
“Serve un partito differente per tornare a vincere in Terra di Bari”

23 Febbraio 2012
di C.S.
Ex sindaco di Monopoli, già presidente della provincia di Bari e della Regione Puglia, trent’anni di esperienza politica cominciata tra le file della Democrazia Cristiana. Stiamo parlando di Giovanni Copertino, candidato alla carica di coordinatore provinciale del Pdl barese nella lista numero 2, quella sostenuta dal vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, dall’ex sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, e dal senatore Antonio Azzollini. Lo abbiamo incontrato, alla vigilia del congresso che si terrà sabato 25 e domenica 26 febbraio alla Fiera del Levante di Bari, per rivolgergli alcune domande sul suo progetto politico.
Come nasce la sua candidatura al coordinamento provinciale di Bari del Pdl?
«Sono convinto che il Pdl abbia bisogno di un rinnovamento sia sotto il profilo interno, nella sua capacità di essere inclusivo e aperto al dialogo, sia nel rapporto che ha con il territorio e con i cittadini, con cui deve recuperare un contatto diretto. Solo un partito differente da quello che negli ultimi anni è stato ripetutamente sconfitto può essere il punto di partenza per una nuova stagione. La mia candidatura come coordinatore provinciale – cui si affianca, nella medesima lista, quella di Leo Vicino come vice coordinatore vicario – nasce dunque da una forte voglia di cambiamento che ho ritenuto opportuno trasformare in un impegno in prima persona».
Quali sono gli obiettivi della sua lista?
«Questa lista nasce – come dicevo – dalla volontà di dare nuovi impulsi al Pdl affinché in Terra di Bari possa tornare ad essere vincente e capace di interpretare i bisogni della collettività. Abbiamo candidato persone che rappresentano tutto il territorio provinciale, con una forte componente giovanile e femminile. Tra gli obiettivi di tutti noi c’è, senza dubbio, anche quello di ricompattare il partito, prediligendo l’unità e la partecipazione, in maniera tale che dal confronto nascano coesione e credibilità».
Lei è un uomo di partito. Ha militato per tanti anni nella Dc, di cui è stato esponente di spicco. Come giudica oggi il ruolo dei partiti?
«Oggi sta venendo meno la forza dei partiti e, soprattutto, il senso della missione cui è chiamato chi ha compiti di rappresentanza politica. Il partito – o, almeno, ciò che io intendo per partito – ha il dovere di vigilare sul proprio rappresentante politico, ma ancor più sul rapporto tra quest’ultimo e i cittadini. Da moderato, credo che bisognerebbe ritrovare la capacità sia di ascoltare le istanze provenienti dalla collettività che quelle che scaturiscono internamente al partito, trasformando le legittime diversità in un fattore costruttivo».
Per quanto riguarda il rapporto con il territorio, quali sono le sue proposte concrete?
«Per effettuare studi di settore e comprendere le problematiche del territorio ho proposto, innanzitutto, di suddividere la provincia di Bari in tre macro-aree: Bari Nord, Bari Centro e Sud est barese. Questo affinché le diversità e le peculiarità del territorio emergano in tutta la loro forza, andando a formare una coesione di intenti che spesso è stata tralasciata. L’obiettivo è quello di focalizzare meglio l’attenzione sul territorio e rafforzare lo stretto legame che deve esserci tra il politico e i suoi elettori, dei quali il primo è l’espressione. La politica dovrebbe essere vista come servizio e rappresentanza e, nei giovani che formeremo, abbiamo intenzione di instillare questi valori».
La città è spesso più ascoltata della provincia. Come ha accolto la decisione di non predisporre dei seggi nel barese per le votazioni del congresso?
«Proprio perché ho così a cuore la provincia, ritengo che si sia fatto bene a dislocare dei seggi per le votazioni del partito nel territorio leccese, evitando di concentrarli solamente a Lecce. Stupisce, dunque, che i numerosi iscritti della provincia di Bari, ben più vasta e articolata, debbano essere sollecitati a raggiungere il capoluogo, anziché valorizzare con il loro voto la propria città. In ogni caso, questa è stata la decisione e ovviamente va rispettata».
Nella vostra lista, come ci diceva, c’è una forte componente giovanile. Quale sarà il suo rapporto con l’altra componente, quella con qualche anno in più d’esperienza?
«E’ necessario che tra le diverse generazioni, anche e soprattutto in politica, si generino una sinergia e un proficuo scambio di esperienze, visto che abbiamo qualcosa da imparare gli uni dagli altri e un diverso contribuito da dare. Il mio compito, intanto, è quello di fare da ‘traghettatore’ di giovani validi, che sappiano dare un concreto apporto non solo al partito ma, soprattutto, al territorio».