Landini vince un nuovo round contro Marchionne: Fiat condannata

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Landini vince un nuovo round contro Marchionne: Fiat condannata

22 Giugno 2012

Fiom versus Fiat. Già, la campagna del sindacato cigiellino dei metalmeccanici contro il gruppo industriale guidato da Sergio Marchionne non sembra conoscere fine. Una ‘guerra’ attuata a suon di ricorsi e relative sentenze degli organismi giudiziari competenti. Non da ultimo, con la decisione del Tribunale di Roma di condannare l’azienda torinese per ‘discriminazione’ a danno della Fiom a Pomigliano.

I fatti: al referendum del 22 Giugno 2010, oltre il 60% dei lavoratori si dichiarò favorevole allo sblocco di quei 700 milioni di euro d’investimenti volti a trasferire la produzione della Panda nell’impianto campano. A seguito dell’esito positivo del quesito referendario, il 29 Dicembre dello stesso anno venne siglato un accordo tra la Fiat e le forze sindacali – Fim, Uilm, Ugl e Fismic, con la sola eccezione della Fiom – sostitutivo del contratto collettivo nazionale di categoria. Punti cardine dell’accordo: lavoro in cambio di maggior produttività, nonché norme più stringenti su straordinari, pause, permessi e malattia.

Per il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, un’inaccettabile sospensione dei diritti sanciti dalla Costituzione e dallo Statuto dei Lavoratori. Per la Fiat, invece, un necessario passo in avanti verso una più efficiente ed efficace organizzazione produttiva dello stabilimento. Al riguardo, si consideri un dato esemplificativo: secondo una ricerca effettuata da L’Economist alla vigilia dell’intesa del 29 Dicembre, la produttività annuale di Pomigliano si attestava a quota 29,5 auto per ogni lavoratore, a fronte delle 79,7 delle fabbriche brasiliane e, addirittura, delle 98 degli stabilimenti polacchi.

Per rendere operativo il nuovo corso pomiglianese, poi, la Fiat ha realizzato una sorta di fictio iuris. I lavoratori hanno rassegnato le proprie dimissioni, salvo poi essere riassunti nella newco ‘Fabbrica Italia’. Insomma, contratti di lavoro ex novo, e totale garanzia del Tfr, dei livelli contributivi e degli scatti di anzianità a partire dal primo giorno in fabbrica.

Ma veniamo all’oggi: il Giudice del lavoro di Roma ha ordinato alla Fiat di assumere 145 lavoratori cassaintegrati nella vecchia Pomigliano e iscritti alla Fiom. Inoltre, diciannove di essi avranno diritto a 3mila euro di risarcimento. Le ragioni della decisione parrebbero presto dette: la Fiom avrebbe fatto causa alla Fiat sulla base di una normativa nazionale del 2003 di recepimento di alcune direttive comunitarie sulle discriminazioni. Ora, su 2.093 assunti da ‘Fabbrica Italia’, nessun nuovo assunto risulterebbe iscritto all’organizzazione di Landini.

La Fiat, dal canto suo, proporrà appello, riservandosi – come nel caso dei tre lavoratori Fiom di Melfi – di non dare applicazione alla sentenza di primo grado. La linea difensiva del Lingotto, in tema, ha giocato sul principio secondo cui, a seguito dell’intesa con le forze sindacali firmatarie, non fosse più in grado di sapere chi, tra i dipendenti, fosse iscritto alla Fiom.

Infine, verrebbe da chiedere: a quando una causa di discriminazione a contrario? Meglio, chi non iscritto a qualsivoglia sindacato potrà mai rivolgersi a un giudice per una mancata assunzione?