Rendere pubblica la ‘guerra dei droni’ è un altro segno di debolezza di Obama

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Rendere pubblica la ‘guerra dei droni’ è un altro segno di debolezza di Obama

19 Maggio 2012

Nello Yemen si assiste da tempo a una guerra tra l’esercito yemenita, con il fondamentale supporto dei droni statunitensi – gli aerei militari senza pilota – e i miliziani di Al Qaeda. Un conflitto sottostraccia, nel quale gli Stati Uniti cercano di ottenere con uno sforzo bellico minimo, il massimo dei risultati sul piano militare. Solo nella giornata di giovedì, i droni hanno causato la morte di 16 persone nella provincia di Abiyan, a sud del Paese arabo, portando così a 250 il numero degli uccisi negli ultimi tre anni di attacchi. Lo Yemen non è l’unico Paese oggetto di ‘drone war’, la guerra dei droni: tanto per citare degli altri esempi, si ricordi l’Algeria, per combattere e sconfiggere i qaedisti presenti nel nord e nell’ovest del Paese, la Nigeria, in chiave anti Boko-Haram, nonché la Somalia e il Pakistan.

Già ampiamente utilizzati nella campagna di Libia a protezione della popolazione civile repressa dal regime di Gheddafi, i droni rappresentano oramai un elemento imprescindibile della politica estera americana. O meglio, della strategia anti-terrorismo dell’amministrazione Obama. Sì, lo stesso presidente Barack Obama, panacea di tutti i mali mondiali per i progressisti americani ed europei e insignito del Premio Nobel per la Pace ‘alla fiducia’ nell’Ottobre del 2009.

Ora, l’amministrazione Obama, con il discorso del consulente anti-terrorismo John Brennan al Woodrow Wilson Center di Washington del mese scorso e il ‘coming out’ del segretario alla difesa Leon Panetta sull’uso dei droni nello Yemen, sta man mano rendendo pubbliche le operazioni (una volta segrete) che ne comportano l’utilizzo. Le presidenziali del prossimo Autunno sono alle porte e, in tale ottica, il presidente in carica non può permettersi alcuna défaillance.

Il Pentagono, tuttavia, ha da sempre attuato una politica di divulgazione delle operazioni militari segrete una volta concluse, evitando però di discuterne nel merito. Adesso, stranamente a ridosso delle presidenziali, l’amministrazione Democratica decide di cambiare politica su questo fronte.

Un ripensamento, quello del presidente Obama, che sta creando più di un attrito con la Cia. Ufficiali del Servizio Segreto statunitense si sono apertamente opposti alla pubblicizzazione dei dettagli di quella parte del ‘drone program’ sotto il loro controllo, per il timore che possa crearsi un precedente capace di ripercuotersi sulle prossime operazioni segrete; rivelare i dettagli degli attacchi, infatti, fiaccherebbe non poco la battaglia americana contro il terrorismo islamico.

Emergono dall’affaire anche una serie di delicatissime questioni di carattere giuridico: anzitutto, occorre rammentare la vicenda di Anwar al-Awlaki, membro di spicco di Al Qaeda e probabile successore di Osama Bin Laden alla guida dell’Organizzazione. Al-Awlaki viene ucciso a seguito di un attacco di un drone il 30 Settembre del 2011 ad al-Jawf, nonostante fosse a tutti gli effetti un cittadino statunitense e avesse diritto, in quanto tale e prima dell’uccisione, al giusto processo secondo la legge. Da allora, negli Usa è nato un ampio dibattito sulla legalità delle uccisioni mirate parte di operazioni anti-terrorismo che si abbattano su cittadini statunitensi e se, addirittura, sia lecito compiere azioni contro di essi all’interno del territorio americano.

Parte della comunità giuridica americana, inoltre, ha più volte chiesto all’amministrazione Obama di chiarire quali gruppi o persone potessero considerarsi obiettivi legittimi in base all’autorizzazione congressuale all’uso della forza contro gli autori degli attacchi dell’11 Settembre.

Tuttavia, al di là di tediosi ragionamenti tecnico-giuridici – tuttora irrisolti, peraltro – sotto l’aspetto strettamente politico ciò che conta realmente è la fine dell’American Dream 2.0 promesso da Obama durante la sua messianica campagna di 4 anni or’ sono. Di fatto siamo di fronte a un presidente, Barack Obama, che in mancanza di risultati sul fronte dell’economia e determinato a non esporsi a critiche su questo fronte, ripensa la segretezza del ‘drone program‘ per non compromettere la sua rielezione alla Casa Bianca. Come spesso emerge, analizzando le mosse del presidente in carica, si tratta sempre e solo di politica elettorale.