responsabili possano superare le difficoltà odierne che impediscono uno sviluppo autenticamente umano e integrale”.

La Chiesa ribadisce che non vuole interferire con le soluzioni e le proposte tecniche ma vuole aiutare a riflettere, in linea con la Dottrina Sociale Cattolica, su orientamenti che promuovano uno “sviluppo integrale dell’uomo”.  L’odierna crisi economica – analizza il documento – ha diverse cause ma alla base di tutto c’è una mancanza di etica. Già in vista del G20 di Londra nell’aprile 2009, papa Benedetto XVI aveva detto che “un elemento centrale della crisi attuale è da riscontrare in un deficit di etica nelle strutture economiche”. Serve, perciò, “un nuovo pensiero – come ha spiegato monsignore Mario Toso, segretario del dicastero vaticano, durante la conferenza stampa – un nuovo umanesimo globale, aperto alla trascendenza, secondo cui il primato dell’essere sull’avere comanda un’etica più ‘amica della persona’, ossia un’etica della fraternità e della solidarietà, nonché la subordinazione dell’economia e della finanza alla politica,  responsabile del bene comune”.

Secondo il testo del dicastero vaticano, il sistema attuale ha prodotto grandi e pericolosi aumenti delle disparità economiche e sociali tra i paesi del mondo ma anche all’interno delle stesse società avanzate; un pericoloso e dannoso allontanamento della finanza dalla economia reale e produttiva; un’eccessiva fiducia e utilizzazione della tecnica per fini speculativi e speculativi; una diminuzione degli aiuti ai paesi in via di sviluppo, solo per citarne alcuni. Le cause sono diverse, ma è certo che “un liberismo economico senza regole e senza controlli” sta alla base del risultato di oggi. Si tratta, secondo la nota, di una “ideologia, di una forma di ‘apriorismo economico’, che pretende di prendere dalla teoria le leggi di funzionamento del mercato e le cosiddette leggi dello sviluppo capitalistico esasperandone alcuni aspetti. Un’ideologia economica che stabilisca a priori le leggi del funzionamento del mercato e dello sviluppo economico, senza confrontarsi”.

Pur riconoscendo i meriti e i progressi operati nell’ultimo secolo dalla globalizzazione, il documento vaticano afferma che proprio la sempre maggiore interdipendenza della vita degli Stati e dei singoli cittadini, esige oggi un passo in avanti sul tema della governance mondiale.  Oggi, si legge nel testo, “esistono le condizioni per il definitivo superamento di un ordine internazionale “westphaliano”, fondato sulla logica del coordinamento  e si arrivi ad un organismo mondiale che “favorisca l’integrazione delle rispettive sovranità degli Stati per il bene comune dei popoli”.

Il cardinale Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, presentando il documento alla stampa, ha precisato che “un’attenzione specifica andrebbe riservata alla riforma del sistema monetario internazionale e, in particolare, all’impegno per dar vita a qualche forma di controllo monetario globale”. Il Vaticano delinea, così, l’ipotesi di un’istituzione che svolga le funzioni di una sorta di “Banca centrale mondiale”, con il compito di regolare il flusso e il sistema degli scambi monetari, alla stregua delle Banche centrali nazionali. La proposta, già implicita negli Statuti del Fondo Monetario Internazionale, richiede un lungo cammino di consenso ed elaborazione, ma, nota il documento, “occorre muoversi e in fretta perché l’orizzonte del bene comune universale è sempre presente con le sue esigenze ineludibili”.

Gli organismi quali il G20, o altri simili, secondo il Vaticano, pur avendo un ruolo importante, non possono sopperire alla mancanza a livello di governance, in quanto rispondono a logiche ed interessi di club o di gruppi più o meno estesi di Paesi più sviluppati. Tali strutture, inoltre, “non sembra rispettino pienamente il principio rappresentativo, in particolare dei Paesi meno sviluppati o emergenti”. Serve allora una riflessione sul piano politico perché un’Autorità mondiale deve avere i mezzi e il diritto di proporre, elaborare, orientare e infine realizzare il bene comune. Il Vaticano chiede con forza di attuare “il passaggio deciso da un sistema di governance – ossia di coordinamento orizzontale tra Stati senza un’Autorità super partes – ad un sistema che, oltre al coordinamento orizzontale, disponga di un’Autorità super partes, con potestà di decidere con metodo democratico e di sanzionare in conformità al diritto”.

Il cammino è lungo, complesso ed impegnativo ma un tale passaggio, verso uno "stato di diritto" e forme di "governo" mondiali, non può avvenire se non “dando espressione politica a preesistenti interdipendenze e cooperazioni”. Il processo deve svilupparsi nella “pratica del multilateralismo sia a livello diplomatico sia nell’ambito dei piani per lo sviluppo sostenibile e per la pace”. "L’umanità – conclude il documento – deve oggi impegnarsi nella transizione da una situazione di lotte arcaiche tra entità nazionali, a un nuovo modello di società internazionale più coesa, poliarchica, rispettosa delle identità di ciascun popolo, entro la molteplice ricchezza di un’unica umanità”. L’auspicio è che ci si muova velocemente verso “un nuovo stato di diritto a livello sopranazionale.