Dagli scontri in Kosovo sembra che qualcuno remi contro accordi pacifici
28 Settembre 2011
di Lavdrim Lita
Kosovo, il "refrain" è sempre lo stesso: è tornata improvvisamente a salire la tensione nel nord di Mitrovica, in Kosovo, dove manifestanti serbi e militari della Kfor si sono affrontati con feriti da ambo le parti. Almeno 6 serbi del Kosovo e 4 militari, uno grave, della Nato sono rimasti feriti dagli scontri avvenuti ieri durante la rimozione blocchi stradali nella zona settentrionale di Mitrovica, che separa Serbia e Kosovo.
Teatro degli scontri Jarinje, il posto di frontiera con la Serbia bloccato da giorni da decine di serbi per protestare contro la presa di controllo della postazione e di quella di Brnjak da parte di poliziotti e doganieri kosovari albanesi, appoggiati da uomini di Eulex (missione europea) e della Kfor. A quanto pare gruppi di serbi hanno danneggiato due veicoli della polizia e Nato e forze dell’ordine hanno fatto affluire rinforzi nella parte sud, abitata dagli albanesi. Il portavoce Kfor, il colonnello Kai Gudenoge, ha detto che negli scontri anche un civile serbo è rimasto leggermente ferito.
L’ incidente, ha precisato, è avvenuto poco dopo le 13 quando i serbi radunati davanti al valico di frontiera di Jarinje (gate 1) hanno cominciato a sparare con armi di piccolo calibro. Il Kfor, per autodifesa, ha usato proiettili di gomma per contrastare la folla, come chiarito dal portavoce Gudenoge: “I serbi ci hanno attaccato con le pietre e bombe molotov ed uno dei nostri soldati è rimasto ferito gravemente, a quel punto abbiamo reagito per autodifesa coi proiettili di gomma”.
Nella mattinata il Kfor della Nato ha arrestato alcune persone che passavano il confine senza permessi, tra loro c’è anche Radomir Bogdanovic, uno dei capigruppo che contesta la rimozione dei blocchi stradali. Per questa rimozione dei blocchi da parte della Nato i Serbi parlano di azioni unilaterali, ma secondo Pristina si tratta dell’applicazione dell’accordo raggiunto il 2 settembre a Bruxelles sul riconoscimento reciproco dei timbri doganali e relativa rimozione dell’embargo incrociato. Dal 16 settembre scorso i serbi, che sono maggioritari nel nord della città di Mitrovica in Kosovo, bloccano le principali strade della zona per protestare contro la presa di controllo da parte di poliziotti e doganieri kosovari albanesi dei due posti di frontiera con la Serbia di Jarinje e Brnjak. I due valichi – che sono massicciamente presidiati dai militari della Kfor e dal personale Eulex, la missione europea in Kosovo – sono impraticabili a causa delle barricate erette dai serbi che impediscono il passaggio a persone e veicoli.
Tutto questo avviene mentre i negoziatori di Serbia e Kosovo sono in procinto di incontrarsi a Bruxelles sotto il patrocinio della UE per cercare di riprendere le relazioni, su questioni come il passaggio di persone e beni, i diritti di proprietà e i documenti personali. Il capo del team negoziale della Serbia nel dialogo con Pristina, Borislav Stefanovic, ha detto che gli incidenti a Jarinje influenzeranno negativamente i negoziati tra le due parti. Inoltre Stefanovic si è espresso su come gli incidenti significano che ci sono “poteri” che non vogliono risolvere le trattative con mezzi pacifici e per questa ragione istigano gente armata.
La Serbia, che si oppone all’indipendenza del Kosovo, ha ripetutamente avvertito che assumere il controllo dei varchi di frontiera da parte delle autorità kosovaree della Nato avrebbe portato a scontri, ma ora ha lanciato un appello alla calma e a nuovi colloqui. Il Kosovo, che conta un milione e 700mila abitanti circa, in gran parte albanesi, è stato riconosciuto da oltre 83 paesi, tra cui gli Usa e gran parte della Ue, dal 2008.