Il silenzio degli imprenditori
26 Marzo 2012
Mi sarei aspettato, e aspetto ancora, una rivolta morale degli imprenditori pugliesi. Se le cronache politiche hanno al primo posto i nomi dei politici, di quelli vecchi e di quelli «nuovi», di quelli che hanno ricevuto qualche chilo di cozze pelose e di quelli che hanno preso tangenti, i fascicoli giudiziari hanno in cima alla lista il nome di imprenditori noti o spesso sconosciuti al grande pubblico, grandi famiglie o parvenu di incerta professionalità. Invece niente. In Sicilia c’è stato, e vivvaddio c’è, Lo Bello, in Puglia nessuno si ribella a questo andazzo che ha visto compromessa l’immagine dell’impresa. Eppure la Puglia, fra le sue particolarità di cui andiamo molto fieri, ha anche quella di essere una regione in cui lo schema tipicamente meridionale dello stato assistenziale assediato da una moltitudine alla ricerca del riparo sociale è rotto dalla presenza di migliaia di imprese che creano lavoro, che rischiano capitali, che si ingegnano su antiche e nuove produzioni. Tutti loro dovrebbero essere in prima linea contro gli scandali, contro questa associazione di idee per cui accanto all’impresa molti vedono incombere l’ombra inquietante dell’angelo custode, o del diavolo, rappresentato dall’affarista che si muove a suo agio nel mondo oscuro in cui politica ed economia si contaminano l’un con l’altro. Dove sono finiti quegli imprenditori pugliesi che fanno a gara con quelli del Nord Est per restituire all’Italia il suo volto produttivo? E’ mai possibile che di fronte a questa rappresentazione deformata della nostra vita pubblica non abbiano un sussulto civile, un moto di protesta, la forza di una dissociazione ferma e risoluta e che non sentano la necessità di convocarsi per dire che ora basta, che bisogna fare pulizia, che la cattiva impresa e i cattivi imprenditori stanno danneggiando l’immagine di una figura sociale decisiva per l’avvenire della Puglia? Li vedo invece acquattati, spesso indifferenti, in attesa che passi la nottata. La voce popolare dice che è sempre e solo colpa della politica.
Non c’è assemblea, non c’è trasmissione televisiva, non c’è viaggiatore sulla Rete che non raccolga appalusi e consensi quando accusa la politica, tutta quanta, di essere la sentina di tutti i vizi italiani. Ormai anche i politici cercano il consenso parlando male di se stessi ovvero azzannando quelli di loro che sono cascati nella rete del circuito mediatico-giudiziario. Eppure dove c’è un corrotto c’è un corruttore. Dove la politica diventa affarismo c’è sempre un’impresa che ha smesso di credere nel libero mercato. Perchè di questo si tratta. Il nodo politica-affari denuncia questo tradimento del mercato da parte di coloro che lo dovrebbero difendere. Vorrei ricordare a questi imprenditori silenziosi che tocca anche a loro difendere l’articolo 41 della Costituzione dove si recita che «l’iniziativa economica privata è libera» ma si intima anche che «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Alcuni di questi danni gli imprenditori pugliesi che sono coinvolti nelle inchieste giudiziarie li hanno arrecati. Se è giusto chiedere alla politica di rifondarsi e di essere più trasparente, se è sacrosanto pretendere che i leader scendano dal piedistallo su sui spesso si sono arrampicati avventurosamente è anche decisivo pretendere che in quella parte della società civile rappresentata dagli imprenditori vi sia un gesto di coraggio, una dichiarazione di guerra all’affarismo, un sussulto etico. Conosco l’obiezione. Che cosa si può fare un imprenditore, ovvero un’associazione di imprenditori, di fronte a chi, dalle sue file, tesse la trama del malaffare?
L’imprenditore non è un politico, risponde a se stesso, agli azionisti se ce li ha, alla sua famiglia, ai suoi lavoratori. E la sua associazione non ha il compito di vigilare su come lui fa impresa perché non è un partito politico. E’ tutto vero. Ma questa obiezione non regge a un’altra domanda: come mai nessuno vede mai nulla? Come mai nessuno denuncia gli intrecci affaristici mentre si stanno svolgendo? So che molti imprenditori fanno il loro dovere e sono utili alla Puglia. Altri, non pochi, li abbiamo visti affannarsi alla ricerca di protezione politica fino a mettersi in proprio per dominare la politica. Non si lamentino allora, quelli buoni e quelli cattivi, dei politici e della politica. Se la politica giuoca al ribasso è anche per colpa loro. Di quelli di loro che l’hanno corrotta e di quelli che sono stati zitti.
(tratto dal Corriere del Mezzogiorno)