Scontro sulla spesa dei fondi Fas per il termovalorizzatore: ‘potevano creare sviluppo e occupazione’
12 Giugno 2012
Negli inceneritori, di norma, dovrebbero bruciare solo i rifiuti. In quello di Acerra, invece, oltre alla spazzatura sono finiti anche 350 milioni di euro, tutti in uscita dalla già disastrate casse regionali. Sono 355 i milioni, per l’esattezza, tirati fuori da Palazzo Santa Lucia, a causa di un decreto legge capace di imporre all’ente guidato da Stefano Caldoro l’acquisto del termovalorizzatore napoletano. Il tutto, tirando fuori peraltro dei soldi destinati a ben altro. Soldi che sarebbero dovuti servire a pagare le imprese, a finanziare le infrastrutture (la metropolitana ad esempio), e a creare quindi nuovi posti di lavoro. Soldi che finiscono invece nelle casse di “Impregilo”, la società milanese titolare dell’impianto, sull’orlo della bancarotta, i cui manager sono tutt’oggi coinvolti davanti al Tribunale di Napoli nell’inchiesta sull’utilizzazione dello stesso inceneritore, capace di tirare in ballo anche l’ex governatore campano, Antonio Bassolino.
“Oltre 355 milioni che vengono impiegati per un acquisto, ma che non hanno effetto, non creano alcun posto di lavoro, non aprono cantieri, non producono ricchezza”, il commento del presidente della Regione, Stefano Caldoro,che poi ha aggiunto: “Le stesse risorse, le abbiamo chieste per poter chiudere i nostri cantieri aperti, per l’Ospedale del Mare, la metropolitana. Potevano creare sviluppo e occupazione. Quella cassa serviva per i ritardi nei pagamenti ed evitare una ulteriore crisi”.
Vanno in fumo, dunque, i fondi Fas, necessari per la crescita di una Regione in perenne difficoltà, e l’orizzonte, anche in vista delle scadenze imposte da Bruxelles sull’emergenza rifiuti, sembra farsi sempre più cupo. L’acquisto dell’inceneritore era stato previsto già qualche anno fa dal governo Berlusconi, ma allora, a differenza di oggi, non si era parlato dell’utilizzazione dei fondi Fas regionali, necessari, dicevamo, per favorire e sostenere lo sviluppo del territorio. L’esborso doveva incidere sul programma attuativo del governo, e adesso, invece, tutto il costo della struttura, capace di smaltire 600 mila tonnellate di rifiuti al giorno, graverà per intero sull’ente regionale. Una mazzata tremenda, che mette in seria difficoltà un’economia già al limite del collasso.
Le reazioni del mondo politico campano non si sono fatte attendere, a partire dal presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, subito deciso ad affondare accuse precise nei confronti del governo centrale: “La Regione, le Province, gli enti locali, sono un motore di sviluppo fondamentale per il territorio. Se non ci si mette in condizione di poter svolgere il nostro ruolo, si sa bene dove andremo a finire, ma le responsabilità non saranno né dei cittadini né dei politici della Campania, piuttosto di chi a livello centrale non vuole avere occhi per vedere e orecchie per sentire. Occorre un’altra battaglia bipartisan per evitare il collasso economico della Campania”.
Ad intervenire, è anche il segretario regionale del Pd, Enzo Amendola, che però lancia un messaggio diretto a Caldoro: “E’ l’ora della verità sui conti della Campania”, dice. “ Da troppo tempo si susseguono allarmi, preoccupazioni e retromarce. Stefano Caldoro un giorno parla di default, l’altro di “best pratices” della Regione in tutti i settori. La vicenda dell’acquisto del termovalorizzatore di Acerra, come hanno denunciato sindacati e industriali, rischia di essere l’ennesimo colpo all’economia campana”.
Definire la situazione drammatica sarebbe riduttivo, eppure, qualche spiraglio di speranza sembra farsi strada. Pd e Pdl hanno, infatti, hanno già annunciato l’intenzione di intraprendere una battaglia parlamentare a suon di emendamenti per modificare un decreto in grado di far discutere da anni, e quindi spostare la spesa per l’acquisto del termovalorizzatore sui fondi Fas nazionali.
Intanto però, i primi effetti iniziano ad essere già visibili. Dalla Regione, fanno sapere infatti che arriverà il blocco di tutti i pagamenti, con la sola eccezione degli stipendi dei dipendenti pubblici, che continueranno, ovviamente, a percepire il salario dovuto. Del resto, la spesa grava secondo le stime fornite dallo stesso Caldoro per il 13% sulla cassa di Palazzo Santa Lucia, e rappresenta quasi il 70% del tetto che riguarda gli investimenti.
Critico, e non poteva essere altrimenti, anche il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, solidale nei confronti del presidente Caldoro e che ha parlato di situazione inattesa. “Siamo dispiaciuti e arrabbiati”, il suo commento. Giuseppe Romano, assessore regionale all’Ambiente, è andato invece nella direzione di un atto più concreto. “Ora l’ente sta mettendo a punto un ricorso alla Corte costituzionale”, ha fatto sapere qualche giorno fa. E’ chiaro comunque che questa soluzione potrebbe arrivare solo in extrema ratio.
Intanto, in attesa di sviluppi positivi, qualcuno inizia a riflettere su di un dato importante. E’ questa la seconda volta, in poche settimane, in cui la Campania viene penalizzata dal Governo Monti. Prima il decreto compensazioni, dal quale la Regione era stata esclusa, per poi rientrare dopo una forte pressione parlamentare, e adesso il “caso Acerra”, che rischia di vanificare ogni sforzo di risanamento messo a punto dal governo Caldoro. Si aspettano buone notizie e ripensamenti, anche stavolta. Con un cauto ottimismo.