L’unica cosa certa per i marò in India sono altre due settimane di carcere

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L’unica cosa certa per i marò in India sono altre due settimane di carcere

02 Aprile 2012

Un’odissea senza fine. Il giudice del Kerala ha oggi stabilito che i marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, passeranno altri 14 giorni nel carcere di Trivandrum, mentre la ‘Enrica Lexie’ rimarrà ancora ormeggiata in India, in attesa di una nuova valutazione sul rilascio della petroliera che avrà luogo domani. Il via libera alla nave italiana, inizialmente concesso previo pagamento di una cauzione di 440 milioni di euro, è stato poi contestato dai familiari delle vittime, che hanno fatto ricorso in tribunale. Sempre domani, verrà resa pubblica la data decisa dall’Alta Corte del Kerala per ridiscutere la giurisdizione del caso, contesa tra Italia e India. Tutto procede a rilento: dal 15 Febbraio a oggi, la situazione è invariata, con i dati balistici che non vengono pubblicati e i due fucilieri del battaglione san Marco che restano sotto la custodia giudiziaria indiana.

“E’ il tribunale a dover decidere come può essere risolta l’impasse”, è l’ultima dichiarazione del ministro degli Esteri indiano S.M. Krishna, a seguito dell’incontro durato mezz’ora con il primo ministro del Kerala, Oommen Chandy. Proprio Chandy aveva riacceso ieri la polemica sulla giurisdizione, sostenendo in conferenza stampa che “i due militari italiani hanno commesso un crimine che ricade sulla giurisdizione indiana, e devono quindi affrontare qui il processo”.  

Non si è fatta attendere la reazione del sottosegretario agli Esteri italiano, Staffan de Mistura, che definisce l’intervento di Chandy come “una dichiarazione inopportuna”. De Mistura ribadisce il sostegno del governo ai militari incarcerati in India, affermando che qualora la sentenza del giudice valorizzi la tesi della giurisdizione indiana, l’Italia farà ricorso alla Corte suprema. “Non abbandoneremo mai i nostri marò”, le parole di De Mistura, che ieri è ritornato a New Delhi per fare il punto della situazione con le autorità indiane.

La provocazione del Primo ministro del Kerala è apparsa in totale contrasto con il clima di distensione auspicato dal premier Mario Monti e dal Primo ministro indiano Manmohan Singh, che nel loro incontro alla conferenza sul nucleare di Seul avevano sottolineato la necessità di una decisione accettata dalle due nazioni. Monti aveva evidenziato come Singh si fosse “impegnato personalmente” nel trovare una “soluzione amichevole” alla vicenda. Non ha trovato conferma, invece, la versione riportata dal ‘Times of India’, secondo cui Monti avrebbe dichiarato di “rispettare la giurisdizione indiana sui due detenuti”.

Intanto in Italia prosegue con toni forti il dibattito sulla sorte dei due marò. Oggi è intervenuto di nuovo il presidente della Repubblica Napolitano: "La situazione è difficile ma ce la stiamo mettendo tutta". Per il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri il governo italiano "deve alzare la voce. Le autorità indiane non possono calpestare in questo modo i principi del diritto internazionale, che stabiliscono la competenza della nostra magistratura nel giudicare i due militari reclusi”. E se Italo Bocchino vicepresidente di Fli, critica l’assenza di una posizione ufficiale da parte di Onu e Nato, nelle file del Pd il parlamentare Samdro Gozi sollecita l’intervento dell’Unione europea e dell’Onu "per aumentare la pressione sul governo indiano" e giudica "inaccettabili le pressioni politiche del premier del Kerala sulla magistratura indiana".