
Alle prime amministrative dopo Utøya, in Norvegia vincono i conservatori

13 Settembre 2011
Le prime elezioni norvegesi del dopo Utøya le vincono i Conservatori. Nelle amministrative, infatti, i Conservatori (il partito Høyre) guadagnano un +9% rispetto alla tornata elettorale del 2007, arrivando al 28%. “Un risultato da sogno”, lo ha definito Erna Solberg, leader del partito. Tengono anche i socialdemocratici, che, con il 31,7%, si confermano primo schieramento del paese: per i laburisti +2% rispetto al 2007. Ma se c’è un vincitore, quello è il partito Conservatore che amministrerà sia Oslo che Bergen, vale a dire le due principali città del paese. E proprio nella Capitale il successo dei Conservatori fa rumore: sei seggi in più rispetto alla precedente amministrazione, riconfermato il carismatico sindaco Fabian Stang. Se Oslo è a destra ormai dal 1995, e i Conservatori la mantengono, destino diverso è quello di Tromsø, principale città del Nord governata dai socialdemocratici dal 1999. Anche Tromsø è passata ai Conservatori. Tra le maggiori città del paese, i socialdemocratici si prendono Fredrikstad, prima amministrata dal Partito del Progresso, e mantengono la guida di Trondheim.
Scende e tanto il Partito del Progresso, che perde 6% e si ferma all’11,5%. La crisi del partito di Siv Jensen va avanti ormai da mesi. Probabile che molti dei delusi abbiano rivolto il loro voto ai Conservatori. Molto male il Partito della Sinistra Socialista, che non riesce ad evitare la catastrofe annunciata. L’emorragia di consensi non è stata fermata, il partito scende al 4,5% (un punto e mezzo in meno rispetto al 2007). E Kristin Halvorsen, leader del partito dal 1997 e Ministro dell’Educazione, nella notte ha annunciato di voler lasciare la guida dei suoi. Questi i dati politici. Ma leggere queste elezioni solamente in base ai numeri è riduttivo. Le elezioni amministrative di ieri sono state le prime dopo il 22 luglio, data che nella storia della Norvegia significa Anders Behring Breivik, Utøya, l’esplosione a Oslo: in due parole la perdita dell’innocenza, come scrivevano alcuni commentatori solo poche ore dopo la strage. Inevitabile che queste elezioni si caricassero di valori simbolici.
La Norvegia ha vissuto una campagna elettorale insolitamente breve: appena quattro settimane, strette tra la volontà di non posticipare la data delle elezioni e la fine del lutto per i morti di Utøya. Una campagna elettorale partita in sordina, con tutti i principali attori politici concentrati nell’essere più sobri possibile. Il premier Stoltenberg l’ha definita “una normale campagna elettorale in mezzo all’anormale”. I temi caldi delle elezioni amministrative (scuole, trasporti, ospedali) sono arrivati dopo. Ci si aspettava un’affluenza straordinaria, in realtà è stata solo di poco superiore alle elezioni amministrative del 2007: 62,5% contro il 61,7% di quattro anni fa. E questo nonostante sia i media sia i politici di tutti gli schieramenti abbiano speso energie nell’invitare gli elettori alle urne. "Non importa per chi andrete a votare, l’importante è che andate votare", ha detto il premier Stoltenberg anche a poche ore dall’apertura dei seggi. Quello che è accaduto a Utøya ha inciso sui risultati: dopo la strage i laburisti avevano visto crescere i loro consensi a dismisura. Alla fine i risultati raccontano di un partito che qualcosa ha certamente guadagnato, ma non tantissimo: Stoltenberg ha mantenuto il sangue freddo, ha dato una sensazione di forte stabilità. Un comportamento che ha dato i suoi frutti. Stesso discorso vale per Fabian Stang, il sindaco della Capitale ferita.
In pratica le elezioni amministrative in Norvegia, a meno di due mesi dall’orrore di Utøya, hanno detto diverse cose. I due principali partiti (Socialdemocratici, Conservatori) si confermano tali e la Norvegia assomiglia sempre più a un sistema bipolare. La crisi del Partito del Progresso e del Partito della Sinistra Socialista non è una crisi che è scoppiata ieri, le elezioni l’hanno solo certificata una volta di più. Qualche sorpresa (Tromsø a destra) e tante conferme (Oslo governata dai Conservatori). Un’elezione dunque che se non ci fosse stata la strage di Utøya forse non sarebbe stata tanto diversa. In pratica una tornata elettorale normale. Se la Norvegia voleva conferme sullo stato di salute della sua democrazia, queste conferme le ha avute.