“Pdl in agonia, con Alfano voglio costruire un partito alla Cameron”
21 Giugno 2012
Il telefonino trilla e la suoneria ricorda il verso di un grillo. Niente a che vedere con Beppe l’antipolitico, assomiglia di più, per metafora, al ‘grillo parlante’ della favola di Collodi quando avverte su ciò che potrà succedere. Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto ed ex ministro, tra i fondatori di Forza Italia, di segnali ne ha mandati molti in questi mesi sul rischio che il Pdl perda inesorabilmente consensi. I sondaggi oggi danno la curva all’ingiù e per questo c’è bisogno di ricostruirloi. Non nella forma attuale: Galan scende in campo per le primarie ed è pronto a lavorare con Alfano alla costruzione di un partito sul modello anglosassone, nel quale convivano uomini anche con idee molto distanti tra loro. Come accade in Inghilterra con Cameron, o in America con i repubblicani.
Galan, perché si candida alle primarie del Pdl?
Per tre motivi. Il primo: le primarie sono una novità assoluta nel mondo occidentale non anglosassone per uno schieramento di centrodestra. Vuole che io non ne resti affascinato?
Secondo e terzo motivo.
Con la mia candidatura rappresento un’area che si ispira ai principi liberali e che significa quasi dieci milioni di voti (dato delle europee) che poi abbiamo tradito e abbandonato. Terzo motivo: mi candido per una storia personale. Per quindici anni ho governato una grande regione, il Veneto, dimostrando di saperlo fare. In Veneto, ho fondato Forza Italia, la migliore esperienza rispetto alle altre regioni italiane. Non ho alcun complesso di inferiorità, né di superiorità elettoralmente parlando. E se non bastasse, ho anche fatto il ministro in un periodo difficile e non mi pare di averlo fatto male.
Ma come Galan, lei si candida e non ci sono ancora le regole…
Io l’ho fatto d’istinto. Adesso aspetto le regole. Considero quella delle primarie la migliore iniziativa per risollevare le sorti del partito, a patto però, che vengono fatte seriamente, con regole serie.
Quelle che tutti i maggiorenti del Pdl invocano. Lei cosa propone?
Primarie aperte. Il mio elettorato non sono quelli che hanno portato oggi il partito al 15 per cento, come segnalano i sondaggi. Il mio elettorato è fatto di quei nove milioni e passa di voti che abbiamo preso negli anni migliori.
Sì, ma quei voti oggi non ci sono più.
Io sono qui per dare a quegli elettori un motivo concreto per ritrovare speranze, valori, idee e sogni.
Insisto: lo spirito del ’94 non esiste più.
Lo so. E’ per questo che va ritrovato. Non significa fare un’operazione nostalgica, significa ritrovare programmi, ideali da non tradire più.
Secondo lei chi li ha traditi?
Il Pdl, perché ha messo in mano la realizzazione dei programmi a chi non ci credeva. A Tremonti, ad esempio. Come capo della Lega esercitava la golden share sulle scelte del governo e ci ha impedito persino le più elementari riforme alla base del nostro programma e tra queste, l’abolizione delle Province e la riforma delle pensioni.
Insomma tutta colpa di Tremonti?
Il secondo responsabile è una larghissima parte di An che non riesce neppure a pronunciare la parola ‘liberale’, ancorata com’è a logiche stataliste e corporative. Sono convinto che il combinato disposto di due fattori – Lega da un lato e An dentro il Pdl dall’altro – abbiano tolto le radici di ispirazioni liberale che erano l’essenza dello spirito liberale determinando così il crollo dei consensi registrato in questo periodo.
Sarà contento La Russa…
E io sono molto scontento di tutti i voti perduti. La Russa ne faccia un’altra di analisi se c’è. Credo che i toni, gli argomenti, il modo di porsi da parte degli esponenti della destra non possono che trascinarci al consenso che la destra nel paese ha sempre avuto, ovvero al di sotto del 10 per cento.
Torniamo alle regole delle primarie. Aperte e poi?
Organizzate sul modello delle primarie americane, regione per regione. Il cittadino va, si iscrive alla lista versa due euro perché siccome il Pd ne chiede uno e noi siamo all’esordio, va bene due euro. Eppoi perché le primarie del Pd sono tanto per far qualcosa come dimostrano i casi di chi ha vinto (vedi Chioggia) la consultazione poi è stato sottoposto a un cambio in corsa.
Qual è il suo obiettivo o meglio, la sua sfida?
Il tentativo di recuperare coloro che ci hanno abbandonato in questi anni.
La sua prossima mossa?
Sto pensando all’organizzazione di una serata, magari in una storica pizzeria di Milano 2, alla quale inviterò i venti fondatori di Forza Italia.
Ma la sua candidatura alle primarie non rischia di indebolire quella di Alfano?
Se qualcuno lo pensa, vuol dire che non ha capito niente. Alfano non ha bisogno né di primarie di comodo, né di ludi cartacei. Ha bisogno di un confronto vero, di un dibattito vero intorno a idee, programmi e uomini.
