Coppa del mondo di calcio e Olimpiadi: anche così il Brasile fa soft power

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Coppa del mondo di calcio e Olimpiadi: anche così il Brasile fa soft power

07 Aprile 2012

Sesta economia mondiale. Già, i dati macroeconomici, al riguardo, descrivono un Brasile in evidente avanzata. Un Pil in crescita del 2,7% nel 2011, del 5% nel 2010 e addirittura del 34% nel 2009. Il paese,  guidato dallo scorso gennaio da Dilma Rousseff, ha superato la Gran Bretagna nella classifica delle superpotenze economiche mondiali. Un boom in piena regola, una crescita inesorabile, un paese oramai nono esportatore mondiale di greggio, a seguito della scoperta lungo le coste brasiliane di ingenti giacimenti petroliferi e di gas. Si tratta, tuttavia, di un paese ancora pieno di contraddizioni, di diseguaglianze e povertà, ma comunque in totale espansione economica.

Nell’ottobre del 2009, il Brasile si è anche aggiudicato i Giochi della XXI Olimpiade, che si terranno a Rio De Janeiro dal 5 al 21 agosto del 2016. Senza contare la fase finale dei Campionati mondiali di calcio, che vede anche in questo caso il Brasile paese ospitante nell’estate del 2014. Eventi del genere, evidentemente, costituiscono una ghiottissima opportunità per una nuova ed ulteriore avanzata economica brasiliana.

Un vero e proprio volano per la crescita del paese, per un processo di sviluppo possibile grazie alla promozione di nuove infrastrutture e al rilancio delle aree urbane: 10 bilioni di dollari di finanziamento, provenienti dal bilancio pubblico ma anche da eminenti investitori privati, tra cui la Odebrecht SA, la Tishman Speyer e la Multiplan SA.

Un fiorire di opere infrastrutturali in divenire, quindi: dal treno in grado di collegare rapidamente i luoghi delle gare, ai nuovi tram fino ad arrivare alla completa riqualificazione del distretto portuale di Rio, il cosiddetto progetto “Porto Maravilha” costituito da musei, uffici, parchi e persino da una darsena per navi da crociera. Ed ancora: i Giochi si terranno prevalentemente nella spiaggia di Barra da Tijuca. A tale scopo, è prevista la costruzione di una superstrada tra la spiaggia e l’aeroporto internazionale di Rio e di una metropolitana da Barra da Tijuca a Ipanema e Copacabana.

Un Brasile in pieno movimento, quindi, grazie ad una classe dirigente capace di saper vedere oltre il proprio naso, di riconoscere l’opportunità derivante da una candidatura ai Giochi olimpici, nonché di superare alcuni fattori di criticità di non poco conto: infrastrutture decadenti, alto tasso di criminalità e un sistema normativo poco trasparente. Ciononostante, il paese ha deciso ugualmente d’intraprendere, di partecipare e di essere protagonista nello scacchiere mondiale anche e soprattutto attraverso la candidatura di Rio De Janeiro alle Olimpiadi del 2016.

Vecchia storia quella dei Giochi olimpici base di un rinnovato miracolo nazionale. Si pensi, ad esempio, alle Olimpiadi di Roma del 1960. Un paese, l’Italia, in piena espansione economica grazie al volano dei Giochi, sebbene in quel preciso contesto storico provenisse da una guerra disastrosa e da un dopoguerra altrettanto tragico. Senza contare il caso di Barcellona 1992 e di una città totalmente riqualificata in termini infrastrutturali. Certo, c’è da considerare anche l’esempio greco. Il caso delle Olimpiadi di Atene del 2004: la spesa pubblica impazzita, i conti truccati, ed un paese le cui prime avvisaglie del baratro, del precipizio verso un’inesorabile fine già si avvertivano da tempo. Un paese non in grado di reggere la spinta propulsiva dell’ammodernamento.

In questo senso, la scelta del governo Monti di non presentare la candidatura italiana per le Olimpiadi del 2020 non appare affatto lungimirante. Si dirà del debito pubblico italiano, il terzo del mondo e il secondo dell’Eurozona, 120% del Pil e 1900 miliardi di euro in termini assoluti. Un’obiezione non priva di fondamento. Un’obiezione che però non tiene conto di un’Italia in piena recessione: Il Pil del primo trimestre del 2012, infatti, ha raggiunto quota -0,7%. E’ vero, i Giochi olimpici portano sì più spesa. Ma anche più sviluppo e più crescita.

Il Brasile, dal canto suo, punta a divenire quinta potenza economica mondiale. Anche grazie alla crescita derivante dall’organizzazione dei Giochi. Per l’Italia, invece, se le stime si riveleranno corrette, si prospettano anni di stagnazione; anni di battaglia e resistenze in materia di opere pubbliche. Su tutti, esemplificativo è il caso della Tav in Val di Susa e dell’applicazione scientifica della logica del Nimby (Not in my back yard). Detto ciò, fossimo stati in Monti un pensiero a presentare la candidatura al Cio l’avremmo fatto. Peccato.