Caos in Molise: la politica messa alle corde dai giudici
29 Maggio 2012
Diciannove mila. Secondo il Tar del Molise sarebbero tanti i voti ottenuti irregolarmente dal centrodestra alle ultime elezioni Regionali del Molise. Un totale a cui i giudici sono arrivati depennando dal risultato dei consensi attribuiti all’alleanza guidata da Michele Iorio quelli provenienti dalle liste la cui presentazione avrebbe presentato delle irregolarità.
Secondo le motivazioni rese pubbliche ieri e riferite alla sentenza che ha stabilito l’annullamento delle elezioni lo scorso 17 maggio, a creare il problema sono state due liste e un singolo candidato: la lista “Molise Civile” (7108 voti), le cui firme valide a sostegno, secondo i magistrati, sono state meno di mille (il minimo previsto dalla legge); la lista Udc di Campobasso (9507 voti), le cui firme per la presentazione sarebbero state raccolte su fogli mobili senza il contrassegno della lista, il nome, cognome, data e luogo di nascita de candidati; la candidatura di Nico Romagnuolo (2895 preferenze) tra le fila di “Progetto Molise” a causa dell’autentica della firma errata.
In più, rispetto a una decina di giorni fa, adesso si sa con certezza che, secondo i nuovi calcoli dei magistrati amministrativi, il centrosinistra – sconfitto di circa 1.000 voti – sarebbe stato invece proiettato verso la vittoria. Dal momento in cui sono state rese le motivazioni della sentenza i legali del centrodestra, che hanno già annunciato il ricorso, hanno 20 giorni di tempo per presentare una richiesta di annullamento della decisione al Consiglio di Stato. Si vedrà se il secondo grado di giudizio amministrativo ribalterà la sentenza, ma una cosa è certa: i giudici sono già adesso entrati prepotentemente nel “ring” politico regionale.
Era scontato, dal momento in cui è stata emessa la sentenza del Tar di annullamento del voto, che le decisioni della magistratura avrebbero avuto riflessi pesanti sulla vita politica, a cominciare dal voto per le Comunali di Isernia. Il voto ha visto trionfare al ballottaggio Ugo De Vivo, uomo del centrosinistra, contro Rosa Iorio, candidata del centrodestra e sorella del Governatore regionale Michele, defenestrato poche ore prima del secondo turno dai giudici del Tar. Difficile pensare che molti consensi dirottati su De Vivo, che al primo turno aveva avuto solo il 30 per cento di voti, non siano arrivati a lui anche sull’onda emotiva innalzata dalla sentenza. Iorio, in effetti, già si trovava in un momento di difficoltà nei rapporti con l’elettorato. E i giudici lo hanno definitivamente affossato.
Senza soffermarsi su quanto sia stata opportuna la scelta di emettere una sentenza il giorno prima del ballottaggio, siamo costretti a verificare oggi le conseguenze di quel voto. Non solo, a seguito del materializzarsi dell’“anatra zoppa”, il sindaco di centrosinistra dovrebbe far votare i provvedimenti da un Consiglio comunale di centrodestra. Ma nelle ultime ore sembra che l’unica soluzione per sbloccare l’impasse in cui si verrebbe a trovare l’amministrazione della città sia una giunta tecnica. Nessun assessore politico, solo personaggi della società civile chiamati a decidere per il bene della città. Di fatto, un’abdicazione della politica.
Non solo. La pendente sentenza del Tar, in attesa del ricorso al Consiglio di Stato (che dovrebbe esprimersi in estate) rende la politica totalmente succube delle decisioni della magistratura. Non soltanto quella del centrodestra, ma anche quella del centrosinistra. Questo perché i neo eletti consiglieri comunali, davanti alla instabilità del sindaco di Isernia e con l’ottica di vedere tornare la Regione alle urne (nel prossimo autunno?) difficilmente riusciranno a restare sereni per svolgere il loro compito. Molti saranno liberi di valutare che partita giocare e dove giocarla. Restare in Comune in bilico? O puntare a un’elezione alla Regione, buttandosi in una nuova campagna elettorale? Oppure, ancora, giocarsi l’avvenuta elezione per ottenere più visibilità all’interno del proprio partito? Per adesso si possono fare solo congetture. Ma c’è una certezza: la politica, al momento, è alle corde. Forse è stata messa lì dalla magistratura?