Più collegamenti per il Sud vogliono dire un’economia migliore per tutta Italia
01 Dicembre 2011
Se non sarà un vero isolamento, poco ci mancherà: dal prossimo 12 dicembre infatti, nel meridione e particolarmente in Puglia, Trenitalia attuerà tagli su quelle linee a lunga percorrenza che finora hanno costituito una garanzia del diritto alla mobilità per i lavoratori, gli studenti e i turisti del Sud e una risorsa importante per lo sviluppo economico del Paese.
Un ridimensionamento dei servizi ferroviari di questo genere non poteva lasciare indifferenti i sindaci, gli amministratori ed i parlamentari pugliesi, soprattutto alla luce del fatto che esso appare terribilmente in conflitto con “il potenziamento della metropolitana d’Italia” annunciato dall’amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato Mauro Moretti in occasione sia dell’inaugurazione della nuova stazione Tiburtina a Roma, sia di quella del Frecciarossa Milano-Napoli, nelle intenzioni “rivoluzione storica” che manda in pensione le vecchie prima e seconda classe e apre l’era dei quattro servizi Standard, Premium, Business ed Executive.
E così attraverso un’interrogazione parlamentare al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Passera da parte del Senatore D’Ambrosio Lettieri, una lettera inviata allo stesso Ministro dal Presidente della Regione Puglia Vendola ed una manifestazione organizzata a Roma per il 7 dicembre dai sindaci di Puglia, Calabria, Campania e Sicilia, il meridione sta provando a far sentire la sua voce nelle sedi competenti, criticando apertamente la politica di Trenitalia, troppo attenta a contrastare l’emergente concorrenza di NTV (società che costituisce il primo operatore ferroviario privato ad alta velocità dell’Unione europea e di cui fa parte, tra gli altri, il gruppo Intesa Sanpaolo, amministrato proprio da Corrado Passera) a discapito dei bisogni primari dei cittadini.
“Secondo quanto riportato dalla stampa locale del 15 novembre e 16 novembre 2011”, si legge nell’interrogazione parlamentare del Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri al Ministro Passera, “Trenitalia intenderebbe sopprimere, dal prossimo 12 dicembre, alcune fondamentali linee a lunga percorrenza che penalizzerebbe un’area geografica del Paese già fortemente discriminata per il livello di qualità dei servizi resi e per i ridimensionamenti già attuati nel recente passato”. I parlamentari pugliesi sono infatti convinti che tali soppressioni, acuendo l’isolamento in cui la Puglia già si trova, concorrerebbero a rallentare la ripresa economica del Sud e, di conseguenza, quella dell’intera nazione e pertanto hanno sollecitato il Ministro a considerare tanto la necessità di adottare iniziative che evitino tale disagio, quanto l’opportunità di “aprire un tavolo di confronto con tutte le istituzioni locali coinvolte, con le parti sociali e con Ferrovie dello Stato SpA al fine di ricercare ogni adeguata soluzione atta ad evitare le preannunciate soppressioni di corse ferroviarie”.
Come detto, il 7 dicembre prossimo saranno invece i sindaci del meridione, tra i quali il primo cittadino di Bari Michele Emiliano, a manifestare a Roma tutto il loro disappunto per questa situazione che rappresenta l’ennesimo tassello di un mosaico colmo, per Emiliano, di “atti unilaterali che riguardano il Sud e che colpiscono i suoi diritti” e che pertanto non possono più essere sopportati tanto dai consumatori dei servizi ferroviari, quanto dai dipendenti di imprese come la Servirail, costretta, col diminuire dei servizi alla quale sarà preposta, a licenziare 800 dipendenti in Italia, di cui 45 solo a Bari. Il documento firmato dai sindaci, oltre ad annunciare la suddetta manifestazione, rappresentava un invito per i Presidenti delle Regioni meridionali a promuovere azioni congiunte nei confronti del Governo Monti e delle Ferrovie dello Stato atte ad impedire che le decisioni annunciate da Trenitalia diventino realtà: questo invito è stato colto dal Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, che in una lettera inviata al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha fatto presente come, pur comprendendo “le attenzioni di Trenitalia verso parametri tendenti a una migliore utilizzazione del materiale rotabile e a una più incisiva ed economica gestione del servizio, con maggior enfasi in questo particolare periodo”, non può condividere “azioni o decisioni che tendono a rallentare o frenare i programmi di sviluppo di un territorio che sono fortemente connessi alla soddisfazione di esigenze di mobilità”.
Vendola pone particolare attenzione sugli orari imparagonabili agli standard nazionali delle tre coppie quotidiane (prima erano cinque) di “Freccia Argento” su Roma, sulla mancanza di collegamenti di Taranto con prodotti freccia diretti col resto d’Italia ed in particolare con la linea adriatica, nonostante gli sforzi che il territorio ionico sta facendo per valorizzare le proprie infrastrutture, e sulla riduzione dei servizi notturni sulla relazione Lecce-Bari-Roma. Insomma, non sono servite a nulla le relazioni di Mauro Moretti sulla necessità di tagliare alcune tratte di servizio alla luce di “un’operazione legata ai treni che sono del servizio universale, il cui committente è il governo cha ha tagliato le risorse”; né le giustificazioni del quartier generale barese della società ferroviaria che, annunciando che "quella che si vede sul web è solo la metà dell’offerta", rassicura sul fatto che i collegamenti sospesi sono quelli che avevano gli indici più bassi in Italia ed i conti economici in rosso: il meridione è insorto, pretende il rispetto dei propri diritti ed il supporto necessario per diventare finalmente propulsore di una crescita economica che, partendo dal Sud, faccia rifiorire un Paese mai come in questo momento bisognoso di politiche attente ai diritti primari comuni a tutti i suoi cittadini.