Padova: quando il multiculturalismo di sinistra diventa impunità
26 Luglio 2007
Pare che Padova, oltre a possedere una tradizione invidiabile nel campo dell’Università e una Basilica visitata ogni anno da milioni di pellegrini, sia anche la meta preferita dagli immigrati clandestini che ogni giorno sbarcano nelle coste italiane. Ad attirarli non è la cattedra in cui insegnò Galileo, né la famosa festa di Sant’Antonio, ma la situazione incontrollata, tendente all’anarchia, che contraddistingue la città. Basta fare un giro tra il Piazzale della Stanga, l’ingresso a Est della città, e la stazione ferroviaria, per accorgersene. Gruppi di Nord-Africani spacciano droga, o semplicemente controllano il territorio nei punti nevralgici. Sono loro i padroni della città, delle sue vie principali. Proseguendo verso Via Venezia, che un tempo ospitava lo stabilimento della Fiat, il panorama umano cambia: a farla da padrone sono le prostitute africane. Si sentono protette dai “loro” che spesso abitano a ridosso della via, dalle parti di Via Confalonieri: sembrano quasi le periferie parigine se non fosse che la città è piccola e, in un batter d’occhio (traffico permettendo), si arriva alla stazione: la terra di nessuno. Qui il fallimento delle politica Zanonato e della sua giunta è palese. Una signora che alle tre del pomeriggio chiede aiuto a due italiani perché ha paura di prelevare dal bancomat da sola, o il tassista che consiglia di chiudere gli sportelli in alcuni semafori sono l’emblema della situazione. Scene da Rio de Janeiro. Invece, siamo a Padova.
La sceneggiatura ha una regia ben precisa. Il film è quello già visto con l’attuale governo Prodi. Chi detta legge in Comune è l’estrema sinistra, con a capo Rifondazione comunista che ha in mano un assessorato come quello delle Politiche abitative, accoglienza ed immigrazione che è la chiave per la questione immigrazione-sicurezza. Come spiega l’ex Sindaco, Giustina Mistrello-Destro “la questione degli alloggi è fondamentale per risolvere l’emergenza emigrazione. La mia giunta, quando allora il problema era limitato a Via Anelli, iniziò un percorso sociale di analisi del territorio che coinvolse il mondo dell’associazionismo, sia laico che cattolico, in maniera da trovare una sistemazione alle persone in regola e per bene che abitavano l’area adiacente alla Stanga”. Una risposta ragionevole per fermare la ghettizzazione che si stava profilando e che iniziava a dare i suoi risultati. Una risposta solidale con gli immigrati in regola ed onesti, ma decisa con chi trasgredisce.
Il suo successore, Flavio Zanonato, stretto tra il martello e la falce di Rifondazione dal 2004, ha adottato una politica poco coerente e senza una linea precisa: prima ha fatto costruire un muro adiacente alla palazzine incriminate di Via Anelli, poi ha dato alloggio al 80% degli emigrati senza permesso di soggiorno che occupavano le palazzine. Il risultato è stato deleterio perché adesso gran parte della zona che la giunta precedente cercava di bonificare, si è allargata, formando un’area che passa dalla zona della fiera, abbracciando tre quartieri. Chi volesse avventurarsi di giorno nella zona si prepari a vedere scene apocalittiche, con spacciatori ad ogni vicolo che, come si trattasse di un check point chiudono le strade con le transenne per evitare l’ingresso a chi non è gradito. I passanti non possono far altro che tirare dritto e sperare di non essere aggrediti. I quartieri che hanno subito questa aggressione non hanno più una loro identità e i pochi italiani che si trovano sono studenti che si adattano alla situazione per pagare un affitto più basso. Questo è il risultato della politica della giunta Zanonato, che ogni tanto prova a correggere i propri errori con quelle che possono sembrare “virate a destra” ma che in realtà sono solo il tentativo di coprire la politica fallimentare sul problema immigrazione.