All’Europa manca un sistema di governance per far fronte alla crisi
20 Settembre 2011
di redazione
Ripubblichiamo un’analisi tratta dal sito Stratfor del 16 Settembre scorso, giorno in cui un segretario al Tesoro statunitense, Timothy Geithner, ha per la prima volta partecipato a una riunione dell’Ecofin, il consesso ove si riuniscono i ministri del tesoro e delle finanze dell’eurozona. Al momento della pubblicazione dell’analisi, l’incontro Geithner – Econfin doveva ancora aver luogo.
Il segretario al Tesoro statunitense, Timothy Geithner, giungerà in Polonia il prossimo venerdì per incontrare i ministri delle finanze dell’eurozona. In base alle informazioni di cui è in possesso Stratfor, questa è la prima volta che il segretario al Tesoro statunitense viene ammesso al tavolo. Una tale repulsione non deve sorprendere; l’eurozona è una creazione politica che nasce con l’intento di competere con il dollaro statunitense. La ragione di un tale cambiamento di rotta non deve però a sua volta sorprendere: l’euro vive un moment in cui fa i conti con i propri fallimenti, le cui conseguenze porteranno in dote almeno una nuova recessione. Scambiarsi appunti su come mitigare la crisi è di estrema utilità tanto per gli Americani che per gli Europei.
La presenza di Geithner è particolarmente utile per due ragioni. Prima di tutto, per quanto la politica interna statunitense sia contraddistinta da alte dosi di vetriolo, la politica monetaria statunitense è notevolmente collegiale. Le transizioni tra i segretari al Tesoro sono incredibilmente morbidi. Lo stesso Geithner ha lavorato per la Federal Reserve prima di assumere il suo attuale posto, e i partner di Geithner che sono chiamati a gestire il sistema USA – i presidenti della Federal Reserve e della Federal Deposit Insurance Corporation – sono tipicamente apolitici. Geithner possiede il sapere istituzionale nella gestione della crisi economica.
In secondo luogo, qualora egli non sia a conoscenza di qualcosa, può facilmente e velocemente entrarne a conoscenza chiamando uno dei presidenti succitati. Questo è un concetto alieno in Europa, che conta 27 separate autorità bancarie, 11 differenti autorità monetarie, e fa affidamento su almeno 30 entità con potere di mettere in piedi procedure di salvataggio.
Fare in modo che ognuno di questi organi sia sulla stessa linea d’onda richiede settimane di pianificazione, una sala conferenza di non piccole dimensioni e una piccola armata di assistenti e traduttori, seguita da settimane di negoziazioni durante le quali i parlamenti nazionali e forse il volgo stesso partecipa alle procedure di ratificazione. L’ultima versione del programma di salvataggio dell’Unione Europea è stata concordata il 22 di Luglio, ma potrebbe non essere pronta all’uso prima di Dicembre. Diversamente, i più importanti politici del sistema americano possono essenzialmente mettere insieme un paio di tavoli d’emergenza d’alto livello e concordare una nuova politica in un’ora.
Geithner senza dubbio farà notare che il sistema europeo non è in grado di sopravvivere all’intensificarsi della crisi almeno ch non si verifichino cambiamenti significativi. Nella lista dei cambiamenti necessari stanno – benché non ci si possa limitare sola a – la federalizzazione della regolamentazione bancaria, un’alterazione radicale dello statuto della Banca centrale europea che garantisca la messa in campo degli strumenti necessari alla mitigazione della crisi, e la formazione di una specie di staccionata ferrea attorno alle economie europee in difficoltà affinché le altre non ne siano travolte, e soprattutto una ricapitalizzazione del settore bancario europeo su cifre che si aggirano attorno a centinaia di miliardi di euro (se non trilioni di euro) – cosicché qualora dovessero presentarsi ulteriori problemi, l’intero sistema europeo non vada al collasso.
Tutti questi passaggi sono semplicemente illegali alla luce dell’attuale legge europea. Cambiarla, usando le procedure europee di formazione delle leggi attualmente in vigore, richiederebbe cambiamenti dei trattati, con un minimo di due anni di decorso tra negoziazioni e ratifiche. Escludendo dalla riflessione tutte queste questioni strutturali, ciò che rimane è la discussione sugli strumenti di gestione delle crisi simili a quelli messi in campo dagli Stati Uniti durante la crisi del 2008-2009.
Le lezioni che l’Europa ha da trarne possono essere cucite e fatte indossare agli odierni dilemmi dell’Europa, certo, ma esse non potranno apportare che soluzioni temporanee e marginali se le cause alla base della crisi non saranno affrontate alla radice.
Durante l’incontro gli europei chiederanno agli americani cosa Washington possa fare per aiutare. (Tecnicamente questa è una domanda che andrebbe rivolta al presidente della FED, ma è arcinoto che da qualche tempo Ben Bernanke e Tim Geithner stanno in chiamata rapida). La risposta ala domanda: esattamente la stessa cosa che il governo americano ha fatto durante l’ultima crisi finanziaria. All’epoca i mercati globali si bloccarono per paura, e le banche congelarono il prestito interbancario. Il credito e il prestito, e l’attività economica in generale, si fermarono bruscamente.
Per far fronte alla situazione, la FED garantì prestiti senza limiti denominati in dollari a bassi tassi di interesse praticamente a chiunque ne volesse e che fosse in condizione di fornire una ragionevole garanzia collaterale. A causa della profondità della crisi, anche le entità estere furono messe in condizione di accedervi. Ciò ha dato tempo agli investitori, prestatori e consumatori di riprendersi dallo shock. Dopo qualche mese di nervosismo, la normalità ha fatto ritorno e la FED ha richiamato a sé la liquidità.
Le parole d’ordine di quel sommario sono “prendere tempo”. Mentre il modello dell’economia americana si scontra con una buona ondata di critiche – giustificate o meno che siano – è comunque un sistema unico e unificato, dotato di regole chiare e modi comportamentali. La crisi europea è appunto una crisi perché l’Europa è priva di una singola autorità, priva di un unico pacchetto di regole applicabili, nessun arbitro in alternativa all’ennesimo summit. Quando il sistema americano ha accusato la crisi, la Fed e il Tesoro Usa poterono prendere tempo per permettere al sistema di aggiustarsi autonomamente. Le strutture che dovrebbero traghettare l’Europa attraverso una crisi non sono state ancora costruite.
Tratto da Stratfor
Traduzione di Edoardo Ferrazzani