Rimanere uniti sul “patto per l’Abruzzo” vuol dire curare l’interesse generale

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Rimanere uniti sul “patto per l’Abruzzo” vuol dire curare l’interesse generale

14 Settembre 2011

di V. F.

Va bene serrare le fila, così come chiede Confindustria, ma non è certo tempo per polemiche sterili e “improduttive”. Perché quello che è necessario, più di tutto e soprattutto in un momento come questo, è un’assunzione di responsabilità. Che può, anzi deve, significare fare un passo indietro e, quindi, all’occorrenza, fare fronte comune, per tutelare l’interesse generale.

Il motivo del contendere di questi ultimi giorni è il Patto per lo Sviluppo, strumento innovativo, oltre che importante e strategico, che raccoglie intorno ad unico tavolo tutte parti interessate e coinvolte nel rilancio economico della Regione. E quindi, istituzioni, mondo produttivo, parti sociali. Inaugurando, e questa è la grande novità, un nuovo metodo, quello del dialogo e del confronto.

Il problema è lo scatto in avanti di Confindustria, che ha lanciato un vero e proprio ultimatum al presidente Chiodi: una convocazione in tempi stretti da parte del Governo nazionale o la minaccia di uscire dal Patto.

Una presa di posizione che è sembrata ingenerosa. Soprattutto perché arriva in un momento di grande preoccupazione per l’economia non solo nazionale, ma mondiale. E che ha fatto abbandonare al presidente Chiodi la proverbiale mitezza per un atteggiamento più duro: stia nel Patto se vuole e se ci crede, altrimenti andremo avanti lo stesso, anche senza di loro. Questa, in sostanza, la risposta del governatore agli industriali. I quali, per la verità, sono stati richiamati all’ordine anche da altre forze sociali. Dall’Ugl, per esempio, per cui un simile atteggiamento “non giova alla complessa e difficile situazione abruzzese”. Le tensioni, dunque, sono inutili, tanto più che rischiano di compromettere gli obiettivi del Patto.

L’invito a ritrovare il necessario spirito collaborativo arriva puntuale anche dal coordinatore regionale del Pdl, Filippo Piccone, che dopo aver rinnovato la propria fiducia verso il presidente Chiodi, esorta a fare di tutto per aiutarlo. E circa il proprio ruolo, si dice disponibile a “proporsi come guida politica di tutti i parlamentari abruzzesi, di maggioranza e opposizione, per cercare di ottenere la massima attenzione del governo sui problemi dell’Abruzzo”. Piccone precisa inoltre di comprendere “le preoccupazioni degli industriali. Il momento è difficile. Ma passata la bufera della manovra finanziaria, che ha rallentato tutto, non possiamo che rilanciare il nostro impegno a lavorare di buona lena”. Di qui l’annuncio, per l’autunno, probabilmente a ottobre, di un incontro con il mondo produttivo: “E’ indubbio – conclude – che il Pdl dovrà essere più incisivo e imprimere un’accelerazione condividendo un percorso comune con tutte le parti sociali”.

Ma rompere il Patto no. Sarebbe una mossa irresponsabile. Perché, anche se con i tempi imposti dall’attuale congiuntura, alcuni risultati sono stati raggiunti. L’Abruzzo, infatti, è l’unica Regione che farà un incontro con il governo. A dimostrazione del peso e della considerazione che il governo regionale ha su Roma. “Senza contare – precisa Chiodi – che saremo la prima regione italiana ad avere approvato il suo Fas di 612 milioni di euro”.

Risultati, dunque. Forse lenti. Ma comunque risultati. Ottenuti con la mediazione, perché l’obiettivo è l’interesse generale e non la tutela corporativistica di alcune categorie. Di questo, infatti, oggi ha bisogno l’Abruzzo, di veder fissati gli obiettivi di finanza pubblica. Che significa, in qualche modo, mettere un mattone in più sul muro del proprio futuro.