Assunzioni di dirigenti e convenzioni ad hoc, va avanti la sprecopoli di Vendola
11 Novembre 2011
di M.M.
Banditi i concorsi per l’assunzione di ventinove nuovi dirigenti regionali. E’ quanto dispone la delibera che ha fatto saltare sulla sedia gli esponenti del Pdl pugliese, increduli su come sia possibile, in tempo di crisi e di tagli, che una Regione con i conti in profondo rosso come la Puglia possa permettersi un lusso del genere. Eppure, il via libera della giunta c’è stato, proprio mentre il governatore della Regione, Nichi Vendola, era assente perché impegnato a tessere i rapporti con i compagni cinesi.
Stando a quanto previsto dalla delibera, dunque, ventinove dirigenti dovrebbero essere assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre, peraltro avendo fondi per pagarne soltanto 11. Le risorse disponibili ammontano infatti a 1,11 milioni di euro, una cifra insufficiente che imporrebbe il ricorso alla mobilità per 18 di questi 29 neo-assunti. Mancano i soldi ma quei dirigenti servono, a detta dei veritici regionali, per il buon funzionamento della macchina amministrativa. Quindi, bisogna provvedere. Un "vero e proprio blitz", è stato il commento a caldo del capogruppo Pdl, Rocco Palese, che anche oggi ha ribadito con una nota la richiesta di immediata sospensione dell’efficacia della delibera. Non lo hanno convinto né le parole della vice presidente della giunta, Loredana Capone, che ha rigettato la richiesta di sospensione, né le precisazioni che l’Assessore alle Risorse Umane, Maria Campese, si è affrettata a fornire per giustificare le ragioni del provvedimento che è stata proprio lei a proporre.
A criticare duramente la delibera, peraltro, non è soltanto il centrodestra, ma anche i sindacati, secondo i quali in questo modo vengono bypassate le graduatorie del concorso pubblico chiuso appena un anno e mezzo fa, con decisioni discrezionali che penalizzerebbero soprattutto il personale interno dichiarato idoneo. Oltretutto, con il problema ancora irrisolto della retrocessione di ben 561 funzionari, i fondi disponibili avrebbero potuto essere impiegati per coprire 35 assunzioni della categoria D, anziché battere nuovamente cassa al governo nazionale. Cisl e Uil contestano, dunque, sia il metodo che il merito della scelta operata dai vertici regionali e la Uil si spinge persino oltre, mettendo in dubbio la trasparenza del provvedimento: "i requisiti richiesti per i nuovi incarichi dirigenziali" – è stata l’accusa mossa dal segretario aziendale Giacomo De Pinto – sembrano tagliati su misura per nominativi non ancora noti, ma già identificati. Siamo di fronte a una proliferazione di nuovi uffici, con una fumosa indicazione delle competenze e senza tenere conto delle effettive necessità della struttura".
Eppure, la Regione continua a rivendicare con forza l’assoluta necessità di questi nuovi dirigenti e si rifiuta categoricamente di sospendere l’esecutività della delibera: "Al presidente del gruppo Pdl Rocco Palese, che sollecita un mio intervento inerente all’avviso di mobilità per ventinove dirigenti della Regione, devo precisare che si tratta di un atto dovuto e prescritto dalla legge Brunetta", ha dichiarato la vicepresidente Capone. "Tale atto è finalizzato a coprire alcuni tra i tanti posti di dirigente vacanti in organico (60) che oggi sono coperti tramite interim di altri dirigenti, circostanza che, com’è noto e come più volte segnalato da tutti i sindacati, affatica ed aggrava le procedure della macchina burocratica". Insomma, salvo alcuni incontri concessi ai sindacati, non sembrano esserci margini di ripensamento da parte della Regione.
Ma oltre alle new entry, nella Puglia di Vendola fa discutere anche chi esce dalla porta e rientra dalla finestra. E’ il caso dell’ex direttore amministrativo della Asl di Bari, Massimo Mancini, dimessosi nel mese di settembre da tale incarico perché insoddisfatto dello stipendio e, guarda caso, approdato nuovamente alla medesima Asl grazie a una convenzione siglata da quest’ultima con l’Azienda sanitaria di Taranto, per la quale ricopre attualmente il ruolo di responsabile della struttura Affari regionali. Una mobilità, insomma, per un ruolo amministrativo. A denunciare l’assurdità del caso è il consigliere regionale del Pdl Domi Lanzilotta, che ha affidato ad una nota la spiegazione per filo e per segno della vicenda: “La convenzione precisa che la Asl di Bari non ha all’interno del suo personale un dirigente ‘cui affidare la responsabilità dei procedimenti amministrativi volti alla trasformazione delle ex convezioni in accordi contrattuali per effetto dell’art. 8-quinquies del d.lgs 502/1992’, e che ‘il posto di dotazione organica di dirigente amministrativo presso gli uffici di staff della direzione generale (UVAR) non può essere coperto ad interim da altri dirigenti amministrativi’, spiega Lanzilotta. "Da qui la necessità di guardarsi intorno e di individuare in Mancini l’uomo giusto per il delicato incarico dello staff dell’Uvar". Per Mancini, dunque, si prevede "un impegno orario max. di 90 ore a partire dalla data di stipula della convenzione e fino al 31. 12 .2011, stabilendo la quota oraria singola, lorda ed omnicomprensiva di euro 53,00 per un totale di spesa pari ad euro 4.770,00. Oltre tale somma al dirigente indicato dalla ASL TA sarà corrisposto il rimborso delle spese di viaggio’, perché l’attività ‘sarà prestata dal dottor Mancini presso gli uffici della ASL di Bari al di fuori del normale orario di lavoro’".
In sostanza, i problemi economici di Mancini sembrano aver trovato una soluzione tramite il suo nuovo incarico alla Asl di Bari, la stessa da cui si è dimesso salvo poi tornarvi con un incarico diverso, da svolgere al di fuori del normale orario di lavoro prestato presso la Asl di Taranto. Peccato, conclude il consigliere Pdl, che a pagare per questi sprechi siano i pugliesi, "che ormai si trovano di fronte ad una sanità allo sfascio, con i livelli essenziali di Assistenza non più garantiti, con chiusure di reparti e dismissioni di ospedali operate senza ascoltare il territorio".
Ad oggi, infatti, il governatore Vendola ha disposto la chiusura di ben 19 ospedali e sarà costretto a cancellare altri 700 posti letto. Per non parlare, poi, del marcio emerso dalle inchieste sulla Sanità che vedono coinvolto, tra gli altri, proprio l’ex assessore vendoliano, poi approdato in Senato, Alberto Tedesco. Se nuove assunzioni e nuovi incarichi fanno capo a quello stesso settore vessato da conti in rosso e malaffare, c’è da chiedersi, volendo essere in buona fede, se non si debba aspettare davvero il ritorno di Vendola dalla Cina per sapere cosa ne pensa della delibera e delle scelte della Asl di Bari.