Persino Lepore ammette che c’è un cortocircuito tra magistratura e politica

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Persino Lepore ammette che c’è un cortocircuito tra magistratura e politica

17 Gennaio 2012

"C’è chi approfitta della notorietà di un processo per finire in tv o sui giornali. E che invece di essere punito va in politica". Il che non è una grande scoperta. Ma la notizia sta nel fatto che ad accorgersene è nientemeno che l’ex procuratore capo di Napoli Giovandomenico Lepore, colui che ancor prima dello spread stava per assestare con i suoi fascicoli su escort e presunti ricatti – sbattuti su tutti i giornali – il colpo di grazia al già agonizzante governo Berlusconi.

Non ci voleva Lepore per confermare l’esistenza del sistema di "porte girevoli" che ha garantito a parecchi magistrati intraprendenti (e in certi casi ben ammanicati) un ingresso plateale sulla scena politica. Ma il fatto che anche lui ammetta una certa politicizzazione della magistratura fa molto riflettere. La lista dei magistrati convertiti alla politica è davvero lunga, specialmente la sua colonna di sinistra. Ex pm che della popolarità acquistata grazie alle loro inchieste (spesso discutibili) hanno fatto il biglietto d’ingresso ai Palazzi del potere, per cui "si deve ritenere che o sono stati fulminati dall’impegno politico nel corso della loro esistenza oppure, circostanza che non si può escludere, che abbiano fatto politica mentre svolgevano le funzioni di magistrato".

Di chi è la responsabilità di questo meccanismo? Qui riconosciamo il Lepore di sempre: "La colpa è proprio della politica – spiega in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno – che sceglie i magistrati famosi. Perché nessun pm o giudice di provincia è mai stato chiamato?". Insomma, se è vero che esiste un cortocircuito tra giustizia e politica, per Lepore la colpa è di quest’ultima, che non riesce a fare a meno di grosse esche con cui attirare nella propria rete più elettori. Glissa, invece, sulle responsabilità della magistratura e delle sue correnti politicizzate – cui pure fa riferimento – che di questa attenzione della politica si nutrono e prosperano. Senza troppa distinzione, in questo caso, tra pesci piccoli e pesci grossi.

Al di là di tutto, il dato di fondo è che comunque la si giri un problema nel rapporto tra giustizia e politica esiste e come. Due poteri che per definizione dovrebbero essere separati e che, al contrario, troppo spesso si compenetrano. Altro che autonomia. E se lo dice persino Lepore, forse è il caso di crederci.