Lecce, il centrosinistra sceglie la Capone (Pd) come candidato sindaco
24 Gennaio 2012
Il centrosinistra ha un candidato: sarà Loredana Capone a sfidare l’attuale sindaco di Lecce, Paolo Perrone (Pdl), nella prossima corsa a Palazzo Carafa. Le primarie cittadine del centrosinistra hanno infatti sancito la vittoria della candidata del Pd, attuale vicepresidente della Regione Puglia, con il 48,22 percento delle preferenze, grazie a cui ha superato sia il vendoliano Carlo Salvemini, fermatosi al 41,35 percento, sia l’esponente dell’Idv Sabrina Sansonetti, che invece non è andata oltre il 10,43 percento. Nonostante l’affluenza nettamente in calo rispetto al medesimo appuntamento di cinque anni fa (7810 elettori a fronte dei circa 12000 del 2007) e la percezione più o meno diffusa che le primarie, quando partecipate da un numero così esiguo di cittadini, non garantiscano con certezza che il vincitore sia il più adatto a rispondere alle esigenze di chi dovrà votarlo, quella della Capone ha tutti i crismi per rappresentare la candidatura più naturale e remunerativa in termini di voti che il centrosinistra potesse proporre, come in cuor suo penserà probabilmente anche Nichi Vendola.
Il Presidente della Giunta regionale, infatti, in parte per garantire l’imparzialità dovuta in circostanze simili da chi occupa il suo ruolo, ma soprattutto per non correre il rischio di trovarsi nell’imbarazzo di dover appoggiare un candidato che non fosse sua espressione in quella che è sempre stata una roccaforte del centrodestra pugliese, si è ben guardato dall’esprimere un’opinione durante la campagna elettorale culminata con le votazioni di domenica scorsa, nonostante i sondaggi di dicembre vedessero Salvemini in vantaggio di 32 punti percentuali nei confronti dell’esponente del Pd. Un dato, quest’ultimo, che fu reso pubblico proprio da Loredana Capone durante una conferenza stampa organizzata ad hoc dal suo entourage per sollecitare indirettamente i vertici del partito a impegnarsi ad evitare una sconfitta che avrebbe ancora una volta messo a repentaglio la posizione di dominanza del Pd all’interno della coalizione di centrosinistra a livello locale e nazionale. Questa strategia, che pare abbia fatto breccia su Massimo D’Alema e i suoi fedelissimi salentini, ha ampiamente ripagato la candidata democratica, alla luce dei 3783 voti ricevuti: un numero certamente non esaltante ma che, data la suddetta scarsa affluenza alle urne, le ha permesso di sopravanzare di circa 500 voti il primo inseguitore Salvemini.
Adesso per la Capone, che ha ricevuto i complimenti, fra gli altri, dell’assessore regionale Stefàno, del capogruppo del Pd alla Regione Puglia Decaro e dell’onorevole democratica Anna Paola Concia, arrivano già le prime grane. Dovrà infatti tenere in piedi una coalizione che corre il rischio di essere devastata e divisa tanto da queste primarie quanto dall’intenzione, da lei stessa annunciata, di allargare l’intesA a quante più possibili forze democratiche: Idv e Sel hanno già fatto sapere che modificare la formazione che ha affrontato insieme l’appuntamento di domenica scorsa allargandolo a partiti dalle scelte politiche ambigue rappresenterebbe un errore e sarebbe mal tollerato dagli elettori del centrosinistra.
La Capone ha attaccato anche il primo cittadino Perrone, dichiarando che rimarrà vicepresidente della Regione Puglia perché crede che questa carica le permetterà di “portare più benefici a Lecce di quanti ne porti Perrone da sindaco ”. Chissà cosa ne penserà quest’ultimo, che proprio qualche giorno fa, accettando di avere un confronto pubblico con il vincitore delle primarie del centrosinistra, aveva rimproverato la Giunta Regionale ed il suo vicepresidente di “Baricentrismo”, alla luce dei soli ottantamila euro destinati a Lecce nel settore della cultura, a fronte del milione e trecentomila disposto per il Bif&est di Bari.
La campagna elettorale, che si è quindi riscaldata prima ancora di iniziare, dovrà fugare tutte le incertezze e le perplessità che gli ultimi avvenimenti hanno lasciato nel centrosinistra pugliese: dall’immobilismo di Vendola, chiamato ora a scendere in campo in prima persona al fianco della Capone, alla questione sulla validità sostanziale di queste primarie, partecipate da una fetta troppo piccola degli aventi diritto al voto per rappresentare fedelmente l’espressione dell’intero elettorato leccese di centrosinistra.