Nella partita del Cav. l’asso pigliatutto è la legge elettorale
13 Luglio 2012
L’obiettivo è vedere se con Casini e Maroni si può chiudere un’intesa. Primo passo della partita che il Cav. vuole giocare da qui al 2013. L’idea del proporzionale con preferenze, uno sbarramento alto e un premio di maggioranza (contenuto) al partito che prende più voti è il canovaccio sul quale si sarebbero già avviati i contatti con gli ex alleati. L’opzione del Pdl (ma il ventaglio col quale si andrà al tavolo col Pd è più largo) che non dovrebbe dispiacere ai leader di Udc e Lega porta con sé alcuni effetti strategici. A via dell’Umiltà li definiscono “determinanti”.
L’eventuale intesa con Casini e Maroni sulla legge elettorale consentirebbe al Pdl di andare da Bersani con un ‘peso’ contrattuale più forte e al tempo stesso predisporre il terreno quando il confronto – o lo scontro – si sposterà in Parlamento e si dovrà votare. Ma ci sono anche conseguenze tutte interne al Pdl sul fronte dei posizionamenti o riposizionamenti in vista del 2013.
Un proporzionale con sbarramento robusto (si vocifera il 5 o 6 per cento) potrebbe penalizzare – e molto – il partito di Di Pietro; ipotesi che perfino Bersani non dovrebbe disdegnare nella battaglia frontale di queste settimane sulle alleanze nel campo del centrosinistra. Già le alleanze, altro nodo strategico. L’opzione alla quale il Pdl sta lavorando (non l’unica per la verità, compreso il pacchetto sul semipresidenzialismo che la prossima settimana andrà in Aula al Senato) di fatto le cancella puntando tutto sul rafforzamento dei partiti maggiori e, dopo il voto, sul livello di condizionamento in grado di esercitare per la formazione del nuovo governo. Chiudere un’intesa con Casini e Maroni prima di andare in Aula, significherebbe oltretutto avere i voti sufficienti per far passare la proposta, costringendo il Pd a scegliere da che parte stare. Per il Cav. sarebbe la condizione migliore per affrontare una campagna elettorale al fulmicotone e, pure in caso di sconfitta, tornare in Parlamento con la forza necessaria per giocare un ruolo da protagonista nella formazione del futuro esecutivo. L’obiettivo di fondo, insomma, è evitare che una forza politica ottenga maggioranza bulgare.
Sul fronte interno al partito, la mossa consentirebbe di togliere benzina alle spinte dei malpancisti o a chi minaccia scissioni o gruppi autonomi. Al tempo stesso ri-coagulare ciò che si è spezzato, vedi Miccichè. In una parola, ricompattare tutti attorno al Cav. Esattamente quello che è accaduto ieri nel vertice a Palazzo Grazioli dove dopo l’effetto-sorpresa, anche chi è rimasto spiazzato dalla novità, ha già cominciato a metabolizzarla e da tutti (nonostante le perplessità di Alemanno) è arrivato il pieno sostegno alla candidatura che dovrebbe essere ufficializzata forse giovedì prossimo in occasione dell’Ufficio di presidenza del Pdl.
Il Cav. pensa più alla campagna elettorale che alle lamentele dei falchi che adesso vorrebbero sfruttare l’idea di inserire facce nuove con un forte radicamento sul territorio nell’establishment del partito per aprire la fase delle punizioni rispetto a chi sosteneva tesi contrapposte. No, Berlusconi – assicurano alcuni esponenti di primo piano che al vertice c’erano – è concentrato sulla proposta politica che caratterizzerà i prossimi mesi e che sarà incentrata sulla crisi economica e le soluzioni per la crescita. In questo quadro, non ci sarà alcuna battaglia frontale con Monti e il governo dei Prof. anche se la linea del Pdl resta quella del sostegno ‘critico’, piuttosto un ragionamento sulla governance europea da riformare.
C’è un ultimo elemento da non sottovalutare: nella partita del Cav. resta l’idea – non detta perché non la si dice ma magari la si fa – di lavorare anche allo scenario – possibile – di grande coalizione. Chissà se con o senza Monti. E’ anche per questo che serve una legge elettorale proporzionale che alla fine non faccia vincere nessuno in maniera netta e determinante. Da Bersani in giù