Credito Popolare: dare fiducia all’economia reale
13 Aprile 2012
La crisi finanziaria che ha comportato l’attuale recessione in Italia ha colpito l’economia reale ed i soggetti più deboli. All’interno di un contesto europeo, il sistema bancario del nostro Paese si è mostrato sostanzialmente sano; grazie ad un modello ancora tradizionale di concepire l’attività bancaria. All’interno di esso si sono distinte per il loro operato le Banche Popolari cooperative, da sempre votate all’erogazione di credito per finanziare l’economia reale. Questi istituti sono infatti caratterizzati da uno scarso peso della finanza strutturata nei loro attivi, essendo invece focalizzati alla raccolta retail (depositi e obbligazioni a privati).
Nonostante la profondità della recessione il Credito Popolare non ha praticato il credit crunch, espandendo invece i finanziamenti all’economia reale. In merito, i più recenti dati aggiornati a dicembre 2011 mostrano che negli ultimi anni la quota di mercato relativa agli impieghi delle Banche Popolari è notevolmente cresciuta, passando dal 22,5% del 2008 al 24,7% nel 2011. Si sono registrati notevoli aumenti per quelle relative alle famiglie produttive e alle società non finanziarie, salite di oltre 2 punti percentuali e giunte, rispettivamente, al 24,8% e al 24,7%. Analizzando il dato per branche di attività economica si può comprendere bene l’attenzione delle Banche Popolari nei confronti di alcune di esse, come l’agricoltura, le attività manifatturiere, l’edilizia, e il commercio. La quota di mercato relativa alle imprese agricole è salita negli ultimi tre anni di 2,1 punti percentuali, arrivando al 23,2%, lo stesso è accaduto anche per quella delle attività manifatturiere giunta al 23,2% (+2,3 punti percentuali), e all’interno dell’industria in senso stretto si sono distinte in particolare le attività relative a “carta, stampa, editoria” e “prodotti energetici”, con aumenti rispettivamente di 4,2 e 4 punti percentuali. Incrementi della quota di mercato hanno riguardato anche l’edilizia e le opere pubbliche (+3,6 punti percentuali) e le comunicazioni (+7,5 punti percentuali), giunte al 28% e al 25,7%.
Questi aumenti fanno comprendere la dinamica del credito degli istituti di Credito Popolare, che hanno visto continuamente aumentare i loro impieghi, rivolti principalmente alle attività manifatturiere all’edilizia, e all’agricoltura, rispettivamente con erogazioni di 65, 48 e 10 miliardi di Euro nel 2011, anche negli anni della recente crisi economica.
La concessione di credito in una fase economica recessiva è molto complicata per tutti gli intermediari, poiché richiede una maggiore attenzione, esponendo le banche a maggiori rischi legati alla possibilità di rimborso da parte dei soggetti beneficiari. In questi anni, infatti, la rischiosità del credito è aumentata per il sistema bancario sempre di più, man mano che la morsa della crisi si faceva più stretta. Nel nostro Paese la rischiosità è aumentata per il sistema bancario di quasi 5 punti percentuali negli ultimi tre anni, passando dal 3,3% del 2008 all’8,1% nel 2011. Incrementi significativi si sono registrati sia per le famiglie produttrici che per le società non finanziarie, giunte rispettivamente al 10,3% e al 7,8%.
A fronte di un tale deterioramento della qualità del credito, dati decisamente positivi sono stati registrati dalle Banche Popolari che hanno visto aumentare la loro rischiosità in proporzioni minori rispetto al dato medio nazionale. È arrivata, infatti, nel 2011 al 6%, oltre 2 punti percentuali in meno del sistema bancario. Dall’analisi per branche emerge, inoltre, una minore rischiosità lo scorso anno in particolare per l’agricoltura, le attività manifatturiere, e tra queste la lavorazione di prodotti in cuoio ed i materiali per forniture elettriche.
Le analisi condotte confermano come durante la crisi la Cooperazione Bancaria abbia proseguito nella sua azione di sostegno delle piccole e medie imprese e delle famiglie, i soggetti maggiormente esposti alla recessione e, proprio per questo, bisognosi di maggiori attenzioni, evidenziando una significativa migliore efficienza allocativa rispetto agli altri intermediari creditizi. Essere una banca che basa la propria mission sul relationship banking, ossia su un modello operativo che pone al centro della sua azione quotidiana la figura del cliente e con il quale costruisce un legame stabile e duraturo nel tempo, non cercando guadagni di breve termine e più rischiosi, ha permesso durante la crisi di operare come elemento di stabilità e di salvaguardia per l’economia reale, confermando come la Cooperazione Bancaria continui ad essere, ancora oggi, un valore moderno e attuale.