Negli scontri su Gerusalemme pesa il solito negazionismo anti-ebraico

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Negli scontri su Gerusalemme pesa il solito negazionismo anti-ebraico

28 Febbraio 2012

Israeliani e palestinesi di nuovo sulle barricate. Le dichiarazioni del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen durante la tre giorni di conferenza internazionale su Gerusalemme a Doha, Qatar, hanno complicato una situazione già instabile a causa degli scontri avvenuti venerdì scorso sulla Spianata delle Moschee. Una vera e propria battaglia tra manifestanti palestinesi e forze di sicurezza israeliane, con un bilancio totale di undici soldati e quindici palestinesi feriti.

Per Abu Mazen, l’intenzione degli israeliani di innalzare un tempio sulla Spianata delle Moschee non è altro che un tentativo di “cancellare e rimuovere in tutti i modi il carattere arabo-islamico di Gerusalemme”, “costruendo sulle rovine della Moschea di Al-Aqsa”. Il leader dell’ANP invita caldamente la popolazione araba ed i fedeli islamici a recarsi più spesso a Gerusalemme, rivendicando l’appartenenza della città: “Ci sarebbero ripercussioni politiche, morali, economiche ed umanitarie derivanti dal dimostrare che Gerusalemme appartiene a tutti noi, e che nessuno può impedirci di accedervi”. 

Dura la replica del Primo ministro israeliano Netanyahu, che in un comunicato ufficiale ribadisce la centralità di Gerusalemme come capitale del popolo ebraico da millenni a questa parte,  rendendo di fatto infondate le dichiarazioni di Abu Mazen. Il primo ministro Netanyahu ha affermato che “Gerusalemme continuerà a essere aperta per i credenti di ogni religione, ma resterà sotto il controllo di Israele. A chiunque sarà garantita la libertà di culto. Lo Stato di Israele si aspetta che chi affermi di promuovere la pace cerchi di educare la sua gente alla coesistenza pacifica, non che semini bugie e inciti alla rivolta. E’ ora che i leader palestinesi smettano di rinnegare il passato e distorcere la realtà”.

Dell’accaduto abbiamo voluto parlarne con la deputata Pdl Fiamma Nirenstein, giornalista ed esperta di Medio Oriente. Per la parlamentare, “l’intento di Abu Mazen è di riproporre  il pericolosissimo tema di Gerusalemme, che accende gli animi dei mussulmani da Al Fatah ad Al Qaeda. Le dichiarazioni sono di fatto una vera e propria aggressione ad Israele e al popolo ebraico. Impugnando il tema di Gerusalemme, si lascia andare ad una forma di negazionismo peggiore di quella dell’Olocausto, come già fece Arafat nel 2000 durante il summit di Camp David con Bill Clinton e Ehud Barak, quando sostenne che non c’era alcuna traccia del Tempio degli Ebrei sul Monte del Tempio. Gerusalemme è la culla dell’ebraismo, è il popolo ebraico stesso. Negare questo fatto, provato da mille memorie e da mille storici, significa compiere una manipolazione atta a rendere gli ebrei estranei e coloni in quello che è il luogo della loro nascita e la loro patria”.