Sul Fronte Polisario, il Marocco rompe con l’Italia di Prodi
20 Luglio 2007
La notizia non è ancora ufficiale ma negli ambienti
diplomatici viene data per certa: il Marocco ha in mente di ritirare
l’ambasciatore dall’Italia dopo il voto alla Camera per il riconoscimento diplomatico
del Fronte Polisario di una settimana orsono. Rimarrebbe in Italia solo una
delegazione diplomatica e verrebbe reintrodotto il regime dei visti con il
passaporto. Un danno d’immagine incalcolabile con sicuri riverberi economici:
oggi in Marocco si va con la semplice carta di identità per motivi di lavoro e
di turismo basta far parte di un viaggio organizzato da una agenzia di viaggi.
Inevitabili ritorsioni economiche saranno anche previste ai danni dei nostri
concittadini che hanno intrapreso attività commerciali in Marocco e con il
Marocco. E lo stesso dicasi per i tanti nostri connazionali che da anni
investono in loco per comprarsi case che hanno tuttora prezzi sei o sette volte
inferiori a quelle del mercato immobiliare italiano.
A ufficializzare la cosa il Marocco aspetta solo che
l’Italia accrediti il primo funzionario diplomatico ufficiale in quota al
Polisario e poi nell’arco di un giorno scoppierebbero le ostilità.
Fonti informate sostengono che lo scopo è quello di dare un forte segnale alla comunità
internazionale sulla non sostenibilità della politica estera a senso unico a
favore del Polisario, che è pur sempre un movimento di guerriglia di ispirazione castrista.
Il re del Marocco avrebbe inoltre in mente di compiere
analoghi passi, ma meno traumatici, nei confronti degli Stati Uniti che, prudentemente, non hanno riconosciuto come Cuba e l’Italia direttamente il
Fronte Polisario ma hanno fatto in modo che lo facesse l’Onu assegnandogli un
seggio come fu fatto a suo tempo per l’Olp di Arafat.
Per l’Italia le cose si sono messe in maniera più dura dopo
che il quotidiano algerino filo governativo El Kabar la scorsa settimana aveva
pubblicato in prima pagina la foto di Prodi e un articolo in cui si sosteneva
che il riconoscimento diplomatico del Polisario non era frutto di
un’estemporanea pensata dei comunisti all’italiana come Giordano e Diliberto o
Jacopo Venier, ma frutto di una strategia premeditata dallo stesso premier
durante l’ultimo viaggio di stato in Algeria qualche settimana prima.
Prodi sarebbe anche stato contattato dai diplomatici
marocchini ma avrebbe rifiutato qualsiasi commento.
La cosa quindi è stata vissuta quasi come un atto di guerra:
è noto infatti che dietro le rivendicazioni territoriali del Sahara spagnolo e del
cosiddetto popolo saharawi si nasconda in realtà la longa manus della stessa
Algeria che sogna un allargamento dei propri confini. I combattenti del
Polisario sono visti in Marocco, ma in genere in tutto il Maghreb Kabir, come
dei veri e propri mercenari, pagati e armati dal governo di Algeri per tenere
alta la tensione con il Marocco.
A quel punto, non avendo Prodi smentito il contenuto
dell’articolo di El Kabar, il fatto di riconoscere diplomaticamente il
Polisario è stato vissuto dal governo e
dal re del Marocco come un vero e proprio atto di ostilità da parte del
nostro paese. Di qui le probabilissime ritorsioni diplomatiche che, quando
entreranno in vigore, segneranno un ulteriore punto di demerito per la già
pazzesca politica estera italiana.