Il debito italiano in pancia a Generali è una partita che deve risolvere Monti
23 Marzo 2012
di redazione
Le grandi imprese italiane sono vulnerabili in questa fase. Infatti fino ad oggi, non v’erano state ragioni per mettere in discussione le politiche conservative e la forza di Generali, il primo assicuratore italiano per premi. Ma da un po’ di tempo a questa parte, gli investimenti del gruppo, non da ultimi quelli nei bond emessi dal governo italiano, si sono rivelati molto meno sicuri di quanto non apparissero in precendenza.
I profitti di Generali si sono dimezzati a 860 milioni di euro a causa dell’indebolimento subito per quell’esposizione da un miliardo di euro sul debito greco, per la partecipazione in Telco (gruppo che controlla Telecom Italia) e l’abbassamento del valore delle azioni del gruppo. E il coefficiente di solvibilità della compagnia, che ha seguito la riduzione dello spread dei bond italiani, che si è ripreso col restringersi dello spread dal 117 % di fine 2011, oggi si attesta su un precario 132%.
Anche le prestazioni poco brillanti delle azioni di Generali (che hanno perso l’11 % negli anni passati, in ritardo sulle rivali) dicono molto. L’amministratore delegato Giovanni Perissinotto deve convincere gli investitori che non sono necessari nuovi capitali. Innalzare il coefficiente di solvibilità al 150% dovrebbe essere la sua priorità, data la vulnerabilità di Generali in relazione al debito dell’Italia (che costituisce il 40% del suo portafoglio in titoli sovrano).
Tagliare i dividendi potrebbe essere d’aiuto, benché si ricordi che ogni 75 milioni di dividendi equivalgono a soli 100 punti base di solvibilità – e gli investitori italiani contano su ogni singolo centesimo dei dividendi di Generali. Ne è testimonianza la caduta del 5 % nelle quotazioni del titolo di Mercoledì, dopo che Perissinotto ha più che dimezzato i dividendi, portandoli a 310 milioni di euro, con una riduzione di 400 punti base e pari al 36% del quoziente di pagamento. Ciò dovrebbe permettere, sperano a Generali, una redditività maggiore.
Perissinotto ha indicato come obiettivo un utile di 4,5 miliardi di euro per quest’anno, 5 miliardi per gli anni successivi. Sembra plausibile. Il settore vita è solido; sono al vaglio nuove proposte con margini del 20%. Il bilancio consolidato di 96,5 del settore non-vita è incoraggiante. A riguardo della possibilità di crescitafuori dai mercati di riferimento italiano, francese e tedesco sono promettenti, in particolare l’Est Europa.
Ciononostante, però, le quotazioni di Generali non si attesteranno al di là delle 1,3 volte del proprio attuale valore, almeno fino a quando Perissinotto non otterrà i risultati promessi. Per quanto riguarda invece l’esposizione [di Generali] al debito sovrano italiano, la situazione resta di fatto nelle mani del governo tecnocratico dell’Italia.
Tratto dal Lex column del ‘Financial Times’ del 21 Marzo 2012