Ecco come i mercati (e la Germania) manovrano le crisi di Italia e Grecia
12 Novembre 2011
di redazione
Chi c’è dietro al ‘Mercoledì nero’ italiano?
La cosa importante in questo momento è arrestare il panico finanziario – non foss’altro per dare ai politici la possibilità di dimostrare che adesso hanno capito la portata del problema. Si ricorderà il panico che si è manifestato lo scorso 9 Novembre quando, pronunciandosi contro la solidità dei rendimenti dei titoli di debito italiani, la LCH Clearnet, una clearing house, ha innalzato i propri margini sui titoli italiani – ovvero ha in qualche modo segnalato a ogni investitore che avesse in portafoglio titoli italiani che avrebbe dovuto mettere più capitale da parte per coprirsi da possibili default. Questo capitale extra ha fatto salire il costo di scambio del debito pubblico italiano e ha causato un’ondata di vendite data dalla fuga di investimenti.
Niente può a questo punto impedire una crisi del debito in Italia. I rendimenti sui titoli italiani resteranno ben al di sopra ai loro livelli pre-crisi. L’industria della finanza non cambierà in fretta idea sulle condizioni dello Stato italiano e seppure lo facesse, gli investitori non tratteranno più il debito italiano dandolo come “senza rischio”. E’ certo ormai che le agenzie di rating faranno un downgrade dell’Italia. Se il debito è lasciato alla sua spirale al ribasso, l’Italia sarà fatta fuori dal mercato dei titoli di debito. Le sue banche diverranno vulnerabili, nella misura in cui i correntisti e i prestatori ne dedurranno che se stessi e lo Stato italiano sono diventati insolventi. Il contagio andrà al resto della zona euro. La fine arriverà presto.
Ma l’Italia non è ancora insolvente. Benché il piano di salvataggio della zona euro dello scorso mese è a brandelli, la Banca centrale europea potrebbe ancora guadagnare del tempo promettendo di comprare il debito italiano in quantità illimitate così proteggendo le banche europee. I segni provenienti da Francoforte indicano che la Bce è intervenuta per ridurre i rendimenti sui titoli di debito italiani. Ma non ha ancora fatto quella vitale promessa pubblica di far qualsiasi cosa necessaria, senza limite alcuno, per creare un vero e proprio firewall e fermare il panico. …
Tratto dal The Economist
Il piano della Germania per Italia e Grecia
Mentre la crisi finanziaria si approfondisce e si allarga, è già possibile ammirare la prima bozza di quello che è il piano tedesco per affrontare al crisi in corso. Gli Stati che non si sono piegati a un accordo d’austerità in tempi di buona, sembrano infatti più inclini ad accettare condizionamenti esterni con l’approssimarsi della catastrofe finanziaria. A questo proposito negli ultimi giorni la Germania ha fatto sforzi considerevoli per condizionare la politica di Grecia e Italia.
I tedeschi stanno ‘invitando’ tanto i greci che gli italiani alla formazione di governi di unità nazionale. Se riuscirà l’impianto, la speranza tedesca è che questi governi siano in grado di raggiungere quattro risultati.
1. La piena implementazione di programmi d’austerità così come prescritti dalla UE. …
2. Riforme costituzionali che obblighino gli Stati al pareggio di bilancio. …
3. L’approvazione di cambiamenti nei trattati che permettano alle istituzioni europee un accesso molto più intrusivo nelle procedure nazionali.
4. Infine, i tedeschi sperano di raggiungere tutte queste cose senza scatenare elezioni in quei paesi. C’è il rischio che elezioni si trasformino in un referendum pro o contro l’Europa, il quale rischia di innescare un effetto che potrebbe potenzialmente portare giù tutto l’edificio europeo …
Questo piano tedesco ha però qualche problema.
Primo, questi governi di unità nazionale devono effettivamente essere formati. …
… Secondo, il parlamento che sostiene un governo tecnico non è esentato dal voto su austerità, i trattati e le riforme costituzionali. …
… Terzo, i cittadini non si devono ribellare. L’Europa è in una condizione di agitamento. …
… Quarto, i cambiamenti messi in campo dai governi tecnici non saranno necessariamente onorati dai governi che verranno dopo, politicamente più appesantiti. …
… Infine, tutto ciò deve avvenire senza che i mercati si mettano a ballare, scatenando una immediata crisi del credito. Questo è forse la cosa più difficile. La Germania ha bisogno che questi Stati sentano la pressione, ma se tale pressione dovesse diventare troppo altra, il risultato potrebbe essere l’opposto, ovvero la distruzione finanziaria. …
E’ una danza delicata: applicare la sufficiente pressione per indurre a significativi cambiamenti, mentre la Bce fornisce l’alimentazione. Il margine d’errore è molto sottile.
Tratto dal sito di geopolitica Stratfor