Sia Obama che Romney rischiano di farsi male con ‘Fast & Furious’
22 Giugno 2012
di Andrea Doria
Alla fine ‘Fast & Furious’ – ovvero lo scandalo montato con l’uccisione del poliziotto delle forze di frontiera dell’Arizona Bryan Terry, morto per ferite d’arma da fuoco sparate da armi in possesso di membri dei cartelli del narcotraffico messicano in azione sul confino messicano-statunitense e fornite da agenti sotto copertura del Dipartimento di Giustizia americano per risalire agli acquirenti delle armi – è diventato un caso nazionale negli Stati Uniti d’America, un caso che rischia d’incidere fortemente sulle dinamica della campagna per le presidenziali statunitensi.
La notizia è di quelle che neanche i più obamiani dei media d’oltreoceano possono ignorare: il presidente Usa Barack Obama ha invocato l’executive privilege, il privilegio esecutivo che consente alla branca esecutiva di resistere al diritto invocato da un altro dei tre poteri, in questo caso quello legislativo del Congresso, di costringere la testimonianza di un teste o la produzione di elementi di prova con l’avviso che il mancato rispetto comporta una sanzione.
Nel fatto di specie, il presidente Obama avrebbe invocato tale ‘privilegio’ per consentire al proprio Attorney general, Eric Holder, di non rilasciare una serie di documenti interni del Dipartimento di Giustizia che il presidente del Committee on Oversight and Government Reform (COGR) della Camera dei Rappresentanti, il Repubblicano Darrell Issa, sta chiedendo a Holder da due anni per accertare le responsabilità dei funzionari del Dipartimento di Giustizia, se ve ne sono, e dare risposte alla famiglia del poliziotto ucciso Terry. Ora, il Dipartimento della Giustizia ha a più riprese fornito al COGR documenti sul programma ‘Fast & Furious’, ma mai completi.
Un’invocazione del privilegio esecutivo quella di Obama che arriva a pochi giorni dal voto d’oltraggio nei confronti del guarda sigilli Holder che la House of Representatives ha calendarizzato per la prossima settimana, e ciò da parte di un presidente come Obama che solo nel 2007 attaccava a testa bassa il presidente George W. Bush per le sue invocazioni di privilegio esecutivo in protezione di Karl Rove.
Se davvero, come sembra, lo scandalo ‘Fast & Furious’ è diventato nazionale (prima dell’esercizio del privilegio esecutivo dichiarato da Obama questa settimana dopo pochi minuti dall’incontro informale della rottura definitiva tra Issa e Holder, la Nbc, il noto network liberale americano in quasi due anni aveva dedicato solo 2 miseri minuti a ‘Fast & Furious’), si tratta di una ribalta mediatica che può avere, soprattutto in anno di presidenziali, ricadute negative tanto per il presidente Obama, in difficoltà nei sondaggi per il pessimo stato dell’economia, quanto per il partito Repubblicano e il suo candidato Mitt Romney.
Se è certamente vero infatti che per il presidente Obama mostrarsi opaco su ‘Fast & Furious’ con l’invocazione di un privilegio esecutivo a protezione del proprio Attorney General Eric Holder potrebbe essere interpretato come un’implicita ammissione di qualche forma di coinvolgimento politico della Casa Bianca, peraltro sempre negato dallo stesso presidente Usa e danneggiarne i tentativi di rielezione alle presidenziali del prossimo Novembre, è vero altresì – come notare il noto commentatore conservatore Charles Krauthammer – che l’assurgere ‘Fast & Furious’ a caso nazionale, annesso cascame di riottosità politica che ne deriva, rischia di essere per i Repubblicani, e in particolare per Mitt Romney, una facile offerta di diversivo in mano al team elettorale del presidente Obama per distogliere l’attenzione dal vero tallone d’Achille del presidente: lo stato dell’economia statunitense.