Non ci sono ancora le regole e già lievitano i candidati che sarebbero arrivati a otto.
E’ la democrazia. In America nessuno vieta a un cittadino di candidarsi alla presidenza. Spero che tutti abbiano motivazioni solide per farlo come le ho io. Auguri a tutti.
Che le ha detto Berlusconi della sua candidatura?
Ha approvato la mia decisione e mi ha detto: “Fra me e te non ci sarà mai alcun problema”.
Cosa pensa della miriade di liste civiche di cui si ipotizza la discesa in campo nel 2013. Così si svuota il Pdl?
Il punto è che come stiamo messi ora, si rischia di essere cancellati dagli elettori. Se non facciamo nulla, questo sarà l’epilogo. L’abbiamo capito o no? Se a qualcuno vengono in mente idee migliori le tiri fuori.
Come valuta l’arrembaggio al partito dei giovani, ad esempio dei ‘formattatori’ del Pdl? Il sindaco di Pavia, Cattaneo potrebbe candidarsi alle primarie. E’ un intento mosso da puro giovanilismo o, invece, ci sono ragioni serie di contenuto e di progettualità?
Da un lato ho della simpatia, dall’altro vedo atteggiamenti tipici della vecchia politica.
Come valuta la proposta del Pdl di riforma costituzionale per introdurre il semipresidenzialismo?
E’ un bella iniziativa come quella delle primarie. Tuttavia, siccome questa riforma trae il suo presupposto da quella della legge elettorale, temo che non si farà.
Perché?
Perché a tutti conviene mantenere questo sistema elettorale. Conviene a quanti pensano di perdere le elezioni in quanto ritengono di poter fare le liste in modo da perpetuare loro stessi. Conviene a chi pensa di vincere le elezioni perché questa legge consente di vincere di più oltre a scegliere, cioè nominare, la classe dirigente, sottraendo di fatto questo diritto agli elettori.
I sondaggi danno Grillo al 19 per cento. Che scenario vede nei prossimi mesi?
Succederà questo realmente se i partiti non si svegliano. E magari oltre a Grillo usciranno altri nomi, con altre idee e proposte.
Si riferisce a Montezemolo?
Mi riferisco a quelli della cosiddetta ‘teoria dei gas’ per cui quando viene lasciato lo spazio libero da un gas, quello spazio viene occupato da un altro gas. Tra questi ci può essere Montezemolo ma penso anche a Passera e ad altre offerte politiche.
Considera verosimile un Monti-bis?
Tutte le alchimie sono possibili. In Italia credo che si sia ben affermato il principio del bipolarismo che va difeso in tutti i modi, perché permette governabilità e chiarezza, anche se il nostro è un bipolarismo imperfetto. In Occidente col bipolarismo si vince al centro, in Italia sulle estreme: noi con la Lega, il Pd con Di Pietro e Vendola e ciò rende ingovernabile il nostro paese. Tuttavia, il bipolarismo ha dato grande prova di sé nei comuni, nelle province e nelle regioni. Va riformato, non cancellato. Ecco perché io sono per il maggioritario che è il presupposto del bipolarismo e del presidenzialismo. Personalmente, sono favorevole a collegi uninominali piccoli e a turno secco, detesto il doppio turno per i rischi che porta con sé.
Ma sulla legge elettorale a doppio turno sponsorizzata dal Pd, il Pdl si è detto disponibile al confronto se la stessa apertura ci sarà da parte di Bersani sul semipresidenzialismo.
Basta coi tatticismi. I partiti italiani sono sull’orlo del baratro e devono smetterla di pensare a riforme elettorali che sembrano migliori a seconda della presunta convenienza del momento. Devono agire e scegliere per il bene del paese. Servono scelte di fondo anche per modificare l’architettura dello Stato che oggi non consente di governare né al centrodestra, né al centrosinistra, come ampiamente dimostrato.
Lei ci crede al partito dei moderati?
No. E’ un’operazione tardo-democristiana e non è sufficiente per vincere.
Eppure è uno degli obiettivi al quale sta lavorando Alfano.
Credo che Alfano debba lavorare alla costruzione di un grande partito ispirato ai principi di tolleranza, apertura, convivenza di idee anche molto distanti tra loro. Non è così in Gran Bretagna coi labur dove convivono trotzkisti come il sindaco di Londra e Tony Blair, di fatto un liberale? O come accade in America per il partito repubblicano dove convivono personalità avanzatissime come il governatore della California, Schwarzenegger e gli esponenti più tradizionalisti? Perché da noi tutto ciò non può essere possibile? Si può costruire un partito come era Forza Italia in cui convivono uomini di tradizione socialista, tradizionalisti cattolici e liberali? Secondo me sì ed è è questo che Alfano dovrebbe fare. Sono pronto a dargli una mano. Anche candidandomi alle primarie.