La disinformazione corre su Facebook, e fa più danni della “malapolitica”
17 Giugno 2012
Da quando nell’ormai lontano 2008, Facebook ha invaso le case e i computer degli italiani, è nato e si è sviluppato un nuovo e rivoluzionario lavoro: “Il condivisore di Link”. Un lavoro vero, a tempo pieno, che coinvolge ogni giorno che passa sempre più italiani, ormai completamente assuefatti e dipendenti dalla rete.
Il meccanismo utilizzato per essere un “condivisore” è semplice: Si prende un’immagine con al centro il bersaglio da contestare (da Monti a Berlusconi, passando per Bersani fino ad arrivare al Papa) e si condisce il tutto con qualche riga al vetriolo, dove si mettono in evidenza limiti e mancanze, sprechi e magagne. Il fenomeno, è così diffuso che in tanti, ormai, non leggono più i quotidiani ma preferiscono informarsi leggendo le poche righe, condivise su bacheche, gruppi e pagine create appositamente. Nulla di strano, apparentemente. Decisamente legittima, si dirà, la necessità di passare il tempo libero dopo una giornata di lavoro (vero) davanti al PC, esternando le proprie considerazioni, le proprie frustrazioni e difficoltà, in un momento così particolare come quello attuale.
Il problema è che si tratta nella maggior parte dei casi di “bufale” assurde. Bufale che fanno lievitare ancora di più l’odio dell’italiano medio nei confronti della politica e dei centri decisionali. Curiosando in giro sulle bacheche “facebookiane”, si trova di tutto: Per farsi un’idea, basta partire dal recente terremoto che ha devastato l’Emilia Romagna. Si legge del Vaticano e del Papa, che se ne infischiano del terremoto e che spendono “miliardi” di euro per andare in visita a Milano. I naviganti finiscono per crederci e il clima d’insofferenza aumenta. Se solo i “condivisori” leggessero i giornali, e ascoltassero magari qualche Tg in più, scoprirebbero che, il giorno dopo il sisma, la Santa Sede ha stanziato 3 milioni di euro per i terremotati.
Ma andiamo avanti. Il bersaglio preferito, inutile dirlo, è la politica e l’intera a classe dirigente. Certo, a tal proposito va detto che i soggetti in questione non fanno nulla per non essere presi di mira e senza ombra di dubbio sprechi e malefatte si registrano davvero. Anche qui, però, i già citati link non fanno altro che raccontare falsità imbarazzanti. Si legge addirittura, che i parlamentari italiani guadagnano 30mila euro al mese, o che con i soldi spesi per la parata del 2 Giugno sarebbe stato possibile ricostruire tutte le case distrutte dal terremoto emiliano.
Non che deputati e senatori guadagnino quanto un metalmeccanico, ma dai 150mila euro mensili all’anno di media ai 30mila al mese c’è un bel salto. Va bene anche discutere se celebrare oppure no il 2 giugno, ma quasi 4 milioni di euro (tanto è costata la parata militare) non sembrano certo sufficienti per ricostruire interi paesi distrutti. Ecco poi spuntare addirittura link inneggianti a Mussolini e al fascismo. “Quando c’era il Duce, si pagavano meno tasse”. “Con il Duce l’Italia era un paese migliore”, si legge. Peccato, che, se oggi si applicassero le “direttive” del Duce, scrivere su Facebook le proprie considerazioni in totale libertà sarebbe decisamente impossibile.
Insomma, lo scenario è questo, e si potrebbe andare avanti ancora a lungo. E Il risultato, prodotto dal condividere sfrenato, lo abbiamo già detto porta verso una sola strada: L’aumento della tensione e dell’insoddisfazione sociale. Se si considera poi, che, Facebook è utilizzato oggi da oltre ventuno milioni di italiani, è facile capire la reale sostanza del problema.
A scanso di equivoci, vanno comunque precisate delle cose: Nessuno pensa che gli sprechi, le assurdità e le furberie nelle stanze dei bottoni, cosi come nei comportamenti dei personaggi che votiamo, non ci siano. Allo stesso modo, nessuno crede che le cose raccontate da giornali autorevoli e Tg di prima fascia siano assolutamente vere a priori. Tutt’altro.
Far passare per vere delle notizie, senza nessuna logica e riscontro nella realtà, però, è decisamente peggio di qualsiasi informazione distorta o approssimativa. Ecco perché viene de chiedersi se faccia più danni la politica e l’informazione “pilotata” o la disinformazione su Facebook. Sottoforma di link, ovviamente.