Sfruttare le chance che offre l’Ue per gestire al meglio i fondi per il Sud
16 Novembre 2011
Monti, in uno dei suoi primi interventi, ha annunciato che intende promuovere la coesione, declinandola in tre aspetti, che ritiene fondamentali: la politica, il dialogo tra le parti sociali e i rapporti tra Nord e Sud. Sulla coesione tra parte alta e parte bassa dello stivale il Presidente incaricato dovrebbe partire dall’ultimo atto, che eredita dal Governo uscente: il piano Eurosud, lanciato qualche settimana fa a Bruxelles dal Ministro Tremonti e poi trasfuso nella "lettera all’Europa". L’ipotesi sembra consistere in una "modifica nella gestione dei fondi strutturali" e articolarsi essenzialmente su due azioni di metodo: riduzione del tasso di cofinanziamento italiano sulla programmazione dei fondi europei e gestione centralizzata di essi. In altre parole, la proposta sarebbe quella di ridurre l’impegno di spesa per il mezzogiorno e di commissariare i governi regionali! Il pensiero al Sud, insolito per l’ormai ex Ministro delle Finanze, ha fatto sorgere in alcuni osservatori anche il sospetto che l’obiettivo mediato fosse quello di portare i fondi per il Sud, sebbene ridotti, nelle casse centrali per poi spalmarli sull’intero territorio nazionale. Considerata la situazione, mi sento di invocare per questi, a discolpa, il noto motto andreottiano, secondo cui "a pensar male…". Sul punto meriterebbe un’attenzione priva di pregiudizio l’appello rivolto dal Governatore Zaia al collega Caldoro a non invocare un freno al federalismo "perché senza federalismo non c’è responsabilità" e senza responsabilità, aggiungerei, si rischia di perdere occasioni e risorse.
Il progetto Eurosud non trova riscontri immediatamente applicabili nella legislazione comunitaria. Il regolamento finanziario generale dell’ UE, che disciplina l’uso delle risorse, stabilisce le regole all’inizio di ogni periodo di programmazione. Queste possono essere modificate, con l’avvio di una complessa procedura di revisione, laddove lo stato richiedente notifichi particolari condizioni di bisogno. Non a caso tale iter è stato avviato e quasi concluso da Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Romania, Bulgaria. La commissione per le politiche regionali ha infatti in calendario per la prossima sessione l’approvazione della modifica del Regolamenti UE 1083/06, con la quale si prevede, per i paesi citati, un aumento del 10 per cento del tasso di cofinanziamento europeo con corrispondente riduzione del valore complessivo dei rispettivi piani nazionali. Il presupposto di tale deroga è l’ammissione dei detti stati membri alla procedura di assistenza finanziaria. L’Italia non ha mai fatto richiesta di aiuto e spero che non la faccia in futuro.
Ora, al di là dei tempi, non vedo possibilità per il nostro paese, a meno che il Governo non abbia in mente di arrendersi e di dichiarare la propria condizione di non autosufficienza, come hanno fatto i Pigs e i paesi dell’est. Il regolamento europeo al riguardo è molto chiaro: è possibile rinegoziare i tassi di cofinanziamento solo se si è sotto procedura di assistenza. I controlli da parte dell’Unione e dell’FMI non equivalgono tecnicamente a una procedura di assistenza, come adombrato da qualche pungente osservatore, tanto è vero che la Commissione Europea ha categoricamente escluso l’attivazione del Fondo salva-stati per l’Italia, frenando l’ennesima discesa della borsa.
Né tanto meno può considerarsi a tal fine l’atteggiamento del duo franco tedesco Merkozy, anche se nella sostanza esso equivale a un commissariamento, oltremodo penalizzante in quanto senza aiuti ma con tagli!
Con la risposta per punti programmatici fornita dal governo italiano al consiglio europeo abbiamo
riconquistato uno spazio di manovra. Adesso sta a noi utilizzarlo per fare qualcosa di buono o sprecarlo per continuare ad affossare il paese. Se la smettessimo di azzannarci tra di noi e iniziassimo a pensare agli interessi degli italiani, sicuramente gestiremmo meglio la nostra presenza nell’Unione.
Suggerirei di aprire immediatamente una discussione costruttiva sulla proposta di revisione delle procedure di spesa dei fondi strutturali. Non la condivido in assoluto e in particolare perché penalizzante per le regioni del Sud. Il punto fermo è che il rilancio della nostra economia deve partire dal mezzogiorno, al quale però non si può pensare di riservare uno spazio di mero osservatore. Se è vero, come viene affermato in uno dei 39 punti della lettera all’Europa, che si deve intervenire per “utilizzare pienamente i fondi strutturali, impegnandosi in una loro revisione globale, inclusi quelli per lo sviluppo delle infrastrutture, allo scopo di migliorarne l’utilizzo e ridefinirne le priorità in stretta collaborazione con la Commissione Europea" è altresì evidente che la ipotizzata riduzione delle risorse e l’affidamento della gestione al governo centrale non danno garanzia che questo porti realmente a "una più forte concentrazione dei Programmi sugli investimenti maggiormente in grado di rilanciare la competitività e la crescita del Paese, segnatamente intervenendo sul potenziale non utilizzato nel Sud, e su un più stringente orientamento delle azioni ai risultati (istruzione, banda larga, ferrovie, nuova occupazione)".
Questi temi potrebbero essere il punto di partenza per un confronto serio, nel quale coinvolgere tutte le forze politiche, animate dall’idea di reagire alla crisi per il bene comune. Spero siano in tanti a rendersi conto che l’Italia avrebbe bisogno di questo e non semplicemente di un cambio di guardia. Come mostrano gli ultimi avvenimenti, la vera preoccupazione degli osservatori europei non è mai stata la guida del nostro esecutivo, ma la vuota e dolorosa litigiosità della classe politica. Ne da’ conferma il Presidente Van Rompuy che, intervenendo al Lisbon Council del 15 Novembre, ha dichiarato: "Il presidente italiano incaricato è una persona brillante, ma questo non significa niente se manca una maggioranza in Parlamento che lo sostiene", aggiungendo poi che "il monitoraggio dell’Italia da parte della Commissione Europea e della BCE continuerà molto da vicino".
*Europarlamentare PPE-PDL