Legge elettorale, passi avanti bipartisan. Il Pdl lancia la battaglia anti-tasse

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Legge elettorale, passi avanti bipartisan. Il Pdl lancia la battaglia anti-tasse

04 Aprile 2012

di L. B.

Anzitutto, la crescita. Anzitutto, stop all’aumento delle tasse. Il Pdl si intesta una battaglia, nel paese e in parlamento, con un pacchetto di proposte tecniche da presentare al governo dei tecnici. Sul versante delle riforme, è a un passo dal traguardo quella costituzionale e sulla legge elettorale si registrano passi avanti ‘bipartisan’. Almeno fin qui.

Alfano non enfatizza l’accordo sul lavoro con Monti e i leader di Pd e Udc e usa la ribalta mediatica di Porta a Porta per far capire che il Pdl pur sostenendo questo governo pagandone il prezzo politico più alto (il netto calo di consensi e la rottura con la Lega che lo stesso Alfano considera temporanea), non è disposto a fare il passacarte. Tutt’altro: il numero uno di via dell’Umiltà attende – come tutti del resto – di vedere tradotta in norma la ‘parola data’ all’intesa su un ddl che ancora non è alla sua versione ufficiale e sul quale deve pronunciarsi il Colle.

Non risparmia critiche sull’articolo 18 sul quale Bersani ha puntato i piedi per non lasciare troppa strada a Camusso, Vendola e Di Pietro, ottenendo un dietrofront di Palazzo Chigi sullo spinoso passaggio del reintegro, decisione che sostanzialmente torna, anzi resta, nelle mani del giudice nei casi di manifesta inconsistenza del licenziamento per motivi economici. Alfano sa bene di aver dovuto accettare la correzione, tanto che non esita a ribadire che il Pdl avrebbe votato la prima versione della riforma, ma è altrettanto consapevole che adesso può giocarsi una sorta di ‘contropartita’ con Monti. Almeno questo è l’obiettivo dichiarato dal segretario Pdl che annuncia una battaglia contro l’aumento dell’Iva che da settembre dovrebbe lievitare dal 21 al 23 per cento.

Non solo: battaglia anche sull’Imu. La tassa sulla casa che Berlusconi aveva tolto e Monti ha rimesso è un tema sensibile per i pidiellini e per l’elettorato di riferimento. Il fatto di averla votata in parlamento per senso di responsabilità di fronte a misure anti-crisi pesanti ma necessarie per evitare il default dell’Italia, non vuol dire averla digerita. Di qui l’iniziativa: a via dell’Umiltà i tecnici del partito stanno predisponendo una proposta ‘tecnicamente sostenibile’ per fare in modo che sia una tantum e che l’importo da pagare venga rateizzato. Alfano aggiunge che “nel 2013” dovrà essere cancellata, ovviamente se sarà il centrodestra a vincere le elezioni. Tassa iniqua perché colpisce un bene primario per oltre l’ottanta per cento della popolazione e perché all’Imu su aggiungono i nuovi estimi catastali che appesantiscono il ‘quantum’ che chi possiede un’abitazione dovrà corrispondere allo Stato e ai Comuni tra giugno e dicembre.

Una mossa che ovviamente ha in sé peculiarità elettoralistiche, visto le amministrative alle porte, ma che – pare di capire – non sarà solo propaganda dal momento che sul filone tasse il Pdl promette di fare sul serio. Un primo riscontro in questa direzione c’è già al Senato dove è appena approdato il decreto-banche rispetto al quale Gaetano Quagliariello assicura che il partito assumerà alcune iniziative per sostenere famiglie e imprenditori. Stessa cosa sul versante – strategico –  dei crediti che le imprese vantano con la pubblica amministrazione.

Riforme. Su quella costituzionale, la convergenza sull’articolato è confermata e già a metà della prossima settimana potrebbe essere presentato a Palazzo Madama l’emendamento al ddl all’esame delle commissioni. Quanto alla legge elettorale, si registrano passi avanti bipartisan. Dopo i dubbi e i maldipancia interni ai partiti (Pdl e Pd) che avevano fatto intravedere un probabile rallentamento, ieri la riunione dei ‘tecnici’ ha sancito una linea più possibilista sul raggiungimento di un accordo. Che per Pdl e Pd muove da un assunto: ok al modello tedesco ma senza indebolire il bipolarismo. Di qui la proposta di correzioni in senso maggioritario, anche se l’idea non entusiasma troppo il Terzo Polo. Certo è che il punto di caduta si troverà se ciascuno sarà disponibile a fare passi di lato.

Alfano ribadisce la linea: “Non appoggeremo mai una riforma che non consenta l’indicazione del premier, perché è fondamentale che i cittadini sappiano chi governa della coalizione che vince”. Le altre condizioni sono: il diritto di scelta degli elettori rispetto ai parlamentari e che la revisione del sistema di voto non consenta “ribaltoni: per noi è fondamentale che il partito che vince le elezioni va al governo”.

La prossima settimana nuovo round, prima i leader dei partiti poi gli ‘sherpa’. Sarà quello il passaggio vero per capire se tra un anno andremo a votare col ‘Porcellum’ che oggi tutti dicono di voler cancellare. Per ora, a parole.