Ecco perché la sfida ‘à gauche’ di Melanchon preoccupa molto Hollande
14 Aprile 2012
Siamo alle battute finali nella battaglia per la conquista dell’Eliseo. Tra pochi giorni, il 22 Aprile, in Francia ci sarà il primo turno di elezioni presidenziali. Nei sondaggi, è ancora un testa a testa tra François Hollande e Nicolas Sarkozy. Gli ultimi due sondaggi disponibili, a cura "Ifop R" il primo e "Bva" il secondo, danno il socialista al 27% e al 30% al primo turno, mentre Sarkozy si attesterebbe al 28,5% e al 27% rispettivamente. Quanto ai dati dei due sondaggi sul secondo turno, fedelmente all’andamento degli ultimi mesi, il divario tra i due è ancora grande. Secondo la rilevazione "Ifop R" il socialista guida con un margine dell’8%, un vantaggio quello di Hollande che nella rilevazionie "Bva" raggiunge addirittura il 12%.
Dal canto suo, Sarkozy spera ancora nella rimonta (d’altronde se il candidato non ci crede tanto vale mandare a casa armi e burattini) ma le sue chance sono esigue. Per questa ragione la strategia dell’Eliseo è quella di giocare sulla presidenzialità dell’uomo Sarkozy e sulla mancanza di realismo politico che contraddistingue il programma politico del socialista François Hollande. Un strategia che sembrava pagante, soprattutto dopo il ‘ritorno istituzionale’ che la Francia ha subitoall’indomani degli attacchi terroristici di Tolosa. Ma è stato un fuoco fatuo.
Se Hollande sembra effettivamente il favorito in quella che The Economist definisce comunque la “campagna [elettorale] più frivola dell’Occidente”, la sua popolarità non è in fase ascendente. Il candidato socialista, l’uomo dei ‘60 engagements pour la France’, dei sessanta impegni per la Francia, ha un altro problema politico: non tanto dal Centro dello spettro, dove la stanca candidatura UDF di François Bayrou non è mai decollata, quanto piuttosto proveniente da Jean-Luc Melanchon, candidato del Front de Guache (un cartello elettorale che comprende anche il quasi defunto PCF, il partito comunista francese).
Il tribuno radical dagli occhi verdognoli, i denti ingialliti dalla nicotina e l’oratoria degna di un De Gaulle, ha nelle ultime settimane iniziato a ‘strappare’ intenzioni di voto alla candidatura socialista di Hollande, tanto da farlo assurgere alla terza posizione in gran parte dei sondaggi francesi, mettendolo testa a testa con Marine Le Pen del Front National, la formazione di destra che da anni subisce una conventio ad excludendum da parte dei partiti della Véme République.
Melanchon sta cavalcando la sfrustrazione di un pezzo d’elettorato progressista francese che vede il moderatismo bourgeois di sinistra di Hollande – la “gauche en peu folklorique”, la sinistra un po’ folkloristica, come l’ha definita il candidato Melanchon – come fumo negli occhi. Un’ascesa, quella melanchoniana, che rende nervoso il vertice di Rue Solferino, ove si trova la sede parigina del PSF, non tanto sul fronte presidenziali, ove Melanchon non ha un reale potere d’indirizzo al secondo turno (benché delle negoziazioni per le condizioni dell’endorsement melanchoniano tra emissari dei due candidati siano a quanto pare già in corso). Il problema per i socialisti è il ruolo che il Front de Gauche potrebbe giocare alle legislative che si terranno il prossimo Giugno. La sinistra radicale rischia di accaparrarsi molti seggi parlamentari, o comunque essere l’ago della bilancia in molti ballottaggi al secondo turno, là ove si genera quello che in Francia va sotto il nome di ‘mercato delle vacche’, ovvero le negoziazioni, e annesse spartizioni di potere, tra capi di partito locali per l’indirizzo dei voti dei candidati esclusi al primo turno.
Un folto manipolo di frontgauchisti guidati da Melanchon renderebbe molto complicata la composizione di una compagine di governo omogenea a guida PSF per il presidente François Hollande nell’eventualità che un socialista torni effettivalemente all’Eliseo dopo 17 anni dalla fine del regno mitterandiano (ammesso e non concesso che il presidente François Mitterand fosse davvero un socialista).
Comunque vadano a finire le lotte intestine alla gauche francese, la sorte di Nicolas Sarkozy sembra comunque segnata. E forse, come abbiamo già sostenuto su questo giornale, con lui finisce semplicemente un ciclo politico. Non stupisce la sua uscita di scena, soprattutto quando non si sono ottenuti grandi risultati durante il proprio quinquennio. C’est la vie (politique), M. le President!