“Riforma nel solco di Biagi”

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“Riforma nel solco di Biagi”

09 Febbraio 2012

L’articolo 18 è vecchio,"fu inserito 40 anni fa nello Statuto dei lavoratori come emendamento Dc. Non va abrogato, ma è assurdo che sia intoccabile". Sull’orizzone politico, ci sarà un dopo-Monti e "confido che si possa essere tutti un po’ migliori, organizzandoci attorno a un bipolarismo più mite". A parlare è l’ex ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi.

Sacconi, il destino vuole che la riforma del mercato del lavoro vedrà la luce nel decennale dell’assassinio di Marco Biagi. Ci sono le premesse per pensare che il giuslavorista che collaborò con lei l’avrebbe sottoscritta?

«Credo di sì. La grande intuizione di Marco fu quella dello ‘Statuto dei lavori’, cioè di un sostanziale equilibrio tra una maggiore flessibilità di ogni singolo rapporto di lavoro e la maggiore protezione della persona nel mercato del lavoro, e sono certo che questi siano anche gli obiettivi del presidente Monti e del ministro Fornero».

Lei era ministro del Lavoro quando il governo ricevette la famosa lettera della Bce. Siamo sicuri che ci sia stato chiesto di riformare l’articolo 18?

«Non c’è ombra di dubbio, ce lo chiedono da tempo tutti gli organismi internazionali. Naturalmente nessuno si sogna di toccare i licenziamenti discriminatori, ma occorre incoraggiare la propensione ad assumere attraverso la non indissolubilità del rapporto di lavoro».

Molti ritengono che la riforma dell’articolo 18 serva a placare la Germania e i mercati più che a rivitalizzare l’economia…

«No, i mercati non sono stupidi. E non sono stupidi il Fondo monetario internazionale, la Commissione europea, l’Ocse, la Bce. Non sono disinformati né incompetenti, ci chiedono di riformare l’articolo 18 perché sanno che ciò contribuirà alla crescita dell’economia e dell’occupazione».

Sono possibili soluzioni intermedie o va abrogato e basta?

«Va riformato, non abrogato. Considerarlo intoccabile è assurdo: lo Statuto dei lavoratori è nato quarant’anni fa in tutt’altro contesto socioeconomico e per giunta l’articolo 18 non figurava nel testo originario. Fu introdotto con emendamento da un democristiano…».

La Cisl propone di sottrarre alle garanzie dell’articolo 18 i licenziamenti per motivi economici. E un buon compromesso?

«Ormai anche le imprese riconoscono che purtroppo abbiamo assistito a licenziamenti per motivi economici fin troppo facili, mentre la giurisprudenza è ostile al licenziamento per colpa. Inoltre sarebbe opportuno attuare l’istituto arbitrale che avevamo previsto e che è stato bloccato».

Per come conosce il sindacato e la politica, l’articolo 18 verrà effettivamente modificato?

«Sì, il governo è motivato a fare la riforma per ragioni interne ed internazionali. Quanto al ministro Fornero, è donna di carattere: non si piegherà alle intimidazioni ed anzi ne trarrà ulteriori motivazioni per andare avanti».

Che effetti politici produrrà la riforma a sinistra?

«Mi auguro che a dieci anni dal clima conflittuale che precedette la morte di Marco Biagi si possa registare che molte cose sono cambiate».

‘Ai liberi e forti. Valori, visione e forma politica di un popolo in cammino’: il titolo del suo ultimo libro, che lei presenta oggi a Firenze presso il nostro giornale, sembra preludere alla nascita di un movimento…

«È il contributo consapevole offerto alla costruzione di un movimento che riunisca tutti i moderati e che traduca in un fenomeno più collettivamente condiviso la grande esperienza segnata dall’immanenza fisica di un leader carismatico come Silvio Berlusconi».

In slogan: da Berlusconi al berlusconismo nel segno del Ppe.

«Sì, punto centrale è il primato della società sulla politica, sulle nomenklature autoreferenziali e sulle pulsioni giacobine di chi pensa di realizzare il bene comune come imposizione dall’alto».

Il dialogo sulla legge elettorale può avvicinare Pdl e Udc?

«L’Udc è stata parte della coalizione di centrodestra per tanti anni non solo per convenienza, ma per aderenza ai comuni valori non negoziabili della persona. La vita, la famiglia, la forma comunitaria sono i discrimini e se la politica dev’essere organizzata attorno a valori le nostre strade torneranno ad incontrarsi».

Che sistema politico prevede, dopo Monti? E poi: ci sarà un dopo-Monti?

«Ci sarà. Vedo prevalere nel governo uno spirito di servizio alla società e alle istituzioni italiane. Confido che dopo l’esperienza di Monti si possa essere tutti un po’ migliori organizzandoci attorno a un bipolarismo più mite».

(tratto da La Nazione)